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LODE AL PATRONO

Pubblichiamo una bella Poesia al Patrono, segno di quanta lovedole devozione sia espressa in vari modi tra i devoti netini!

LODI E INVOCAZIONI
A
SAN CORRADO CONFALONIERI

 
URNA di S. Corrado fatta da Giuseppe Puzzo
di Giuseppe Puzzo 


Composta il dì 19 febbraio 2016
a conclusione dell’anno corradiano
nel V centenario della beatificazione



Trinità immortale e fulgida
A Te canti ogni vivente!
O Sovrana degli affranti
Porgi l’aita a ogni dolente!
Porta al trono del Tuo Nato
Chi sa onorar la Verità!

Salve, salve o mio Patrono,
O glorioso nobil servo!
Fugasti fiero ogni superbia,
Le tue virtù fulgenti osservo!
Salva me dalla mia tenebra,
Possa aver la tua pietà!

Come duole, o Padre Amato,
La Verità testimoniare!
Di pessimismo calunniato
Vedo pochi Verità imitare!
Quanto duole, o Padre Santo,
La menzogna dover scrutar!

La mia speme, o Sommo Eroe
Tende ormai a logorarsi!
Il core sanguina, non ha quiete…
I mali ovunque sono sparsi!
Senza tregua dell’Empireo
L’eterno riso sto a sognar!

Questa vita mi fu fiele
E la quiete fu negata!
Desiando affetti altrui
L’alma mai fu ricambiata!
L’alma è spenta, più s’innalza
O mio Beato Cavalier!

Vengo a Te o Protettore
Implorando la mia prece!
Il desio per le creature,
Che godere mai mi fece,
Diventi amore folle e casto
Sol per Cristo il Veritier!

Possa avere la vittoria
Su quei corporal desii!
Possa avere il mio intelletto
Quei pensieri casti e pii!
Possa avere quella pace
Sospirata nel dolor!

Porgi l’aita nel trovare
Quella via per me tracciata!
Da niun trovò la luce
La mia alma assai turbata!
O gran Prode d’umiltade
Stendi in me il tuo favor!

Anche tu, o Soave Padre,
Toccasti crisi di coscienza,
E nel tuo fallo, in alta Italia,
Fosti preso di Sapienza!
Nella luce il guardo ascese
E di gaudio il cor cantò!

O Pellegrino verso il Cielo,
Il Sommo Re la mano tese
In tua vita, un tempo errata,
E il cor tuo in mano prese!
Per il mondo il piè movesti
E nell’Alveria infin sostò!

In questa valle pien d’orrore,
D’ogni asprezza e vanità,
La mente umana, indifferente
Al pensier dell’Aldilà,
Ignora vil la Divin Sentenza
Che quel che fummo additerà!

L’uomo stolto non ammette
D’ascoltare i Testimoni!
Essi stancano e flagellano
Le sue aspre gravi azioni!
E comincia l’oppressione
Su chi pronunzia Verità!

Non fu così, o Padre Ascetico
Per il popolo di Malta
Che t’opprimeva inorridito
Per la tua morale alta?
E poi quell’isola lasciasti
Andando fiero sopra il mar!

Ora veglia, o Protettore
Sulla città che tanto hai amato!
In lei traboccano i superbi
E quella gente che ha operato
Per la propria vanità
Senza fine il ben di far!

Quanti infidi nella festa
Ove regna falsa fede!
Protagonismo e ampio chiasso
E’ tutto quel che l’occhio vede!
Benedici il popol tuo,
Lo colga alfin la conversion!

Rammenti ancora, o Padre Amato,
I miei lamenti e le ferite
Che offersi sempre alle tue spoglie
Di raro argento rivestite?
Solo a te narravo mesto
Di quegli anni le lesion!

Si vanti orsù ogni netino,
Con grande onore e cuore saldo
Del suo Celeste Protettore,
Dell’Asceta del pane caldo!
Soccorse fame e pestilenza
Porgendo ai miseri la man!

Son passati i cinque secoli
Da quella gioia grande e lieta!
Agli altari fosti alzato
Divenendo eterna meta!
Per Te non cada l’alma mia
Al supplizio eterno imman!

Giuseppe Puzzo



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