L'Araldo del Santo web
un sito dedicato per tutti i Devoti e Fedeli
da Noto al mondo intero
Potete usare liberamente i testi e le foto per divulgare il culto e soprattutto per insegnare la Vita e la Venerazione ai nostri figli e figlie, stampateli e divulgateli.
Grazie al recupero di mons. Salvatore Guastella presentiamo due begli articoli: uno da una trasmissione di Radio Rai 2 del 1975 ed un altro da un volume del 1986 delle Edizioni Paoline.
E' molto interessante vedere quanto interesse ha destato nel tempo anche il nostro Patrono S. Corrado, al quale sono stati dedicati anche semplici ma efficaci articoli e ricordi scritti.
Grazie a tutti, continuate a collaborare, inviando testi e fotografie che sempre e certamente sono pubblicati in questo Collegamento Devozionale.
Veramente grazie a tutti di cuore: ai Portatori dell'Arca ed ai Portatori dei Cilii,
a nome dell'Araldo web,
il Devoto
Umberto Battini piacentino
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19 febbraio - San Corrado patrono degli erniosi
da «Un Patrono per ogni giorno», a cura di Piero Bargellini.
Trasmissione radiofonica “Radio 2 mattina”.
Roma, 19.2.1975
Potremmo considerarlo anche uno dei patroni dei cacciatori, e patrono non esemplare per impazienza e imprudenza. Da giovane, infatti, presso Piacenza, dove era nato sul finire del ‘200, Corrado si era dedicato alle armi, ai tornei e, con molta passione, alla caccia.
Un giorno per stanare un selvatico da una fitta boscaglia, non esitò a darla alle fiamme. Ne divampò un incendio furioso e rovinoso, che il governatore di Piacenza ritenne opera criminale. Venne arrestato un poveraccio che non ne aveva alcuna colpa. Messo alla tortura, confessò sotto gli spasimi del dolore. Fu condannato a morte. Mentre l’innocente veniva condotto alla forca, la lealtà di Corrado Confalonieri fu messa alla prova probante.
Il giovane piacentino scagionò il condannato e confessò la sua colpa, dovuta all’imprudenza non alla criminalità. Si obbligò a risarcire i danni.
Diana cacciatrice perse così un suo seguace, ma la santità guadagnò un nuovo rampollo. Ridotto alla miseria, Corrado meditò sulla vanità del mondo e dei suoi piaceri e decise di dedicarsi a vita devota. Indossò l’abito dei terziari francescani e visse in solitudine. Poi si fece pellegrino. Camminò fino a Roma, continuò il suo viaggio lungo tutta la penisola. Attraversò lo stretto e passò in Sicilia. Si fermò a Noto, non lontano da Siracusa.
Diana cacciatrice perse così un suo seguace, ma la santità guadagnò un nuovo rampollo. Ridotto alla miseria, Corrado meditò sulla vanità del mondo e dei suoi piaceri e decise di dedicarsi a vita devota. Indossò l’abito dei terziari francescani e visse in solitudine. Poi si fece pellegrino. Camminò fino a Roma, continuò il suo viaggio lungo tutta la penisola. Attraversò lo stretto e passò in Sicilia. Si fermò a Noto, non lontano da Siracusa.
L’ex cacciatore piacentino divenne così il Santo di Noto, dove oggi si custodisce il suo ricordo e si celebra con devozione la sua memoria. Della città ionica, infatti, San Corrado è il celesta Patrono.
Le sue reliquie si conservano in un’arca d’argento nella bella cattedrale. E fuori città, nella valle selvaggia dei Pizzoni, esiste ancora la grotta che fu un rifugio al Santo eremita: oggi fa parte del Santuario, con annesso eremo monastico. A Noto, in quella sua grotta, San Corrado restò per molti anni, fino alla morte il 19 febbraio 1351. Visse in penitenza e preghiera, dialogando con Dio e vincendo le tentazioni. Ai fedeli della diocesi fu largo di aiuti e di consigli spirituali, di intercessioni e profezie.
Avvenne a Noto l’episodio che gli ha valso grande fama come protettore dei sofferenti di ernia. Lo ricorda la più antica biografia del Santo, scritta in dialetto locale. Il sarto del paese aveva un figlio di sette anni, sofferente di un’ernia assai grossa e pericolosa. Corrado, ospite un giorno in quella casa, ebbe pietà del fanciullo. Tracciò un segno di croce, scoprì il ventre deformato dall’ernia, lo toccò, poi lo ricoprì. Era già uscito, quando il fanciullo fu udito gradire: “Frati Currau mi sanau, guarda come eu su sanu!”(‘Fra Corrado mi ha guarito, guarda come sono guarito!’).
Non fu quello l’unico prodigio operato dal Santo in favore degli erniosi. Molti altri furono registrati in tutti i tempi, specialmente in occasione della sua festa e delle processioni delle sue reliquie.
Avvenne a Noto l’episodio che gli ha valso grande fama come protettore dei sofferenti di ernia. Lo ricorda la più antica biografia del Santo, scritta in dialetto locale. Il sarto del paese aveva un figlio di sette anni, sofferente di un’ernia assai grossa e pericolosa. Corrado, ospite un giorno in quella casa, ebbe pietà del fanciullo. Tracciò un segno di croce, scoprì il ventre deformato dall’ernia, lo toccò, poi lo ricoprì. Era già uscito, quando il fanciullo fu udito gradire: “Frati Currau mi sanau, guarda come eu su sanu!”(‘Fra Corrado mi ha guarito, guarda come sono guarito!’).
Non fu quello l’unico prodigio operato dal Santo in favore degli erniosi. Molti altri furono registrati in tutti i tempi, specialmente in occasione della sua festa e delle processioni delle sue reliquie.
Con sicura fede e con trepida speranza, perciò, si rivolgono a San Corrado, non soltanto in Sicilia, coloro che sono colpiti da questo insidioso male, per essere alleviati o guariti dall’intercessione del venerato eremita di Noto.
da «Un Patrono per ogni giorno», a cura di Piero Bargellini.
Trasmissione radiofonica “Radio 2 mattina”.
Roma, 19.2.1975.
Trasmissione radiofonica “Radio 2 mattina”.
Roma, 19.2.1975.