Proposta di una iniziativa a tutela delle Sacre Specie eucaristiche
Viribus unitis
(Confederazione del Corpo di Cristo)
La concessione del Sacro Corpo Eucaristico sulla mano è un tentativo di ritorno alla prassi liturgica in uso i primi secoli del Cristianesimo. La consuetudine fu rettificata nel corso dei secoli (il Sinodo che si celebrò a Rouen verso il IX secolo sotto Ludovico il Pio impose il rito della Comunione sulla lingua), così come nel corso dei secoli sono state rivisitate o corrette disposizioni e precetti ora caduti in disuso e annullati. Per esempio, la prescrizione del digiuno da effettuare prima di recarsi a ricevere la Sacra Particola: nei primissimi secoli occorreva esentarsi dal cibo nelle 24 ore antecedenti alla partecipazione alla Santa Messa; successivamente il precetto prevedeva il digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente; ora la norma impone di non mangiare cibo un’ora prima della Santa Messa, anzi, la cogenza è rimasta per l’ora calcolata dalla distribuzione dell’Eucarestia. La Chiesa, insomma, ha derogato al rigore delle origini, confidando nell’amore che il popolo cristiano dovrebbe avere nei confronti della “cosa più preziosa in cielo e sulla terra” (San Giovanni Crisostomo). Ma il rigore –non il rigorismo- ha anche dei lati buoni, e forse si impone un passo indietro rispetto a una liceità che porta a fenomeni di disamore quando non di peggio. Tornando al caso di specie, da cui questo articolo trae scaturigine e mi auguro valenza, la concessione della Comunione sulla mano sembra AVERE ATTENUATO NEI FEDELI, stando a ciò che è dato non di rado vedere quando si assiste alla distribuzione dell’Ostia consacrata, LA COSCIENZA DELLA PRESENZA DEL CORPO GLORIOSO DI CRISTO e della presenza del Creatore dell’Universo nelle sacre specie eucaristiche. La compunzione che anni fa i fedeli avevano nel recarsi all’altare, è sparita: taluni non formano il trono con la mano prima che il sacerdote (o chi per lui) vi depositi il Corpo di Cristo (ed è davvero il minimo che bisognerebbe fare), quasi mai mettono in bocca l’Ostia consacrata davanti al Ministro (che si esime dall’esigerlo, come sarebbe suo diritto), e sovente non lo fanno nemmeno quando si spostano di lato (il gesto viene oramai identificato in un tutt’uno con il girarsi per tornare al proprio posto), bensì quando sono già di spalle a colui che distribuisce il Pane di Vita.
Ammesso poi che lo deglutiscano, il suddetto Pane! E’ risaputo infatti che le Messe nere sono aumentate da un decennio a questa parte, e che il trafugamento del Corpo Eucaristico è oggetto di un mercato che, allo stato attuale, offre 250 € per un’Ostia consacrata. La cosa più preziosa in cielo e sulla terra viene, nei riti satanici, messa nella pipì e ficcata nell’ano (scusate la crudezza del linguaggio, ma è la stessa crudezza e crudeltà che usano con Gesù, inutile nasconderselo). A prescindere dai satanisti, è innegabile, comunque, l’attenuazione nei fedeli del senso di sacralità dell’Offerta che si accingono a introiettare dentro di sé. Le cause sono molteplici: la scristianizzazione della società, una considerazione appannata dell’Ufficio e della dignità del sacerdote, visto come “uno di noi” e non come una persona consacrata che da Dio è investito di particolari poteri (vedasi Sacramento della penitenza). Il premere su “sono uno di voi” (che orribile quel “ci benedica Dio onnipotente”) e le altre ragioni che gli esperti conoscono bene hanno ottenebrato nel popolo cristiano la consapevolezza che il prete agisce in persona Christi (oltreché dei Sacramenti). Vi era una maggiore partecipazione emotiva quando i fedeli, riconoscendo la gerarchia del sacerdote e sentendosi fragili creature bisognose di vita eterna, con abbandono filiale accettavano dalle mani del presbitero il Sacro Pane Eucaristico. Ma la prassi attuale modifica questi rapporti.
Tuttavia, va rilevato che le istruzioni per distribuire la Santissima Eucaristia sono una enunciazione di disposizioni SPROVVISTA DEI MECCANISMI DI CONTROLLO per l’attuazione delle disposizioni medesime. Tale mancanza fa sì, ut exemplum, che il precetto di portare alla bocca il Corpo di Cristo davanti al Ministro o spostandosi dilato è risultato essere un provvedimento anodino, che non viene preso nella dovuta considerazione. E non solamente nelle celebrazioni solenni o in quelle con una partecipazione considerevole di fedeli; anche nelle piccole chiese, spesso non viene rispettato. Tra l’altro, con i satanisti e i confusi che ci sono in giro, anche una maggior attenzione del presbitero non porterebbe a grandi risultati. Anche i ministri che servono il sacerdote celebrante, occupati come sono a tenere la patena (dove ancora questa si usa) o a controllare la fila (è precipuamente questo che fanno ora), non possono prestare la dovuta attenzione acchè vengano osservate le prescrizioni in vigore, e soprattutto che l’Ostia venga deglutita. Occorre trovare un rimedio. Un rimedio –non la soluzione –può scaturire con il contributo dei laici, e precisamente dei laici appartenenti alle associazioni cattoliche. Le aggregazioni di fedeli quali i Terz’Ordini, le Confraternite o le Pie Unioni, ma anche l’Azione Cattolica o le Conferenze di San Vincenzo o le Associazioni private il cui atto costitutivo è stato approvato dall’autorità ecclesiastica, potrebbero inviare durante una Santa Messa due loro rappresentanti i quali, ponendosi ai lati destro e sinistro di chi distribuisce la Sacra Particola, STANDO A POCHI METRI da esso, dovrebbero verificare che l’Ostia venga deglutita (inserita in bocca e inghiottita. Potrebbe essere sufficiente che sia introdotta in bocca, vista la riluttanza e il rifiuto a compiere questo atto, quando chi stava per trafugare il Pane di vita è stato costretto a metterlo in bocca. Però chi ha intenti negativi inventa mille sotterfugi per porre in essere i propri propositi, pertanto sarebbe più opportuno che si verifichi l’avvenuta deglutizione).
Per inciso: NON E’ SUFFICIENTE CHE CONTROLLI SOLAMENTE UNA PERSONA DA UN LATO, se chi va a ricevere l’Eucarestia inghiotte l’Ostia. Si è notato che anche se c’è una persona che vigila vicino al presbitero, non è sicuro che la medesima riesca ad accertare bene cosa succede. D’altronde è capitato a tanti di noi di fermare più volte delle persone che a un altare (a un altare, quindi in uno spazio ristretto, figuriamoci negli spazi ampi) stavano trafugando un’Ostia consacrata, quindi organizzare un servizio vero e proprio in tal senso avrebbe una sua logica. La sovraesposta procedura è molto più semplice di come può apparire di primo acchito. Non bisogna però aggravare i parroci di lavoro, ragion per cui devono essere i laici cattolici a organizzare e regolamentare detto servizio. Perché ciò avvenga, è sufficiente che le Associazioni si uniscano in una Confederazione, la cui denominazione potrebbe essere Confederazione del Corpo di Cristo (il Corpo di Cristo è la Chiesa, paolinamente parlando. Ma è anche l’Ostia consacrata, pertanto vi sarebbe un doppio significato). A capo di questo Istituto vi dovrebbe essere un sacerdote nominato dal Santo Padre (come Vicario di colui che ha istituito l’Eucaristia, sarebbe moralmente giusto che fosse lui a nominarlo. Starebbe anche a indicare la sottomissione delle Associazioni al rappresentante di Cristo in terra).
Quanto ho proposto è un atto di amore a Gesù che non richiede alcun correttivo della legislazione vigente, bensì una integrazione (che non è apparentata con l’integralismo) della stessa, alla luce dei tratti fisionomici della società in cui viviamo. C’è chi consiglia di accentuare l’educazione al culto eucaristico, invece di pensare a tutelare il pane diventato Persona divina. Ovviamente una cosa non esclude l’altra. Però il fenomeno del trafugamento dell’Ostia consacrata e delle Sue profanazioni è talmente esteso, coinvolgendo anche categorie che volutamente rifiutano l’autorità di Cristo (non è realistico pensare di convertire i satanisti con della buona catechesi. Allora tanto vale fare come quelli che “si lavano le mani” di fronte a problemi per loro scomodi ma non insolvibili, affidando il problema alla Madonna. La Madonna si serve dei nostri corpi per l’edificazione del regno di Suo figlio. E ora il Corpo e il Sangue di suo figlio, offertoci per la nostra salvezza, è gravemente e grevemente oltraggiato, anche da chi forse non ha coscienza di quello che fa ovvero di quello che non fa: perché anche il non ossequio e non la non dovuta devozione sono un oltraggio. Di cui ognuno di noi dovrà rendere conto), che occorre intervenire con fatti decisi, fatti forti, fatti aggreganti. Si sa: viribus unitis.
Sorella Angela Musolesi