LETTURE DEL BLOG N. 128.671 AL MARTEDI' 20 AGOSTO 2024

ARTICOLO DI UGO LAGO DEL 1924

IL GIORNALISTA NACQUE A NOTO
IL 1° GENNAIO 1898
Un grande giornalista, che dedicò questo
importante articolo ai Cilii e a San Corrado
 
di Umberto Battini
    studioso di S. Corrado
 
A Noto ci si imbatte nella via Ugo Lago, dedicata al grande giornalista nato a Noto il 1° gennaio 1898.
Fatto è che il Corriere della Sera quotidiano di Milano, vide sul mensile "La Lettura" dell'anno 1924 un bell'articolo dedicato ai Cilii di Noto, usati per valorizzare la festa patronale di San Corrado.
Nell'articolo il giornalista netino Ugo Lago ci traccia la storia dei Cilii in modo chiaro ed essenziale.
Un recupero "storico" anche questo articolo, che con piacere porto alla conoscenza dei devoti e fedeli di ogni luogo e netini soprattutto.
Personalmente non so se questo articolo del 1924, assai importante dato che uscì su di un mensile di larga diffusione, sia mai stato segnalato in questi anni.
Ora comunque, nell'apertura del mese corradiano a Noto ho pensato di renderlo pubblico affinchè ognuno possa vedere e leggere di quanta devozione anche il grande giornalista aveva.
L'articolo ci mostra anche una fotografia di un portatore di cilio di quel tempo.
Un Santo una devozione, quella per San Corrado Confalonieri.

Umberto Battini
 
 

FESTA 2024 SAN CORRADO AGOSTO

ECCO UN RIASSUNTO DI ALCUNI EVENTI
SACRI E CIVICI DEDICATI AL PATRONO
A NOTO NEL MESE DI AGOSTO 2024
 
MERCOLEDI' 31 LUGLIO APERTURA DEL MESE CORRADIANO
DOMENICA 4 AGOSTO ORE 18.30 TRASLAZIONE DELL'ARCA DI SAN CORRADO ALL'ALTARE MAGGIORE IN CATTEDRALE
SABATO 10 AGOSTO RACCOLTA ALIMENTARE IN ONORE DI SAN CORRADO
 
DOMENICA 25 AGOSTO GIORNO DELLA FESTA
ORE 9 OMAGGIO FLOREALE ALLA STATUA
ORE 10.30 SOLENNE PONTIFICALE
ORE 19 PROCESSIONE A NOTO PIANO ALTO

DOMENICA 1 SETTEMBRE OTTAVA DI SAN CORRADO
ORE 10 PRESSO SAN CORRADO FUORI LE MURA OMAGGIO FLOREALE DEI PORTATORI DEI CILII ALLA STATUA SUL PIAZZALE 
ORE 11 SANTA MESSA IN SANTUARIO
ORE 19 PROCESSIONE A NOTO PIANO BASSO


FESTA AGOSTO 2024


IL
 

TRA DANNAZIONE E SANTITA'

CORRADO CONFALONIERI
TRA DANNAZIONE E SANTITA'

Meriterebbe di essere il simbolo del tratto
piacentino della via Francigena

di Umberto Battini
    studioso di S. Corrado

Se c’è un personaggio medievale piacentino che potrebbe essere “eletto” quale simbolo “Francigeno d’eccellenza”, questo è fuor di dubbio Corrado Confalonieri. Il santo meriterebbe d’essere proprio il logo rappresentativo della via Francigena locale, di tutto il territorio di Piacenza solcato dalla strada medievale, un perfetto Pellegrino del Po.

Un piacentino importante, come lo è stata la sua famiglia: dal poderoso castello di Calendasco sul fiume Po dove nacque nel 1290, dopo gli eventi della sua dannazione delle memorie causa l’incendio della caccia, stupidamente appiccato nel 1315, si ritrova a doversi fare “penitente francescano”, nell’ospitale del “gorgolare”.

È storicamente un pellegrino d’eccellenza, difatti verso il 1323 partito dall’ospitale di Calendasco, calpestò tutta la Via Francigena, fino a Roma e poi ancora nel tratto che porta a Brindisi, da lì imbarcato per Gerusalemme.

Arriva a Noto in Sicilia nel 1343 dopo una sosta a Malta, dove venne cacciato miseramente, e sbarcato a Messina cammina fino alla “Ingegnosa Noto” dove, leggiamo dalla sua agiografia più antica (datata alla fine del 1300) si dice che “a Noto erano le migliori genti” e così è la solida generosa accoglienza riservata al frate Corrado dal quel  primo giorno tra i netini.

Ma sul groppone del santo eremita piacentino c’è anche tutta la faccenda della sua santificazione: appena morto, come si usava in quel medievo, il vescovo locale poteva “far santo” un personaggio locale acclamato a furore di popolo. Questo fu il suo caso.

Il terremoto di Sicilia del 1693 ha spazzato via buona parte dei palazzi storici, degli archivi dei conventi, chiese e notai ma per fortuna rimane intatta la pratica antica del 1485: si dà il via da Noto ad un “processo per canonizzazione” con testimoni di eventi miracolosi relativi a San Corrado.

Tutto si ritarda. A Roma pare che addirittura nulla sia stato messo “agli atti” e causa periodi di guerre, tumulti e fatti di politica. È un nulla di fatto ed a peggiorare le cose arriva la congiura di Piacenza del 1547.
Tra gli assassini del duca, Pierluigi Farnese, figlio di papa Paolo III, c’è anche tra i famosi quattro del “Plac” (Pallavicini-Landi-Anguissola-Confalonieri) anche il feudatario di Calendasco Giovan Luigi Confalonieri, ramo di discendenza diretta del santo. Da quel fatto San Corrado venne messo all’angolo in tutta la Diocesi di Piacenza e questo fino ad inizio del ’600, quando il Confalonieri partì per Milano, carico però del frutto in soldoni della “confisca farnesiana”.

Altri membri della stessa casata “slegati” da questo evento rimasero tranquilli a vivere nel Piacentino ed anzi, quando tutto tornò nel silenzio cercarono d’appropriarsi addirittura della nascita del santo nel loro ramo di discendenza, per darsi vanto.

Il papa Paolo III aveva detto, e questo è riportato: “Come papa li perdono, come uomo non sarò soddisfatto fino a che non li vedrò morti!” riferito ai quattro congiurati.

Immaginiamo quando a Roma arrivò sul tavolo del papa la “pratica” San Corrado ma con cognome Confalonieri! Tutto fermo, a Piacenza e soprattutto a Calendasco, luogo d’abitazione di uno dei carnefici di suo figlio: il culto di San Corrado era stato approvato per essere diffuso solo in tutta la Sicilia e così doveva restare cioè un culto “rinchiuso” sull’isola.

Le cose tornano a posto il 9 agosto del 1617: è il vescovo di Piacenza mons. Claudio Rangoni che dà una scossa forte e decisa al recupero del culto, infatti “approva, decreta e firma” ciò che è scritto nero su bianco nel notarile di curia “Legato Sancti Conradi”.

Traducendo dal latino il documento, che si conserva in una imbreviatura originale in Archivio di Stato a Piacenza, così si legge: ”...i Confalonieri furono per diversi secoli feudatari abitanti di Calendasco... circa S. Corrado come è appurato dalle cose fatte sapere della sua vita pubblica, certamente la maggiore devozione è da promuovere e deve essere stimolata nella predetta Chiesa di Calendasco, il medesimo luogo dal quale questo Santo, come appurato, ha tratto la sua origine terrena”.

Chiarissimo e inoppugnabile, un documento di curia a Piacenza, per mano notarile e qualche anno dopo, anche papa Urbano VIII darà un bel colpo alla risoluzione “della santità” circa San Corrado.

Infatti in una bolla da lui emessa e firmata il 12 settembre del 1625, concede ai francescani (nel cui santorale ricade il santo) di poter fare culto “in tutto il mondo a San Corrado” (lo chiama proprio così). Inoltre il papa precisa che "qualsiasi scomunica" ed altra pena relativa al fatto che si venerava Corrado come santo, quando invece era solo beato, è completamente tolta, anche quelle dei suoi predecessori, senza possibilità di ricorso e quindi concede di tornare a venerarlo quale Santo, come infatti si faceva a Noto da secoli da quel 19 febbraio 1351.

Su questo uomo medievale della terra piacentina, che ha unito Calendasco con la città di Noto, dove un santuario ne racchiude la grotta della sua vita eremitica fino alla morte, molto ci sarebbe da scrivere. La cosa notevole è che c’è tanta documentazione, conosciuta ed inedita, e quando nel 1610 i Giurati di Noto scrissero ai reggenti di Piacenza, specificarono che sapevano bene che il santo era proprietario feudatario del castello di Calendasco, cosa non di poco conto.

Nuovo e ricco materiale d’archivio è emerso da pochi anni, già sotto la lente di studio e di confronto, per arrivare a mettere ancor più luce sul santo Corrado Confalonieri da Calendasco, penitente, pellegrino e poi eremita.

QUESTO TESTO E' APPARSO SUL QUOTIDIANO ILPIACENZA.IT
il 18 febbraio 2024 a firma di Umberto Battini


CALENDASCO TERRA CORRADIANA

IL BORGO CONSERVA LA DEVOZIONE
A SAN CORRADO CONFALONIERI
Da giugno i documenti del culto di Calendasco
al Patrono raccolti in un libro
La Storia che parla per mezzo dei nostri avi, devotissimi e sinceri
un Santo che ha unito alla città di Noto in Sicilia
 

 

BRACCIO RELIQUIARIO DI NOTO

CADEVA NELL'ANNO 2020 A NOTO
IL 70° ANNIVERSARIO DEL DONO
DEL BRACCIO ARTISTICO IN ARGENTO
CON LA RELIQUIA DI SAN CORRADO

di Umberto Battini 
studioso di S. Corrado

Come studioso devoto di S. Corrado, sono sempre molto attento anche a tutto ciò che gira attorno alla venerazione del Patrono. E questo anche dal punto di vista storico, infatti è un modo per vedere "vivo" tutto quello che generazioni di fedeli a S. Corrado hanno fatto nel tempo indietro a noi.
Ad esempio l'ultimo mio lavoro a stampa, riguarda proprio il culto ultracentenario che gli si dava in Calendasco piacentino: affreschi, quadri, processioni, reliquie e riti liturgici patronali solenni, tutto documentato dai verbali dei parroci.
A Noto nel 1950 si pensò di far realizzare un reliquiario a forma di Braccio, nel quale inserire la reliquia insigne di S. Corrado.
Nell'anno 2020, in tempo di covid, ricadeva il 70° anniversario di questo fatto storico e religioso, cioè l'aver appunto fatto realizzare il prezioso reliquiario.
Un bell'esempio di venerazione del popolo devoto netino.
Ho fatto una breve ricerca ed è emerso, leggendo appunto dal punzone dell'argentiere e dalle scritte incise alla base, "la storia" di questo ottimo reliquiario. 
Vi si può vedere impresso il punzone, obbligatorio per legge, dell'argentiere con il suo personale simbolo e firma: Devecchi, di Milano.
Incisa pure la dedicatoria in latino: Grati Animi Causa Netini + A D + 1950.
Essa significa: I Netini Grati per i piaceri (grazie) ricevuti + Anno del Signore + 1950.
Il popolo di Noto offrì la somma necessaria per far eseguire quest'opera da uno degli argentieri più bravi ed importanti in Italia, la famiglia Devecchi.
Un dato di fatto storico e vicino a noi nel tempo, una chiara e vivida testimonianza di Amore devozionale che da secoli a Noto si perpetua.
Anche questo fatto merita di entrare a conoscenza dei devoti tutti.
 



Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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  • L'Araldo di San Corrado è il Collegamento Devozionale Italiano dei Devoti e Fedeli del Santo piacentino morto a Noto il 19 febbraio 1351 e nato in Calendasco (Piacenza) nel 1290