LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024
San Corrado Confalonieri
penitente ai ‘Pizzoni’ di Noto


di Salvatore Guastella

“La misericordia di Dio è immensa e grande è l’amore
che Egli ha manifestato verso di noi” (Efesini II 4-10)
Lasciamoci riconciliare con Dio!


  • Dal codice biografico del Santo (sec.XIV): «Il vescovo di Siracusa ebbe grande devozione e volle andare a vedere quest’uomo che era di tanta virtù. Quando frate Corrado portò quattro pagnotte calde, il vescovo vedendo ciò si inginocchiò e disse: “Siete ancor più di quanto si dica di voi”. Il beato Corrado si inginocchiò dall’altra parte e rispose: “Signore vescovo, non sono quello che voi pensate; anch’io sono peccatore come gli altri”». Nella lettera autografa del 14. 9. 1989 per il 7° centenario della nascita di S. Corrado, Giovanni Paolo II lo additava a «modello di radicale coerenza evangelica e autentica conversione del cuore» al servizio di Dio e di ogni prossimo.
    Urge ricuperare il legame tra confessione ed evangelizzazione. Se nel passato un po’ di catechismo ai bambini poteva sembrare sufficiente, oggi nel cuore della secolarizzazione il richiamo alla confessione ha bisogno di motivazioni più forti a livello di fede. Occorre partire dall’annuncio della misericordia di Dio, dalla chiamata all’impegno e alla scelta; occorre riportare il sacramento nel cuore della riconciliazione-conversione, cioè riprendere un itinerario di fede, di catechesi: ritrovare il luogo della decisione globale.
    Nel sacramento della Penitenza l’iniziativa di Dio si manifesta:
    - dalla sua Parola, messaggio di riconciliazione: “convertiti e credi al Vangelo”!
    - con la speranza nella sua misericordia offertaci attraverso il ministero della Chiesa;
    - nel segno sacramentale del perdono, Dio ci reintroduce nella comunione con Lui e con la Chiesa.
    La mentalità contemporanea tende ad emarginare e distogliere dal cuore umano la misericordia, anzi a gettarlo in balia della violenza e della criminalità che seminano corruzione, rapimenti, stragi.
    Con S. Corrado noi, popolo penitente e pasquale, celebriamo in Cristo la misericordia del Padre e chiediamo allo Spirito Santo la docilità del cuore.

    1. Che uso facciamo della nostra vita? Guardiamo il nostro Santo: ascoltiamo di nuovo il suo biografo: «Venuto il giorno che il beato Corrado doveva lasciare questa vita, egli andò nella sua grotta e cominciò a pregare in ginocchio: “Onnipotente Dio, ti raccomando l’anima mia e di ogni creatura. Tendi la tua mano e dammi aiuto». Dio ricco di bontà e di misericordia (cfr. Ef 2,4) lo accolse nella sua Casa di felicità e di pace. Dunque, che cosa facciamo della nostra vita? la viviamo in pienezza e impegno come dono di Dio, convinti che chi ce l’ha progettata ne sa ben più di noi? diamo il giusto valore alle cose terrene, al successo personale, alle prove e sofferenze della vita. Vanità è darsi poco pensiero di vivere bene; vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d’ora al futuro alla luce della fede. Preghiamo con S. Corrado: «Signore, stendi la tua mano e dammi aiuto». Che uso faccio del tempo e delle mie energie?
    2. Qual è il luogo della trascendenza nella società di oggi? nel frastuono della vita moderna c’è posto per Dio? La domenica da “giorno settimanale del Signore Risorto” si è ridotta a wy-kent; alla messa festiva si sostituisce la gita fuori porta. Tramontati l’ateismo scientifico e i sistemi che lo propagandavano, la società del benessere vive come se Dio non ci fosse. Ma può bastare? No, di certo! perché Dio si fa ancora sentire ugualmente attraverso la sofferenza e la solitudine. E allora perché aspettare ancora per riequilibrare l’esistenza e darle così uno scopo degno di essere vissuto? perché non farlo subito, mentre Dio ricco di misericordia ci apre le sue paterne braccia accoglienti? San Corrado ha saputo scegliere al momento giusto, salutarmente pensoso per l’incendio involontariamente provocato. La sua scelta di povertà nel carisma eremitico è stato un gesto profetico di liberazione da qualsiasi egoismo. Con la sua celeste intercessione, ricuperiamo fedeltà alla messa festiva e ai sacramenti della confessione e della comunione, frequentiamo un cammino di catechesi nella nostra comunità parrocchiale o in un gruppo ecclesiale. Così verrà di conseguenza l’impegno cristiano nella professione, nello studio o nel lavoro; e l’esperienza di servizio nel volontariato sarà conseguenza logica.
    3.
    Riascoltiamo il primo biografo del Santo. «Partiti da Siracusa, il vescovo e il suo seguito vennero ai Pizzoni ov’era il beato Corrado, e dissero: Padre come state? Ed egli: Bene, per la grazia di Dio. E il beato Corrado prese la benedizione del vescovo». Anche noi possiamo dire: “Bene per la grazia di Dio”? Le virtù teologali sono la fonte di ogni bene nel battezzato. E’ la fede il fondamento e principio della altre virtù cristiane, e si alimenta con la preghiera. Progressivamente il nostro modo di riflettere, di agire, di scegliere e di percepire viene influenzato dallo sguardo interiore della fede, virtù fondamentale che orienta la nostra quotidianità. L’altra virtù è la speranza. Quando più si spera in Dio, tanto più da Lui si ottiene. Poi la carità, che ha per base l’amore di Dio, bene supremo e l’amore del prossimo. La carità “è il vincolo della perfezione” (Col 3,14).
    Ci accompagnino nella vita la provvidenza di Dio, la benedizione della Madonna e la protezione di San Corrado!


    Salvatore Guastella

Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
  • Questo Blog e' un prodotto amatoriale e non editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001
  • Segnalate i vostri commenti, suggerimenti, idee
  • Per informazioni devozionali e storiche sul Santo Corrado potete contattare la mail penitente@alice.it
  • Usate liberamente foto e testi ricordando di segnalare il sito da dove proviene il materiale
  • L'Araldo di San Corrado è il Collegamento Devozionale Italiano dei Devoti e Fedeli del Santo piacentino morto a Noto il 19 febbraio 1351 e nato in Calendasco (Piacenza) nel 1290