SAN CORRADO 2008
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sono di Tino Benedetti
L'Hospitale e romitorio dei Penitenti
Una grande ri-scoperta legata al Grande Giubileo del 2000 è stata senza dubbio la Via Francigena che vide Calendasco citato nel Dossier Scientifico del Comitato Culturale del Consiglio d’Europa quale importantissimo borgo posto al passo del fiume Po della Via dei pellegrini. A riprova nel Dossier si riportano le pergamene che attestano questa ‘strata romea’ passante per Calendasco nei primi anni del 1000 ed oltre, così come il porto sul Po è antichissimo: risale alla mansione romana di Ad Padum.
Privilegi furono concessi dal re longobardo Liutprando e poi da Carlo Magno, ed ancora nel 1200 accordi per questo porto sono fatti tra i piacentini ed i ferraresi. I pellegrini medievali sostavano in hospitali (in epoca antica detti xenodochi), e proprio a Calendasco, appena fuori del paese infatti vi era quello che poi fu gestito dai penitenti che andranno a unirsi ai francescani del Terzo Ordine cui aderisce lo stesso S. Corrado Confalonieri. I porti sul fiume Po nel territorio di Calendasco sono ancora ben visibili non solo nelle numerose antiche mappe, ma pure nella documentazione del Comune di Piacenza che nel 1796 indicava che a Calendasco vi era la strada pubblica o statutaria che immetteva su quella detta del Masaro che porta al porto del Botto, praticamente non molto distante dallo stesso paese e con questa strada era possibile raggiungere pure il porto della Raganella, posto davanti alla località lombarda detta Valloria; anche presso la località di Soprarivo la strada conduceva al porto del Botto, proprio in Soprarivo abbiamo delle terre che nel 1529 sono dette confinare con la strada superiore di Calendasco che mediante fossato hanno per limite una strada “que appellat seu appellavi strata de Burgho veteri”.
Questo hospitale serviva da luogo di sosta e ristoro per chi dopo aver passato il Po si dirigeva verso lontane mete. L’hospitio di Calendasco è ben segnalato su una antica mappa conservata in Archivio di Stato a Parma; era provvisto di un proprio oratorio con campanile e andava a sommarsi alla chiesa ed al castello che risultavano essere quindi le tre importanti strutture del ‘burgi Calendaschi’. L’Andreozzi scrive: “Tra i penitenti, gli eremiti e gli ospedalieri erano i maggiormente impegnati, gli uni come suscitatori di santi ideali, gli altri come umili esecutori del precetto della carità. Per il loro stesso genere di vita, gli uni per vocazione, gli altri per esigenze di lavoro, conducevano vita comunitaria, regolata da leggi e norme pratiche, a seconda dei casi” ed ancora “erano uomini per lo più di età matura provenienti da ogni classe sociale:...penitenti, vedovi e sposati,nobili, intellettuali ma anche servi, contadini, ortolani”.
Durante la ricerca d’Archivio ho ritrovato per ora n. 23 carte inedite relative proprio all’hospitio dicti loci Calendaschi. Si tratta di carte notarili per la stipulazione di contrattti tra locali abitanti; ma anche i resoconti annuali del Console di Calendasco erano fatti da notaio in questo luogo: infatti si dice chiaramente che nell’hospitio si facevano le stesure importanti in quanto assumeva valore morale.