LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024

Corrado dove attinse e come ha alimentato il suo amore e il culto verso la Madre di Dio? Innanzitutto in famiglia, la prestigiosa famiglia piacentina dei Confalonieri,
di stretta osservanza cattolica


San Corrado Confalonieri

e la Madonna


testo a cura del Sac. Salvatore Guastella


Durante tutto l’anno, sono sempre tanti i diocesani e particolarmente i netini, residenti in Italia o all’estero che, venendo a Noto, sostano nella luminosa Cattedrale per rivedere l’arca argentea di San Corrado. Rivederla e toccarla con trepida devozione è il voto di ciascuno!

Pregare e saper ascoltare San Corrado è comunque sempre possibile, non solo sostando in preghiera dinanzi alla sua cappella o nella santa grotta dei Pizzoni, ma anche dinanzi a

un suo quadro o edicola, come anche leggendo la sua vita edificante. Il caro Santo ci parla perché, docili alla grazia di Dio, le nostre azioni rechino bene e pace.


San Corrado mentre recita il Rosario


Il quadro, che è in onore da decenni presso la sede dei Fedeli e Portatori di San Corrado a Noto, raffigura il Santo Patrono mentre prega devotamente con la corona del Rosario in mano, lungo il viale dell’orto nei pressi della sua grotta dei Pizzoni. Il quadro (non datato), “dono di Giuseppina Battaglia Rizzo di Alessandro”, è stato dipinto dall’artista netino Corrado Malfa, e inizialmente si trovava presso l’eremo della Madonna della Provvidenza a Noto Antica e poi nella chiesa di Santa Caterina. Il quadro non è datato.





“San Corrado che recita il Rosario” è davvero una icona esemplare della spiritualità mariana e sintesi edificante del culto filiale del Santo Patrono verso la Madonna.

E’ molto probabile – a mio parere – che il pittore netino Corrado Malfa, nato a Noto nel 1859, si sia ispirato alla stampa, incisa nel 1863 da G. Migliavacca e molto popolare da allora in ogni famiglia, raffigurante

San Corrado mentre prega e sgrana con la sinistra il s. Rosario. Infatti il Malfa delinea il Santo Eremita mentre recita il Rosario e nello stesso atteggiamento ieratico e assorto, che troviamo in Migliavacca.

San Corrado ci insegna a pregare

Nella Vita di San Corrado leggiamo il seguente episodio. Un giorno, un operaio netino riceve in casa la gradita visita del Santo suo amico, gli bacia la mano e gli chiede:Compare, insegnatemi una buona preghiera’. E fra Corrado, sorridendo, gli risponde: ‘La migliore preghiera che tu possa fare è recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria’. Il Rosario è la preghiera giusta per i momenti cruciali della vita; è una specie di sacramento del quotidiano, perché possiamo riconoscervi la nostra vita, fatta di piccoli grani sempre uguali, ma tenuti insieme dal filo dei misteri che danno loro significato e coerenza. I misteri della vita di Cristo, nelle sue varie tappe, entra nel tessuto della nostra esistenza di ogni giorno e la riscatta dalla vanità, dalla banalità, ancorandola all’eterno. Se valutassimo la realtà con sguardo meno superficiale, ci accorgeremmo che la vita è tenuta insieme, non tanto dallo schotch delle nostre ambizioni e velleità, quanto da una modesta corona di azioni ripetute con uno spirito sempre nuovo.

Sin dall’infanzia Corrado si rivolge

alla Madonna

Corrado dove attinse e come ha alimentato il suo amore

e il culto verso la Madre di Dio? Innanzitutto in famiglia, la prestigiosa famiglia piacentina dei Confalonieri, di stretta osservanza cattolica. Tra i suoi antenati ricordiamo Lantelmo Confalonieri, vessillifero del vescovo di Piacenza, che partecipò alla 1^ crociata e la Beata Adalgisa Confalonieri, badessa di San Siro. Per Corrado, come per ogni bambino cristiano, la preghiera iniziava ad assumere concretezza già quando gli veniva presentata la Madonna come oggetto di venerazione. E lui si confidava con lei, le affidava tutto ciò che non riusciva a controllare, pregandola di intervenire. Già comprendeva che quanto gli veniva vietato sarebbe dispiaciuto alla Madonna. Dal momento che si sentiva protetto da Lei, imparava a sentirsi protetto anche dal suo divin Figlio Gesù e dal Padre Celeste. Corrado ha conservato per tutta la vita, nella preghiera, qualcosa di questa esperienza che resta sempre viva: la sua concretezza. Concretezza cristiana, attinta alla scuola di Maria, che lo fece decidere a scagionare l’innocente condannato per la sua giovanile imprudenza quando, durante una caccia, aveva appiccato il fuoco per stanare la selvaggina dal bosco.



Nel Romitorio di Calendasco

All’inizio della sua conversione ascetica, Corrado si ritira nel vicino romitorio di Calendasco, presso poviri et servituri di Deu e veste il saio di penitente. Qui si rivolge fiducioso alla Madonna per poter superare i non lievi ostacoli che si frappongono al suo disegno di donazione totale a Dio e ai fratelli, e implora la grazia di riuscire a lasciare tutto per il Tutto, cioè per Dio.

A Calendasco, Corrado si è convertito tutto a Cristo, che esigerà da lui una mobilitazione totale di energie da renderlo idoneo al servizio di autentica promozione ‘del popolo che gli mostrerà il Signore’… a Noto, sua patria di elezione.


foto sopra: particolare della firma di uno degli otto "Romitti"
di San Corrado, tratta dalla lettera datata 27 febbraio 1753
che scrissero a Piacenza per avere un aiuto per la ricostruzione
del Romitorio del Santo che inglobava la "Grotta" ove visse,
e che era andato distrutto con il terremoto.
"Frà Luiggi di Gesù e Maria Eremita di San Corrado"




A NOTO NELLA GROTTA DEI PIZZONI

La devozione mariana di Corrado ha trovato poi favorevole e stabile alimento nell’ambiente socio-religioso di Noto “undi chi avìa multi boni homini et devoti persuni. Et li gitadini di la terra di Nothu àppiru grandi consolacioni di quistu homu, ki parìa homu di bona et honesta vita”. Su indicazione dell’amico Giovanni Mineo, per un certo periodo fra Corrado vive nelle ‘celle’ all’ombra del santuario cittadino di S. Maria del Crocifisso [“lu quali locu di li chelli esti appressu di la ecclesia di sancta Maria di lu Cruchifissu”]..

In quella grotta dei Pizzoni, il caro Santo è vissuto poi in preghiera e penitenza; è stato largo di aiuti e di consigli spirituali, d’intercessione, di profezie e di miracoli. Corrado intensifica così il dialogo interiore con la Madre celeste. Il 19 febbraio 1351 nell’estasi, Corrado, sciolto dai legami terreni, poté vedere nello splendore del Paradiso la celeste Madre che tanto aveva amato e fatto amare su questa terra. I pellegrini e devoti che, da secoli, si recano al Santuario di S. Corrado di fuori, intravedono nella ampia nicchia della parete rocciosa della santa grotta le tracce di un affresco del sec. XVI, raffigurante – a detta degli storici del pio luogo – la Vergine col Bambino fra i Santi Aquilino e Corrado. Al tempo del nostro Santo Eremita c’era in quella sua grotta un precedente affresco? Sappiamo soltanto che gli eremiti nel Val di Noto solevano prendere dimora solitaria, in città o in campagna, accanto ad un luogo sacro. E S. Corrado a Noto era vissuto – come sappiamo - nelle ‘celle’ accanto alla chiesa di S. Maria del Crocifisso.

L’artistica arca d’argento (sec. XVI) di forma rettangolare, che racchiude il venerato Corpo di San Corrado, reca in una delle pareti minori i bassorilievi della Madonna Annunziata e dell’Arcangelo Gabriele. San Corrado e la Madonna resta un binomio inscindibile.

San Corrado e la Madonna

nell’arte pittorica

Messaggio mariano, che è facile leggere plasticamente a Noto in un altro delizioso quadro di S. Corrado, che si trova sull’altare di sinistra nella chiesa di Sant’Isidoro, in via Fratelli Ragusa: la Madonna col Bambino, il quale porge a S. Francesco il cordone; la Madonna ha in mano una rosa che ha ricevuto da S. Corrado, il quale è raffigurato in ginocchio e in atto di porgerle altre tre rose; ai piedi della Vergine un angelo con una rosa in mano. A sinistra del quadro, l’iscrizione ‘Acconciato a spese di tutti i confrati della Compagnia dei Cappuccinelli, a. 1857’. Le rose che S. Corrado offre alla Madonna sono simbolo della corona del Rosario, serto spirituale che la Chiesa Cattolica suole offrire a Maria Rosa Mistica per impetrare fedeltà e operosità evangelica.

Questa presenza mariana nella vita del nostro Santo Patrono la troviamo espressa artisticamente in altre otto tele, raffiguranti S. Corrado e la Madonna.

  • Nella chiesa del Ss. Crocifisso, all’altare delle Anime del Purgatorio, una tela raffigura il Santo Eremita che, in ginocchio, impetra da Maria Ss. Scala del Paradiso la liberazione di quelle Sante Anime.
  • A Sant’Andrea Apostolo, un quadro del 1763 raffigura la Madonna delle Grazie e S. Corrado che intercede per le Anime del Purgatorio.
  • A S. Francesco di Paola, sull’altare di destra, c’era un quadro che raffigurava la Ss. Trinità, l’Immacolata, S. Michele e altri Santi e S. Corrado in ginocchio, con la corona del Rosario e il bastone poggiato al petto, con lo sguardo rivolto alle Anime del Purgatorio. Questa tela si trova ormai in altra chiesa della Diocesi, a Donnalucata.
  • In via Cavour, nella chiesa di S. Maria di Montevergine, al 1° altare di sinistra un quadro raffigurante la Madonna e il Bambino, che porge il Rosario a S. Domenico. Ai piedi della Madonna S. Corrado in ginocchio, col capo chino, la mano destra sul petto e la sinistra alquanto alzata.
  • Nella chiesa di Sant’Agata, al 1° altare di sinistra, il suggestivo quadro dell’Apparizione della Madonna a S. Corrado.
  • All’altare maggiore del Santuario di S. Corrado di fuori, una mistica tela di Sebastiano Conca (1739) raffigura la B. Vergine Maria Mediatrice che indica al Bambino Gesù S. Corrado perché lo benedica e lo esaudisca nella preghiera. Il Santo reca alla cintola la corona del Rosario.
  • Nella chiesa di S. Pietro Martire un S. Corrado orante ai piedi della Madonna.
  • Nella biblioteca del Seminario vescovile, la tela con S. Corrado e S. Giovanni Battista ai piedi della Vergine Immacolata.

  • A Piacenza, venne pubblicato nel 1621, a cura di Giuseppe Fogliani, il volume “Armillae Poëticae”: Raccolta in lingua latina di anagrammi, calcoli numerici e bracciali poetici di giovani piacentini a lode del venerato Braccio sinistro di San Corrado, giunto in Città nel 1618. L’opera poetica reca in frontespizio l’immagine del Santo Eremita Piacentino mentre regge con la mano sinistra il bastone e la corona del Rosario, formata da foglie intrecciate di edera.

Il netino Rocco Pirri, insigne autore di Sicilia Sacra, chiuse il suo apprezzato volume ‘Lessico dei Sinonimi’ (1594) con l’invocazione “Sia lode a Dio, alla B. Vergine Maria e a S. Corrado”. Il Senato Netino era solito introdurre e intestare i suoi documenti ufficiali con la sigla “Gesù, Maria, Corrado”, come si legge – ad esempio – nel decreto del 7 maggio 1643 che confermava il patronato del Santo. “Iesus, Maria, Conradus” era anche l’intestazione di tanti documenti ecclesiastici che si conservano nell’archivio capitolare in Cattedrale.

Dei 6 Eremi netini ben 4 erano intitolati alla Madonna: 1) Gesù e Maria a S. Corrado di fuori, 2) Madonna Marina, 3) S. Maria della Scala e 4) Madonna della Provvidenza a Noto Antica.

Il 27 novembre 1963, Paolo VI proclamava Maria Ss. Scala del Paradiso Patrona principale della Diocesi di Noto e San Corrado Confalonieri Compatrono Il 1° agosto 1964 l’Arca argentea del Santo giungeva in pellegrinaggio da Noto Antica al Santuario della Scala, dove nel pomeriggio fu data lettura del Breve pontificio del 27.11.1963. “Guardiamolo - disse il Vescovo A. Calabretta - il caro e grande nostro Santo Patrono ai piedi della Madonna della Scala e rinnoviamo ad ambedue la nostra filiale e incondizionata dedizione, attirandoci maggiormente la loro amorosa protezione”!

Le decisioni del 2° Sinodo Diocesano Riscoprire Gesù lungo le nostre strade, con lo spirito che le anima, vennero promulgate nel 1996, invocando l’intercessione della Madonna e di San Corrado, e affidate alla misericordia del Padre Celeste.

“La vera devozione alla Madonna non consiste in uno sterile e passeggero sentimentalismo né in una certa qual vana credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù” (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium n.67).

“La Chiesa di Noto a buon diritto ringrazia Dio per la presenza orante ed operosa di San Corrado in codesta terra e ne ricorda le virtù, consapevole che la testimonianza della vita di un Santo costituisce per ogni tempo un messaggio da raccogliere ed un modello da imitare” (Giovanni Paolo II, 14.9.1989).

Ci accompagni sempre nella vita la Provvidenza di Dio, la protezione materna della Madonna Scala del Paradiso e la benedizione di San Corrado !



Sac. Salvatore Guastella




NOTE AL TESTO

L’Associazione “Società Fedeli e Portatori di San Corrado” in Noto è sorta per volontà del Vescovo Angelo Calabretta nel 1951 – 6° centenario della morte del Santo Patrono – ed ha sede in via Rinaldo Montoro, 4. Il suo ‘Statuto e regolamento’, emanato il 19 gennaio 1953, venne approvato anche dal Vescovo Salvatore Nicolosi il 28 febbraio 1984.

Malfa Corrado nacque a Noto nel dicembre 1859 e morì a Messina il 28 settembre 1925. “La sua maggiore attività artistica fu svolta nelle decorazioni dei soffitti. Lavorò in Modica, dove decorò le case dell’avv. Basile, del prof. Scucces, dell’avv. Scribano e di Pietro Rizzone. Nei pressi di Scoglitti (Rg) lavorò cinque anni per la decorazione di Villa Salina del barone Pancari. Nel 1916 si trasferì a Catania e si dedicò alla pittura su seta e su legno. Lo stesso lavoro continuò a Messina, dove morì” (Passarello Gaetano, Personalità Netine di tutti i tempi, p. 125. Edigraf, Catania 1969).

Questa stampa del Migliavacca raffigura S. Corrado il quale ha, nello sfondo, a destra l’altura dei Pizzoni e a sinistra il romitorio di San Calogero adiacente al cimitero vecchio. L’artistica stampa, ritrovata fortunosamente dall’amico Arch. Santo Pietro Giannone, l’ho riprodotta nel volume L’Arte tipografica nel nome di S. Corrado, p. 57. Editrice Alveria, Noto 1990.

Vedi Carmelo Curti, La ‘Vita’ del Beato Corrado Confalonieri, tratta dal Codice dell’archivio capitolare della Cattedrale di Noto, p. 64; ed. F.I.D.A.P.A. sez. di Noto, 1990 e Filippo Rotolo, Vita Beati Corradi. Testo siciliano del XIV-XV sec., p. 139; editrice Alveria, Noto 1995.

“La preziosa Arca argentea, che racchiude le spoglie del Santo, fu costruita nel sec. XVI (forse su disegno dell’architetto netino Giovanni Manuella) dall’argentiere Claudio Lo Pagio da Lione e più volte restaurata e abbellita (1712, 1782, 1848, 1990)… L’artistica Arca ha forma rettangolare con coperchio a piramide sul cui vertice è un piccolo globo che sorregge una statuetta di Cristo Risorto. Le pareti sono divise da snelle colonnine e in scomparti (sei in quelle maggiori, due in quelle minori) formati da nicchiette con catino a conchiglia, nelle quali sono state sovrapposte in bassorilievo le figure degli Apostoli, di Maria, dell’Angelo annunziante, di S. Nicolò (antico Patrono di Noto) e dello stesso S. Corrado” (Francesco Balsamo, Una visita a Noto la ‘città d’oro’, pp. 34-35 e 37. Noto 1996).

In Francesco Balsamo, S. Corrado Confalonieri nella letteratura e nell’arte [edizione I.S.V.N.A., Noto 1988] è riprodotta una rara incisione di questa venerata Pala ‘L’intercessione di S. Corrado’ di Sebastiano Conca.

Questa xilografia del 1621 - riprodotta in Gabriele Andreozzi, San Corrado Eremita Terziario Francescano, p.17 - il Senato Piacentino l’aveva inserita nella ‘Grida per la festa di S. Corrado’, stampata a Piacenza il 18 febbraio 1675. Vedi Guastella S., Libero per servire. Articoli e saggi sul Santo Patrono di Noto, p. 71. Ed. La Vita Diocesana, Noto 1989.



Per approfondire

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