LETTURE DEL BLOG N. 145.834 AL11 SETTEMBRE 2025

RACCOLTA CIBO 2022

SABATO 12 FEBBRAIO 2022
AD UNA SETTIMANA ESATTA DAL 19 GIORNO DEL PATRONO
LA RACCOLTA ALIMENTARE 
Coinvolti i Portatori di San Corrado, i Portatori dei Cilii e tanti volontari delle varie Associazioni di Noto e tutti a rappresentare il popolo fedele al Patrono
 
La Bottega Solidale Caritas della Città di Noto ha comunicato che sono stati raccolti ben 2108 kg di generi alimentari ! 
La generosa raccolta è frutto del dono del popolo netino e tra i volontari che hanno partecipato sono i Portatori di San Corrado, i Portatori dei Cilii, i volontari della Protezione Civile, i volontari della Bottega Solidale ed i volontari della AUSER.
 

LETTERA DA ENRICO CONFALONIERI AI NETINI

DAL QUOTIDIANO NOTONEWS
giovedì 10 febbraio 2022
 
ECCO IL TESTO DEDICATO A TUTTI I FEDELI DI NOTO E NEL MONDO
 






Enrico Confalonieri discendente della casata del ramo Val Tidone di Piacenza (quello di San Corrado e dei famigliari di Calendasco come da atti archivio) e ha inviato un suo saluto per questo anno in occasione di San Corrado perché causa Covid non verrà in Italia. Solitamente è presente a Calendasco (città natale di Corrado Confalonieri) ogni anno, così come a Roma con i Netini per festeggiare il Santo Patrono con l’Associazione Netini di Roma.

“Dalla provincia di Calendasco della nostra amata Piacenza che ha acceso la luce della vita del nostro Patrono, alla cittá di Noto della bella Sicilia che ha visto spegnersi la luce. Dall’´imponente castello di Calendasco all´umile eremo della valle del Pizzone. Dalla semplice Chiesa di Santa Maria Assunta di Calendasco, alla maestosa cattedrale di Noto, che celebrino e facciano sentire la gioia trattenuta in tutto questo tempo! Si facciano sentire forte la gola cantare l´inno a San Corrado perché sappia che lo amiamo e che continueremo ad amarlo per tutte le grazie concesse e per essere sempre con noi proteggendoci !  

Non importa dove siamo, Corrado é sempre con noi e ascolta quando gli parliamo, perché le nostre preghiere sono un dialogo con lui. Manteniamo viva la fede e l´amore e ringraziamo il Signore per averci dato la grazie di avere il nostro Santo Patrono. Con tutto il mio affetto ai Signori Portatori dell´Arca, ai Signori Portatori dei Cili ed a tutti i devoti Piacentini e Netini e da tutto il mondo!”.

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articolo apparso su NOTONEWS

SAN CORRADO 2022

N O T O
Scorrendo la pagina web trovate le foto del Programma ufficiale
 
INTANTO QUI ELENCHIAMO ALCUNE DATE IMPORTANTI
 
GIOVEDI' 10 FEBBRAIO 2022
ESPOSIZIONE DELL'ARCA DI SAN CORRADO AL SUO ALTARE
 
SABATO 12 FEBBRAIO
RACCOLTA ALIMENTARE
 
MARTEDI' 15 FEBBRAIO
TRASLAZIONE DELL'ARCA ALL'ALTARE MAGGIORE
 
SABATO 19 FEBBRAIO FESTA DI SAN CORRADO
ORE   9.00 OMAGGIO FLOREALE ALLA STATUA DI SAN CORRADO

ORE 10.30 SOLENNE PONTIFICALE IN CATTEDRALE
DEL VESCOVO MONS. ANTONIO STAGLIANO'

DOMENICA 27 FEBBRAIO
OTTAVA DI SAN CORRADO

N O T O FEBBRAIO 2022

PER TUTTI I FEDELI
IL PROGRAMMA DEL MESE CORRADIANO
A NOTO 


SIRACUSA E PACHINO 2022

IL PROGRAMMA DI SAN CORRADO
A SIRACUSA E PACHINO
 
Appena pronti metteremo anche i programmi degli altri luoghi corradiani per farli conoscere a tutti i fedeli di San Corrado sparsi in Italia e nel mondo.



 

MESE CORRADIANO 2022

FEBBRAIO
IL MESE DI SAN CORRADO
Noto lo scrigno che custodisce il Santo Corpo
foto da facebook TuttoEremoSanCorrado
Il primo febbraio di ogni anno porta l'apertura del mese nel nome del Patrono San Corrado Confalonieri da Calendasco piacentino.
Dalla Città di Noto e dall'Eremo Santuario Fuori le mura passando per Pachino, Avola, e per Siracusa dove al quartiere della Mazzarona c'è la grande chiesa dedicata al Santo Eremita, si cominciano le celebrazioni che porteranno alla festa solenne del 19 febbraio.
Il fulcro della solennità patronale rimane certamente la santa messa in onore di S. Corrado che purtroppo anche per questo anno non potrà avere la grandiosa processione causa l'epidemia del covid che per fortuna sta lentamente sparendo.
L'ultima grande processione è stata quella del 19 febbraio 2020 e quasi per un messaggio del Cielo, durò quasi cinque ore d'orologio, come se San Corrado volesse stare tra la sua gente di Noto il più possibile perchè poi sarebbe arrivato il fatto del covid.
Ma intanto sappiamo come è stato già nello scorso anno, che non verranno a mancare momenti religiosi importanti e uno di questi rimane l'Omaggio Floreale alla statua del Santo: quella in città e quella nel piazzale del Santuario.
Il Santuario fuori le mura rimane uno dei luoghi principe del culto di venerazione per il fatto della santa grotta corradiana che ospitò in vita e fino alla morte il Patrono; in cattedrale a Noto certamente si vivrà il mese con la santa messa giornaliera che vedrà esposta la reliquia del braccio che nel 2020 ha compiuto i 70 anni da quando è stato realizzato in argento e donato dal popolo devoto netino appunto nel 1950.
In cattedrale poi c'è l'Arca con il  Santo Corpo dell'Eremita che certamente verrà poi esposta alla vista dei fedeli per rendere questa vicinanza ancora più sensibile, avendolo lì sotto agli occhi e potergli parlare.
Anche nei luoghi dove San Corrado è amato si preparano eventi religiosi nell'attesa della festa del 19 febbraio, e appunto come ben detto sappiamo che avviene ad Avola, a Pachino e a Siracusa per quel che riguarda la Sicilia, ma senz'altro anche da altre parti ci saranno momenti corradiani.
La solennità sarà di certo festeggiata degnamente a Roma dal folto gruppo di netini, a Calendasco dove nacque ed è Patrono da più di 400 anni, e anche i Netini del Nord così come nelle chiese francescane del Terz'Ordine e non solo ed anche a Toronto in Canada dove sappiamo essere un gruppo di fedeli netini lì abitanti che con i cilii ed una bella statua e con l'esposizione del reliquia fan festa a San Corrado Confalonieri.
E cu' tuttu lu cori ciamamulo!

 

IL SANTUARIO DI NOTO

ESTRATTO DALLA GUIDA
«IL SANTUARIO DI S. CORRADO»

Edizione Santuario Parrocchia S. Corrado F. M.

Noto (Siracusa), 1998 – pagg. 15-23

(Le note al testo sono state omesse)

di Salvatore Guastella

  Una dolce certezza nel patrocinio di S. Corrado Confalonieri ci porta in pellegrinaggio ideale alla Grotta dei Pizzoni, che ha conosciuto la preghiera e le penitenze del santo Anacoreta. Da allora la contrada netina di San Corrado di fuori, luogo di villeggiatura e di sereno svago e ripo­so, ove l'anima s'inebria di sole e di cielo, è anche "giardino di preghiera" poiché la giornata può iniziare con la prece nella chiesa dell'Assunta all'eremo superiore e concludersi con un mini-pellegrinaggio al silente Santuario in valle.

Verso il Santuario

Subito dopo la ridente borgata di S. Corrado di fuori, a 6 km da Noto, un ampio delta stradale segnala la discesa che porta all'esedra della Valle dei Miracoli, slargo triplicato nel 1932: attorno, un'ampia pineta che fa da scenario verde dove giunge la scalinata rocciosa che raccorda lo slargo stesso con la piazzetta della borgata; al margine sud la sottostante Fontana di San Corrado, che dal 1902 offre, con fresco chiocchiolìo, acqua salutare, che poi scorre silente tra mirti e oleandri lungo la cava dei Pizzoni alla sinistra del Santuario.

Conduce al Santuario un ingresso d'intaglio lavorato con artistico cancello (sec. XVIII) sovrastato da un cartiglio che avverte: "Non avvicinarti: togliti prima i calzari perché il luogo dove stai è terra santa e porta del cielo" (cf. Esodo 3,5). E il pellegrino o visitatore, quasi assorto in un'atmosfera mistica, si avvia nel viale fiancheggiato da due aiuole di rose e piante aromatiche; poi alcuni gradini e un altro cancello introducono nel verde vialetto-atrio balaustrato dall'acciottolato policromo.

L'artistico Prospetto

Nell'artistico prospetto settecentesco del Santuario troneggia, in alto, la statua del S. Eremita che, con il largo panneggio del saio, sembra voler accogliere e proteggere i fedeli che qui vengono a pregarlo. A sini­stra e a livello dell'eremo-ritiro, l'agile campanile: la campana è del 1757.

Ai due lati del portale d'ingresso, due grandi lapidi-ricordo del pel­legrinaggio: 1) dei partecipanti al IV Congresso regionale cattolico, te­nuto a Noto il 14-17 dicembre 1903, presenti Luigi Sturzo e Romolo Murri; 2) dei vescovi di Sicilia in occasione della Conferenza episcopale, tenuta a Noto dal 27.2 al 1.3.1924.

Sul portale si poteva leggere la seguente iscrizione-ricordo, sormontata dallo stemma di Noto: "Per munificenza di Ferdinando IV questo Santuario oltremodo celebre, stanza di santità per quasi 500 anni rimon­tando al beatissimo Corrado, fu restituito con voto universale assieme agli eremi circonvicini in tutti i suoi diritti, giurisdizione ed accrescen­done autorità, il 10.2.1792". Ma la rivoluzione del 1860 la fece rimuovere; attualmente si conserva nel museo-pinacoteca del Santuario.

Poco prima del Santuario, lungo la parete rocciosa e in ripida salita un sentiero scalinato porta ad una grotta con cancello, dove S. Corrado soleva ritirarsi a riposare; a metà della stessa salita, il sentiero volge a sinistra per raggiungere in alto un'altra grotta più piccola, a circa 15 metri dal suolo, tradizionalmente detta di San Guglielmo.

Descrizione del Santuario

Distaccati, o pellegrino, per un momento dalle preoccupazioni terre­ne, varca in raccolto silenzio la soglia del luogo sacro: disponiti alla preghiera e ali' ascolto nella dolce penombra della Grotta di San Corrado.

Il Santuario, ad unica navata, venne eretto nel 1751 (come si legge nell'arco interno d'ingresso) per la custodia della s. Grotta e fu consa­crato il 5 novembre 1759 da Mons. Giuseppe Antonio Requesens O.S .B., vescovo di Siracusa. Il Senato Netino aveva contribuito alle spese di erezione del Santuario e s'impegnò a tenere accesa la lampada liturgica a proprio carico. La Via Crucis è del 15.10.1775.

Gli stucchi indorati della volta e delle pareti sono opera del pittore netino Baldassare Basile (1890), opportunamente ritoccati da Matteo Santocono (coadiuvato dal giovane Giuseppe Pirrone) nel 1922 e poi nel 1954. Tutta la decorazione interna della chiesa stessa è stata restaurata a regola d'arte nel 1980-81, grazie alla generosità dei fedeli e alla collaborazione tecnica volontaria di Gioacchino Santocono, Corrado Civello e Leonardo Giliberto; il tetto è stato totalmente rinnovato nelle travi portanti e impermeabilizzato sotto le tegole nello stesso periodo.

A Destra la Grotta di S. Corrado

Questa famosa e venerata Grotta, "cuore" della nostra devozione a San Corrado, ci ricorda dal vivo la sua presenza e ci fa sentire in buona compagnia nel cammino verso Cristo lungo le strade della nostra vita. Al visitatore attento questo sacro speco ricorda il primato della preghie­ra e del Vangelo, che offre la sintesi tra la lode di Dio e il servizio del prossimo incominciando dagli ultimi.

La Grotta mostra sul duro sasso il segno delle ginocchia del santo Eremita orante, così come plasticamente vedi in quel bel San Corrado in candido marmo, di grandezza naturale, inginocchiato (modellato da Giuseppe Pirrone nel 1936): il Santo ha il capo eretto e gli occhi estatici in Colui nel quale è assorto. "Il popolo gli si affolla intorno, riconoscendo nella scultura il Santo che ama, e si sente invitato a pregare. Fanno baciare ai bambini il bel volto e le splendide mani; gli adulti, specialmente le donne, ne baciano reverentemente la spalla. Nel vuoto che è tra le mani giunte ed il petto gli sposi novelli depongono fiori e il velo, quasi a promessa di fedeltà" (Americo Bianchi orionino, 1974).

Nella s. Grotta l'altare in marmo bianco (m. 1,80 x 0,65) con la pre­della (m. 1,80 x 1,50), opera del marmista netino Rosario Celeste, è stato consacrato dal vescovo di Noto, Mons. Giuseppe Vizzini, il 28 luglio 1934, inserendovi le reliquie dei santi Corrado e Guglielmo, e dei santi martiri Alessio e Temperanza.

Nella grande nicchia rocciosa di fondo, dietro l'altare, si possono scorgere tracce di un antico affresco; tradizione e storia dicono che rap­presenta la Madonna con Gesù Bambino tra due Santi. Il dipinto ha certo subito ritocchi e restauri lungo i secoli; esso comunque è databile almeno alla prima metà del sec. XVI, cioè al tempo del beato Antonio Etiope eremita, il quale "per soi devoti orationi andava a la ecclesia di sancto Corrado che è una grocta, a la quali si ci achana per circa dechi scaluni". L'attuale Santuario del 1751 per il pavimento realizzato a livello della Grotta ha nascosto e coperto quei dieci gradin i.

A custodia della venerata Grotta l'eremita fra Carmelo Murana fece modellare a Napoli nel 1846 l'artistico cancello, con l'obolo del principe Nicolaci di Villadorata.

Il 18 settembre 1984 un incendio, forse per un corto circuito, danneggiò nella Grotta il San Corrado marmoreo del Pirrone e quello ligneo settecentesco posto nella nicchia dinanzi la Grotta stessa: sono stati ben restaurati nel 1986.

Pellegrinare alla Grotta di San Corrado è il voto di ogni suo devoto, e la si lascia con un senso misterioso di pace che invade l'anima e con San Corrado nel cuore!

STORIA DEL BRACCIO RELIQUIARIO

LA STORIA DI COME FU REALIZZATO

Nel 2020 ricorrevano i 70 anni da quando è stato creato e donato il Braccio in argento che contiene la reliquia insigne di S. Corrado Confalonieri a Noto
 

UN ANNIVERSARIO
IL BRACCIO RELIQUIARIO
Donato dal popolo di Noto nel 1950
 
di Umberto Battini
studioso di S. Corrado
 
Quest’anno particolare sembra mettere tutto nell’ombra e così anche per la solenne festa agostana processionale di S. Corrado: ma ugualmente trarremo vantaggio da quello che si potrà fare per onorarlo con i pontificali solenni in cattedrale.
 
Ma non dobbiamo dimenticare due eventi storici che segnano il culto: la Invenzione nel 1620 dei Cilii ed anche il dono 70 anni fa del braccio-reliquia del Patrono!
Infatti lo scopriamo leggendolo dal basamento del reliquiario stesso dove è incisa la seguente dedicatoria: Grati Animi Causa Netini + A D + 1950 e cioè così tradotto: I Netini grati per i piaceri ricevuti Anno del Signore 1950.
 
Ed anche è visibile sotto alla mano il punzone dell’argentiere: De Vecchi e le sue proprie simbologie, infatti ad ogni argentiere viene assegnato un proprio personale sigillo, un marchio di fabbrica per intenderci, legalmente riconosciuto.
Il popolo devoto di Noto donò esattamente 70 anni fa questo reliquiario in argento la cui realizzazione venne affidata ad uno dei massimi argentieri italiani, la De Vecchi di Milano fondata nel 1935.
Il braccio creato da Piero De Vecchi scultore e incisore di fama, in argento 800, è un capolavoro d’arte, i netini per questo prezioso dono alla Gloria di S. Corrado per le grazie ricevute, vollero affidarsi ad uno dei massimi argentieri viventi del tempo e questo è un indizio di come l’amore al patrono si elevasse tra arte e culto senza badare a spese.
 
Questo anniversario non deve passare inosservato ai fedeli d’oggi, questo è una testimonianza e quel braccio che tante volte abbiamo baciato con rispetto ha tutta una sua storia nobile, di popolo generoso e devoto.
In questi 70 anni migliaia sono stati i fedeli che hanno potuto venerare S. Corrado per mezzo di questo importante reliquiario e farne momoria storica è un atto dovuto di onesta riconoscenza.
 
Umberto Battini
 


AUGURI 2021-2022

L'ESERCITO BUONO
DI SAN CORRADO
PORTATORI DELL' ARCA 
E PORTATORI DEI CILII

NOTO
La processione solenne del 19 febbraio 2020 l'ultima prima del periodo covid
 
A U G U R I   BUON ANNO NUOVO 2022


CALENDARIO 2022

AMICI DEVOTI DI SAN CORRADO

il Calendario 2022 in formato A3
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viva S. Corrado, voster Umberto Battini Calendasco/Piacenza/Noto
 


QUADRO EREMO EVENTO

DEVOTI E FEDELI

AL SANTUARIO DI NOTO

DI SAN CORRADO
Sabato 6 novembre 2021 alle ore 11

Torna SalvalarteSicilia, quest' anno la campagna di Legambiente, che da 25 anni pone l' attenzione sul patrimonio culturale, farà tappa a Noto per parlare di un capolavoro della pittura, conservato all eremo di San corrado fuori le Mura, "L' apparizione della Madonna a San Corrado" del 1759 di Sebastiano Conca, maestro del barocchetto, vissuto a cavallo del passaggio dal tardo barocco al rococò, l'opera è certamente la più prestigiosa tela presente in provincia dopo "Il seppellimento di S. Lucia" di Caravaggio.
Obiettivo dell'evento divulgarne il prestigio e valutarne alcune criticità

ARTICOLO DEL 2012

INTERESSANTI NOTIZIE
CHE NON VANNO SOTTOVALUTATE
articolo a tutta pagina pubblicato sul quotidiano Libertà di Piacenza
il 15 febbraio 2012 
SAN CORRADO CONFALONIERI
L'EREMITA PENITENTE
 
di Umberto Battini
 
La figura storica di questo Santo piacentino passa attraverso la contestualizzazione con il territorio, non ultima quella che oggi è la Via Francigena.  Difatti il nostro Santo Eremita inizia la sua avventura spirituale da quel piccolo borgo che è Calendasco: il castello e l’hospitio-romitorio. Ai nostri giorni abbiamo proprio qui sul Po, il passo francigeno detto “di Sigerico”. 
 
Il romitorio già verso il 1280 era retto da frà Aristide, maestro spirituale di s. Corrado e superiore del piccolo ospedale, proprio frà Aristide nel 1290 andò a Montefalco per presiedere alla costruzione del convento di s. Chiara e poi tornò a reggere la sua Comunità piacentina di fraticelli della penitenza o del terz’ordine francescano. Nel 1315 circa vi è l’incendio devastante causato dal Confalonieri durante la caccia, e se fino a qualche anno fa la storiografia lo indicava essere nei pressi di Celleri, basandosi solo su una tradizione, ora abbiamo il sostegno di una pergamena che ribalta e corrobora la storia. L’abbiamo rintracciata in Archivio di Stato a Parma nel fondo del monastero di Quartazzola, è una pergamena in scrittura corsiva latina datata 11 gennaio 1589. 
 
Questa investitura di un fondo terriero di 200 pertiche piacentine (circa 45 campi da calcio) ci dice che le terre in direzione di S. Nicolò a Trebbia e che coinvolgono anche il territorio di Calendasco sono chiamate “alla Brugiata”. 
Questo grande spazio rurale fatto di campi coltivabili, boschi  e viti con ragione possiamo intenderlo come la prova che lì un tempo vi fu un grande incendio, indicato appunto dalla toponomastica che chiama tutto quell’appezzamento “Bruciata” nonostante fosse stato terreno fertile e coltivo. D’altra parte anche le “case bruciate” di Celleri sono una indicazione toponomastica così come il “molino bruciato” di Calendasco. Gli Statuti piacentini più antichi, quelli del feroce Galeazzo Visconti (1322 – 1336) prevedevano per l’incendio doloso varie pene a seconda della gravità ed entità dello stesso, ma il reo poteva pagare il danno al Comune con una grande somma pari a 200 lire oppure era libero – tra virgolette - di fare una volontaria cessione di tutti i beni. 
 
Senza addentrarci nella questione, possiamo credere fosse appunto questa la pena dovuta per l’incendio del nostro santo come già la storia secolare tramanda e ancor più quella del XV e XVI secolo scritta nella lontana Noto. Lo sviluppo del culto al Santo Penitente ha una svolta in Piacenza nel 1611, quando giunge la lettera del 1610 scritta dai Giurati da Noto, bellissima città sicula nella quale da ormai sette secoli si conserva con somma venerazione il corpo del Confalonieri. Nella lettera si chiede di far ricerche negli archivi piacentini per scoprire quello che il santo frate “habbia molto più occultato per humiltà di quello che s’é investigato”. La risposta è in parte nella lettera spedita da Piacenza nel 1611 che vede gli Anziani e Priori comunicare quanto avevan potuto sapere. Allegano alla missiva una “Informatione circa l’Illustre Famiglia Confaloniera” dalla quale leggiamo testualmente che nel Monastero francescano di S. Chiara, ancor oggi visibile sullo Stradone Farnese, tra le tante cose avevan “trovato notitia di una suor Gioannina Confalloniera che specialmente viveva  nel 1340 et anco nel 1356” e che poteva essere la moglie del Santo Corrado al tempo della sua vita piacentina. Come detto, in questi primi decenni del 1600 assistiamo a Piacenza un rincorrersi di espressione di devozione e di propaganda del culto molto significativa a s. Corrado Confalonieri. 
 
In Cattedrale gli si erige una cappella dipinta ed ornata con altare e tutto per volontà di Gian Luigi Confalonieri, affrescata nel 1613 dal Galeani pittore di Lodi, queste belle quattro vele sono ancor oggi visibili e recentemente restaurate. Rappresentano scene basilari della Vita del Santo Eremita. Qualche anno dopo vi venne collocata una bella tela del Lanfranco, che nel periodo napoleonico fu trafugata ed ora è esposta nel museo di Lione in Francia. Anche il canonico del duomo Pier Maria Campi scrisse una Vita del Santo Corrado per assolvere alle richieste dei netini che desideravano maggiori notizie e fu pubblicata nel 1614 a Piacenza. Cosa ancor più notabile, il vescovo mons. Claudio Rangoni che era stato investito anch’egli dagli Anziani di Noto di far ricerche sul santo piacentino, suggella le ricerche storiche andando a validare di proprio pugno il Legato Sancti Conradi. Redatto nel Palazzo Episcopale dal Cancelliere e Notaio della curia il 9 agosto 1617, vede la volontà del Conte Zanardi Landi di erigere una cappella ed altare al Santo piacentino nella chiesa di Calendasco. 
 
A fondamento dell’atto giuridico che ha valore pubblico con proprie forme solenni, secondo le regole ferree della diplomatica, vi si afferma che i Confalonieri erano abitatori e feudatari di Calendasco; che il culto era già esistente e che andava rinvigorito proprio nel borgo citato e, si badi bene, cosa importantissima per la storiografia è che si afferma che il santo Corrado è nato fisicamente in Calendasco “in eodem loco”. Dal punto di vista storico questa è una notizia eccezionale perché và a chiudere tessere mancanti e apre ancor più a nuovi stimoli di ricerca. Il famoso Legato in scrittura latina, dopo aver illustrato clausole e somme circa il culto e la santa messa in onore al Santo, si conclude con la firma dei testimoni e del vescovo che “per tutti e per ognuno, e dopo aver osservate le debite formalità della legge, dalla pienezza della sua autorità Episcopale, interpose e interpone e parimenti decreta.”. E proprio Calendasco – unico caso in tutta la diocesi piacentina – lo avrà quale Patrono da quei giorni andando anche ad abbellire la cappella del Santo con  la stupenda pala che lo raffigura ormai vecchio penitente con sullo sfondo il ricordo dell’incendio frutto della sua conversione e cambiamento di vita. Purtroppo gli affreschi esistenti su alcune pareti laterali della chiesa, con scene della Vita Conradi vennero coperti da una pittura omogenea nel 1971 durante i grandi lavori di adeguamento dello spazio liturgico secondo i canoni prospettati dal Concilio Vaticano II voluti dallo storico arciprete del borgo nonché Canonico di S. Antonino don Federico Peratici. 
 
Oggi si ammirano di quegli anni gli affreschi del piacentino Ricchetti e in particolare il suo possente san Corrado sotto la croce posto nell’abside tra santi piacentini. La Tradizione ce lo fa conoscere come San Corrado da Piacenza, e questo giustamente perché la Casata Confalonieri possedeva anche in città in zona S. Eufemia un palazzo ed in Cattedrale si eresse la bella cappella con altare oggi demoliti, e per di più la città è indicativa di un’area facilmente individuabile da qualsiasi devoto in Italia. 
 
Resta però il dato storico: la nascita fisica del Santo nel piccolo feudo e borgo di Calendasco, un dato che perlomeno non va ignorato ma anzi dovrebbe essere con serietà riconosciuto. Ma c’è pure un altro aspetto da porre sotto attenzione e che poco si è valorizzato, riguarda gli accadimenti propri del 1300 e che ebbero anche una ripercussione su coloro i quali vivevano da laici convertiti e penitenti come il nostro Corrado. Il papa Giovanni XXII nel 1318 con una bolla aveva scomunicato i frati dissidenti detti volgarmente “spirituali” facilmente confondibili per tipologia d’abito con i fratres de la penitentia francescani. Già nel 1312 un folto gruppo di questi era fuggito, con altri del nord Italia, in Sicilia terra poi d’elezione del nostro eremita. Se Corrado nel 1315 vive la famigerata causa dell’incendio, da una parte lo vediamo essere sotto il martello e l’incudine, perché egli è guelfo e quindi schierato con la Chiesa diversamente dal Galeazzo Visconti ghibellino, però allo stesso tempo veste l’abito bigio penitenziale terziario confuso con quello degli “eretici” che, lo sappiamo dal frate Aristide, seguiva la Regola del 1289 per i laici religiosi, la famosissima Supra Montem di papa Niccolò IV. Nel contempo la confusione era estrema: anche i Poveri Eremiti del frate Clareno furono sciolti ed il pasticcio tra Beghini e Spirituali era talmente esteso che con una altra bolla del 1319 lo stesso papa Giovanni XXII dovette difendere e proteggere ufficialmente i Penitenti e Terziari francescani dicendo che non andavano confusi con i ribelli. Ed anche la cosiddetta faccenda Templare coinvolge gli anni corradiani; l’istruttoria contro i frati Templari si aprì nel 1307 e si concluse nel 1312. 
 
Come sappiamo i templari di Piacenza furono tutti assolti dall’accusa di eresia nel 1310 ed anzi già nel 1304, al primo sentore di cattive notizie a loro riguardo, avevano donato i loro beni ai domenicani piacentini. Era questo il clima politico-sociale e religioso che vigeva quando san Corrado ebbe il suo incontro con quelli che la Vita Conradi più antica, il manoscritto netino del XIV secolo, diceva esser stati poviri et servituri di Deu. 
Altra questione sul fuoco – termine adatto per una santo “incendiario” - è quella dell’iter della sua beatificazione e poi santificazione. A Noto, e per fortuna proprio là, diremmo oggi rileggendo i fatti e la storia, in quella lontana città ove visse da eremita nella grotta dei Pizzoni, alla sua morte avvenuta nella tarda mattinata del 19 febbraio 1351, immediatamente ne furono riconosciute le virtù di santità; già da vivo infatti Corrado compì tanti e copiosi miracoli: primo resta quello del pane che caldo portava fuori dalla grotta ai tanti miseri e visitatori. Non avevan certo bisogno di tante altre prove i cittadini di Noto per riconoscere in lui un sant’uomo, l’avevano sperimentato da vivo e ne portavano memoria e rispetto estremi. Tralasciamo qui di approfondire ulteriori fatti venuti da Noto e atteniamoci alla sua patria piacentina. Nei secoli successivi, durante l’iter diciamo “romano” della causa, un aspetto che la storiografia corradiana non prende in considerazione e che mettiamo sul piatto, è strettamente connesso ai suoi discendenti di Piacenza e Calendasco nel particolare. Infatti nel 1547 il duca Pierluigi Farnese fu assassinato a Piacenza e tra i Nobili cospiratori è anche Giovan Luigi Confalonieri feudatario di Calendasco. Il Duca sappiamo che era figlio di papa Paolo III e la famiglia Farnese una delle più in vista a Roma. Dopo varie vicende si arrivò alla confisca dei beni dei congiurati e tra questi quelli appartenuti appunto anche al Confalonieri assassino, tutto questo circa quaranta anni dopo il fatto. In Archivio di Stato di Parma abbiamo consultato gli atti della confisca e tra i beni che possedeva a Calendasco il feudatario Giovan Luigi Confalonieri e suoi fratelli, vi è anche una parte di quello che è l’hospitio posto in “Co’ di Borgo” cioè all’inizio del paese come è ancora attualmente oggi visibile. 
 
I beni sono acquistati dallo Zanardi Landi e con quella fortissima somma il congiurato in questione è costretto al bando da Piacenza e portarsi a Milano. Casi della storia: Giovan Luigi Confalonieri, colui che circa cinquant’anni prima uccise il Duca piacentino, nei primi anni del 1600 fu fatto Capitano di Giustizia a Milano. Questa sintesi per far comprendere con logica come mai l’iter di santità del nostro Eremita non potè che concludersi in pieno seicento; la macchia della Casata dei Confalonieri d’aver ucciso il figlio di Paolo III si trascinò certamente per anni, anche come memoria nella stessa Curia Vaticana. La causa per la santità cominciata a Noto nel 1485, poi sospesa, vede la conferma del culto nel 1515 per mano di papa Leone X; la conclusione per brevità possiamo porla con la bolla di papa Urbano VIII che nel 1625 concede al Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini di celebrare la festa del Santo Corrado in tutto l’Ordine francescano dell’orbe. Intanto restiamo in attesa del gemellaggio tra le diocesi di Piacenza e Noto auspicando che la cosa non si risolva in sola retorica e a beneficio dei soliti noti ma che possa coinvolgere appieno tutti quei devoti che in vario modo amano e studiano questa bella figura di Santo. 
 
Umberto Battini
 

NUOVA STATUA 2021

TI AMIAMO E LO DIMOSTRIAMO
QUESTA STATUA UN SEGNO DI RICONOSCENZA
 
L'Eremo adesso è perfettamente servito: la statua immensa e bella sul piazzale d'ingresso, la statua antica posta nella nicchia scavata nella roccia sopra alla grotta nel Santuario e adesso questa statua, pronta per esser portata nella processioni in loco e esposta alla venerazione dei fedeli.
Appena raccolte le informazioni, per amore del vero del bello e del giusto daremo anche la notizia dell'artista che l'ha relizzata e quant'altro utile alla storia che da ora accompagnerà questa bellissima opera d'artista dedicata al Patrono!
La nuova statua inaugurata nella santa messa di domenica 5 settembre 2021 in occasione della Festa dell'Ottava di S. Corrado.
Ieratico e per certi aspetti anche dolce, questo San Corrado nel Santuario di San Corrado fuori le mura di Noto.

 

OTTAVA 2021

le immagini sono prese da facebook


 





Per approfondire

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  • L'Araldo di San Corrado è il Collegamento Devozionale Italiano dei Devoti e Fedeli del Santo piacentino morto a Noto il 19 febbraio 1351 e nato in Calendasco (Piacenza) nel 1290
  • San Corrado Confalonieri è stato un penitente, terziario francescano, vissuto da eremita in Noto, nella Valle dei Tre Pizzoni dentro ad una grotta