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Una vera "armata" di devoti netini

Con il paziente lavoro di tutto un intero anno


I Portatori dei Cilii - Fedeli a San Corrado nella rinata Associazione nel 6 giugno del 2005 con instancabile lavoro perseguono la preparazione, la decorazione ed il restauro, dei maestosissimi Cilii che accompagnano nelle due Solenni Processioni al Patrono l'Arca con il venerato corpo.
E' un prezioso lavoro che ha tutta una storia culturale e di culto molto antica. Potete leggere nei testi già pubblicati la storia di questi grandi Cilii, senza dimenticarci della devozione espressa da tutte le Confratenite di Noto, tra le quali importantissima è anche quella dei Portatori di San Corrado ai quali spetta il "trasporto" della vara con l'Arca argentea nelle Processioni Patronali scortata dai grandi Cilii.
Per noi devoti lontani dalla Ingegnosa Città di Noto, tutto questo ci riempe il cuore di un grande rispetto e di maggiore devozione verso San Corrado che è amatissimo e con orgoglio onorato con lode magnanima proprio nella città sua di adozione: Noto.

nelle foto sottostanti Nastasi e Bertoli al lavoro con i Cilii
tantissimi altri Portatori di Cilii ugualmente si dedicano all'opera
di recupero ed abbellimento



Gli artigiani dei cilii


di Salvatore Bertoli


Non sappiamo se l’introduzione avvenuta nel seicento di quegli “intorti grandi” voluta dal canonico netino Pietro Ansaldo per illuminare l’arca argentea di San Corrado corrispondesse ai nostri odierni cilii, tuttavia segna una data d’inizio molto importante a cui tutti noi facciamo riferimento.

Agli inizi probabilmente la forma del cilio doveva essere molto semplice, doveva cioè svolgere il compito di proteggere il cero acceso.

Riteniamo che per illuminare l’arca argentea di San Corrado il cilio doveva necessariamente avere la stessa dimensione attuale, formato cioè da un lungo fusto di circa due metri, scanalato per una migliore presa sormontato da una coppa di latta che racchiude all’interno un enorme cero. Questa coppa è formata da otto lati dipinti con immagini floreali o con altre dove sono raffigurati il santo, l’urna o il luogo in cui visse.

La tecnica di esecuzione ha subito nel tempo notevoli modifiche, infatti ancora oggi possiamo trovare cilii molto antichi risalenti alla fine dell’ottocento ed i primi del novecento, lavorati con la tecnica ad incastro. Questa tecnica consiste nell’unire le varie facce del cilio incastrando i bordi con uno speciale attrezzo chiamato piega lamiera.

Gli antichi maestri lattonieri di cui abbiamo memoria lavoravano con maestria la lamiera realizzando delle vere e proprie opere d’arte, ricordiamo ancora oggi i nomi dei fratelli Di Maria, del maestro Azzaro, ma soprattutto quello del maestro Formica che operava nella sua bottega di via Salvatore La Rosa.

Oggi la tecnica è cambiata notevolmente, si predilige la saldatura, una tecnica più semplice e sbrigativa ma che perde in estetica. Le particolari lavorazioni che si facevano un tempo sono del tutto scomparse, così come sono scomparsi i grandi maestri.

Sono in molti oggi coloro che si cimentano a realizzare i cilii, purtroppo lo fanno esclusivamente a livello amatoriale, tuttavia sono pochi quelli degni di menzione, in particolare ricordiamo: Corrado Lupo, Concetto Nastasi, ma soprattutto Franco Nastasi, per tutti conosciuto come “Cicciu u gommista” e Salvatore Bertoli, quest’ultimo fra l’altro è anche l’ideatore del logo dei portatori dei cilii; Franco Nastasi molto bravo nella realizzazione del cilio nella sua forma grezza, basti pensare che è stato un po’ il maestro di tutti coloro che ai giorni nostri si cimentano in quest’arte, Bertoli invece si distingue in quella pittorica con tecniche innovative e sempre con lavori unici, a differenza degli altri che fanno copia conforme di altri modelli esistenti.

Salvatore Bertoli

Segretario della Associazione dei portatori di Cilii Fedeli a San Corrado - Noto




I Cilï di San Corrado


di SALVATORE GUASTELLA

«A Noto (Siracusa), la città adottiva del Santo eremita piacentino Corrado Confalonieri (1290 c. – 19.2.1351), segno caratteristico della sua festa è il cìlio, sorretto su una fascia a tracolla con nastri multicolori dal braccio poderoso in alto dal portatore, fiero della sua fede e devozione al Santo Patrono della città. Entrambi, cìlio e portatore, danno alla festa quel colore e tono che la rendono unica e tipica per quelle due ali colorate di ceri, alti più di due metri, che fanno corona all’Arca argentea del Santo, mentre risuona il grido fervente e appassionato: “Cu tuttu lu cori ciamamulu: evviva San Currau!” [Con tutto il cuore gridiamolo: viva S. Corrado!]» (Corrado Pantano).

Materiali del cìlio sono: un foglio di lamiera (cm 100x200, spessore 0.25) e un fusto in abete o altro legno leggero (spessore cm 28x28, lunghezza cm 180).

«Tra i simboli più conosciuti e amati dai netini un posto d’onore spetta senza dubbio ai cilï. La loro origine era un mistero. Ad uno studioso netino, mons. Salvatore Guastella, fortunato scopritore di tanti importanti documento, spetta il merito di aver trovato e pubblicato nel volume XIV-XV degli Atti e memorie dell’I.S.V.N.A. il testamento (e i codicilli) del can. Pietro Ansaldi che, finalmente, hanno fornito la chiave per risolvere il problema storico. Essendo molto devoto del Santo, l’Ansaldi volle che la festa del 19 febbraio venisse celebrata in maniera più solenne. A tal fine dispose che, durante le processioni invernali, l’Arca venisse illuminata da intorchi grandi (grandi torce) del peso di 20 rotoli di cera ciascuno: 2 il 1° anno, 4 il 2° anno, 6 il 3°, e così via per sei anni, raggiungendo così il numero di 12, che sarebbe rimasto definitivo. Essendo morto l’Ansaldi nel giugno 1635, le prime due intorchi grandi dovettero quindi fare la loro apparizione il 19 febbraio 1636, e nel 1641 venne completato il numero di 12 voluto dal fondatore.

Fu questo con ogni probabilità l’origine – originale e suggestiva – dei cilï di S. Corrado, anche se il termine tardò ad essere usato e la forma che oggi conosciamo venne raggiunta solo in seguito ad una lenta evoluzione funzionale. Ma nel corso dei decenni le cose andarono ben diversamente da come le aveva stabilite il fondatore: i cilï piacquero a nobili, ecclesiastici e notabili, e il loro numero si moltiplicò nel corso dei secoli, fino a superare i 100 agli inizi dell’Ottocento e diventare 150 alla fine di quel secolo. Ogni famiglia benestante volle infatti partecipare simbolicamente alle processioni (comprese ormai quelle estive) con un cilio portato da un uomo di loro fiducia. Poi, con la 2ª guerra mondiale, la crisi: il numero dei cilï si assottigliò progressivamente riducendosi, negli anni 80, a meno di 40. Ma la campagna di promozione intrapresa dalla “Pro Noto” cominciò ben presto a dare i suoi frutti: nell’agosto 1990 (cioè durante quel centenario della nascita di S. Corrado) ne furono contati oltre 50 e nell’agosto 1996 si sono sfiorate le 100 unità, oltre i c. d. “cilï dei bambini” che si sono affermati negli ultimi decenni e stanno proliferando rapidamente» (Francesco Balsamo).

La luminaria dei cilï ha quindi avuto una felice evoluzione che ha generato quel folklore religioso rituale che si ripete ormai da secoli. I cilï costituiscono la più interessante e caratteristica espressione popolare delle processioni di San Corrado!

"E’ bella questa unione con gli amici devoti netini: è esemplare per tutti quelli della nostra terra!» (Umberto Battini).

Salvatore Guastella

Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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  • L'Araldo di San Corrado è il Collegamento Devozionale Italiano dei Devoti e Fedeli del Santo piacentino morto a Noto il 19 febbraio 1351 e nato in Calendasco (Piacenza) nel 1290
  • San Corrado Confalonieri è stato un penitente, terziario francescano, vissuto da eremita in Noto, nella Valle dei Tre Pizzoni dentro ad una grotta