LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024

I Cilï di San Corrado


di SALVATORE GUASTELLA

«A Noto (Siracusa), la città adottiva del Santo eremita piacentino Corrado Confalonieri (1290 c. – 19.2.1351), segno caratteristico della sua festa è il cìlio, sorretto su una fascia a tracolla con nastri multicolori dal braccio poderoso in alto dal portatore, fiero della sua fede e devozione al Santo Patrono della città. Entrambi, cìlio e portatore, danno alla festa quel colore e tono che la rendono unica e tipica per quelle due ali colorate di ceri, alti più di due metri, che fanno corona all’Arca argentea del Santo, mentre risuona il grido fervente e appassionato: “Cu tuttu lu cori ciamamulu: evviva San Currau!” [Con tutto il cuore gridiamolo: viva S. Corrado!]» (Corrado Pantano).

Materiali del cìlio sono: un foglio di lamiera (cm 100x200, spessore 0.25) e un fusto in abete o altro legno leggero (spessore cm 28x28, lunghezza cm 180).

«Tra i simboli più conosciuti e amati dai netini un posto d’onore spetta senza dubbio ai cilï. La loro origine era un mistero. Ad uno studioso netino, mons. Salvatore Guastella, fortunato scopritore di tanti importanti documento, spetta il merito di aver trovato e pubblicato nel volume XIV-XV degli Atti e memorie dell’I.S.V.N.A. il testamento (e i codicilli) del can. Pietro Ansaldi che, finalmente, hanno fornito la chiave per risolvere il problema storico. Essendo molto devoto del Santo, l’Ansaldi volle che la festa del 19 febbraio venisse celebrata in maniera più solenne. A tal fine dispose che, durante le processioni invernali, l’Arca venisse illuminata da intorchi grandi (grandi torce) del peso di 20 rotoli di cera ciascuno: 2 il 1° anno, 4 il 2° anno, 6 il 3°, e così via per sei anni, raggiungendo così il numero di 12, che sarebbe rimasto definitivo. Essendo morto l’Ansaldi nel giugno 1635, le prime due intorchi grandi dovettero quindi fare la loro apparizione il 19 febbraio 1636, e nel 1641 venne completato il numero di 12 voluto dal fondatore.

Fu questo con ogni probabilità l’origine – originale e suggestiva – dei cilï di S. Corrado, anche se il termine tardò ad essere usato e la forma che oggi conosciamo venne raggiunta solo in seguito ad una lenta evoluzione funzionale. Ma nel corso dei decenni le cose andarono ben diversamente da come le aveva stabilite il fondatore: i cilï piacquero a nobili, ecclesiastici e notabili, e il loro numero si moltiplicò nel corso dei secoli, fino a superare i 100 agli inizi dell’Ottocento e diventare 150 alla fine di quel secolo. Ogni famiglia benestante volle infatti partecipare simbolicamente alle processioni (comprese ormai quelle estive) con un cilio portato da un uomo di loro fiducia. Poi, con la 2ª guerra mondiale, la crisi: il numero dei cilï si assottigliò progressivamente riducendosi, negli anni 80, a meno di 40. Ma la campagna di promozione intrapresa dalla “Pro Noto” cominciò ben presto a dare i suoi frutti: nell’agosto 1990 (cioè durante quel centenario della nascita di S. Corrado) ne furono contati oltre 50 e nell’agosto 1996 si sono sfiorate le 100 unità, oltre i c. d. “cilï dei bambini” che si sono affermati negli ultimi decenni e stanno proliferando rapidamente» (Francesco Balsamo).

La luminaria dei cilï ha quindi avuto una felice evoluzione che ha generato quel folklore religioso rituale che si ripete ormai da secoli. I cilï costituiscono la più interessante e caratteristica espressione popolare delle processioni di San Corrado!

"E’ bella questa unione con gli amici devoti netini: è esemplare per tutti quelli della nostra terra!» (Umberto Battini).

Salvatore Guastella

Per approfondire

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