LETTURE DEL BLOG N. 129.612 AL SABATO 21 SETTEMBRE 2024

DENTRO AL CASTELLO


ECCO IL VIDEO TRASMESSO
IN TUTTO SU NOTO IN FACEBOOK

VISITIAMO INTERNAMENTE IL CASTELLO
DEI CONFALONIERI A CALENDASCO (PIACENZA)

𝐴 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑑𝑖..
"𝐢𝐥 𝐂𝐚𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐚𝐢 𝐦𝐚𝐭𝐭𝐨𝐧𝐢 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢 𝐚 𝐂𝐚𝐥𝐞𝐧𝐝𝐚𝐬𝐜𝐨: 𝐭𝐫𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐫𝐚 𝐧𝐚𝐜𝐪𝐮𝐞 𝐮𝐧 𝐬𝐚𝐧𝐭𝐨, 𝐦𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐢̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧 𝐨𝐦𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨. 𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐨, 𝐮𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐂𝐨𝐧𝐟𝐚𝐥𝐨𝐧𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞, 𝐞̀ 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐫𝐮𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞. 𝐔𝐦𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐁𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐢 𝐜𝐢 𝐟𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢".
Un programma di 𝑉𝑖𝑛𝑐𝑒𝑛𝑧𝑜 𝑅𝑜𝑠𝑎𝑛𝑎

TESTO BREVE IN INGLESE

ECCO UN BREVE TESTO STORICO
CHE POTETE SALVARE E DIVULGARE
E' IN FORMATO IMMAGINE JPG
clicca sul testo sotto e salva, quindi condividilo sui social
per divulgare la Storia di S. Corrado in modo
sintetico in lingua inglese

 

IL ROMITORIO DEL GORGOLARE

LUOGO STORICO DI CALENDASCO

Un rivo oggi intubato e un mulino demolito per lungo
tempo sono stati importanti per il paese 
particolare di mappa del XVI secolo con il rivo, l'ospitale ed il borgo

 
di  Umberto Battini
     studioso di S. Corrado

Un’interessante questione storica locale, ma salita alle cronache in volumi pubblicati a Roma ed altrove già qualche secolo fa, riguarda l’hospitale detto “del gorgolare”, oggi inglobato nel piccolo borgo di Calendasco. Abbiamo fatto una accurata ricerca e ne risulta che era luogo conosciuto sia in modo “geografico” che in quello “topografico” già dal ’600 da storici di chiara fama.

Il primo ad occuparsene nel 1568 è lo storico di Noto, Girolamo Pugliese, in uno dei suoi libri studio dedicati al patrono di quella città sicula, che ne detiene il santo corpo. Nel borgo sul fiume Po a Calendasco, fino a pochi anni fa esisteva ancora, sebbene dismesso, il mulino sul rivo Confaloniero, da qualche decennio completamente intubato. Praticamente dietro all’attuale palazzo del Comune costruito proprio un secolo fa sul prato annesso al mulino, come risulta ad esempio dall’estimo napoleonico.

L’antico luogo ancora nel 1800 denominato “molino Baffoni” che ne era il proprietario, aveva il canale delle acque che andava a girare a gomito proprio in prossimità dell’antico ospedale medievale.

Da questo inconfondibile rumore delle acque, che si infrangevano in questa curva, il nome particolare e locale di “ospitio del gorgolare”, prodotto appunto dal gorgoglio delle acque.

Tra gli storici che citano il luogo, caro quindi anche a San Corrado per la sua conversione, un importante volume edito nel 1935 a Macerata, scritto dallo storico Raniero Luconi dove leggiamo che “al principio del trecento esisteva a Piacenza, in un luogo detto Gorgolare, una comunità di eremiti sotto l’obbedienza di frate Aristide” il superiore proprio del piccolo convento ospedale per pellegrini del borgo.

Sempre in un volume degli “Acta selecta” francescani edito a Roma nel 1944  si cita “l’eremitorio del Gorgolare dove S. Corrado Confalonieri prese l’abito per mano di fra Aristide”. Altra citazione viene dallo storico Raffaele Pazzelli che nel volume stampato in Roma nel 1958 dalla Curia Generalizia del Tor francescano cita testualmente, censendo tutti i luoghi terziari in Italia: “il terzo luogo di cui ci è stata tramandata la memoria è il convento eremitaggio di Calendasco presso Piacenza” posto proprio al ridosso del canale del mulino.

Ma notevole rimane anche lo studio di Giovanni Parisi in un volume titolato “San Corrado Confalonieri Patrono di Noto” stampato a Torino dalla editrice Carteggio nel 1960. Scrive lo storico: “nel luogo ove sorge l’attuale Calendasco... molti anni prima dei fatti del nostro Corrado era in gran fama un convento eremitaggio di terziari” e dopo una sua personale visita al luogo prima della stesura del volume, poté quindi anche scrivere altre precise notazioni storiche.

Sulla base di deduzioni e documentazione scrive l’autorevolissimo storico Parisi: “siamo d’avviso che il romitorio detto del Gorgolare veniva a trovarsi proprio all’inizio dell’attuale Calendasco... il pozzo, la cantina, le scale ci dicono chiaramente nei loro avanzi che si tratta di un vero e proprio romitorio”.

Uguale avviso esprime lo storico Francesco Bordoni nel suo studio del 1658 ci lascia scritto: “Gorgolarii conventus in diocesi Placentinam” nel quale vivono frati dediti a penitenze e assistenza.

In poche parole, qui citando solo alcuni tra coloro che occupandosi di storia antica francescana, vanno a corroborare della certa vitalità di questo medievale luogo che ha però una fondazione addirittura in tempo longobardo, come da recente documentazione emersa.

Insomma la posizione addossata all’antico rivo macinatorio del mulino, con piega a gomito davanti all’antico sito, è una bella prova storica della toponomastica che anticamente sopravviveva, e purtroppo nei secoli andata dimenticata con il disuso dell’ospedale francigeno.

Ma la cosa notevole è che anche in mappe conservate in Archivio di Stato di Parma è possibile vedere chiaramente distinto questo luogo accanto al borgo di Calendasco con segnalato proprio il rivo che gira a gomito e prosegue verso il castello andando ad alimentare il fossato che lo circondava.

La terra piacentina è ricca di piccoli luoghi densi di storia, forse in parte andata dimenticata, trascurata, ma che ha lasciato tracce certe nella memoria scritta nei possenti studi di storici dei quali forse neanche sapevamo l’esistenza.

questo pezzo è apparso sul quotidiano ILPIACENZA il 16 giugno 2024
se copii cita autore e web site

VIDEO TUTTO SU NOTO

VIDEO TRASMESSO IN "TUTTO SU NOTO"
IN FACEBOOK LA RUBRICA CURATA
DAL GIORNALISTA VINCENZO ROSANA
"A casa di..."
Il video realizzato da Umberto Battini storico di San Corrado
"Un castello tra dannazione e santità" - settembre 2024

 

RACCOLTA ANNO 2024

RACCOLTA ALIMENTARE
DI SAN CORRADO 

La generosità del popolo netino

Raccolti ben 2400 kg. di alimenti per i bisognosi
nella giornata di sabato 10 agosto
 


ARTE SACRA

ESISTONO VARI MANUALI
DI STORICI DELL'ARTE CHE CI
INSEGNANO A "LEGGERE" L'ARTE SACRA
NEI SECOLI
Ecco la lettura precisa del quadro applicata da Umberto Battini
 
di  Gabriele Temperani

E' un quadro di rara bellezza quello che si conserva in chiesa parrocchiale a Calendasco in provincia di Piacenza.
Probabilmente una tra le icone dedicate a S. Corrado Confalonieri tra le più significative.
Il dipinto è senza dubbio databile tra fine del '500 e inizi del 1600, su questo non ci sono dubbi, infatti già la"lettura della tela" con la Lampada di Wood parlò chiaro.
Già da qualche anno Umberto Battini, storico e studioso devotissimo del Santo Patrono del paese vicino al fiume Po, ha dato una lettura al dipinto sacro.
Tra le altre cose va detto, per verità, che mai nessuno ne aveva in questo secolo fatto prima la lettura critica d'arte.
Ora tutti possono "leggere" nel prezioso quadro il messaggio che si voleva dire a chi lo ammirasse.
E' vero che la tela è poco illuminata, e si presenta abbastanza scura all'occhio, meritevole di restauro, basterebbe una pulitura.
Ad ogni modo quello che appare è ben nitido e chiaro: il messaggio che esprimino ad esempio i piedi. Quello destro e quello di sinistra, entrambi nudi, posati su nuda terra e nuda roccia.
Grazie ad Umberto Battini per averci permesso anche questa lettura del dipinto, in modo che il devoto possa ancor di più sentirsi vicino alla storia umana di S. Corrado.
 

 

TRASLAZIONE ARCA SAN CORRADO 2024

NOTO DOMENICA 4 AGOSTO
TRASLAZIONE DELL'ARCA
ALL'ALTARE MAGGIORE
 
immagine sotto presa da facebook 
della Società Fedeli e Portatori di San Corrado di Noto

 

ARTICOLO DI UGO LAGO DEL 1924

IL GIORNALISTA NACQUE A NOTO
IL 1° GENNAIO 1898
Un grande giornalista, che dedicò questo
importante articolo ai Cilii e a San Corrado
 
di Umberto Battini
    studioso di S. Corrado
 
A Noto ci si imbatte nella via Ugo Lago, dedicata al grande giornalista nato a Noto il 1° gennaio 1898.
Fatto è che il Corriere della Sera quotidiano di Milano, vide sul mensile "La Lettura" dell'anno 1924 un bell'articolo dedicato ai Cilii di Noto, usati per valorizzare la festa patronale di San Corrado.
Nell'articolo il giornalista netino Ugo Lago ci traccia la storia dei Cilii in modo chiaro ed essenziale.
Un recupero "storico" anche questo articolo, che con piacere porto alla conoscenza dei devoti e fedeli di ogni luogo e netini soprattutto.
Personalmente non so se questo articolo del 1924, assai importante dato che uscì su di un mensile di larga diffusione, sia mai stato segnalato in questi anni.
Ora comunque, nell'apertura del mese corradiano a Noto ho pensato di renderlo pubblico affinchè ognuno possa vedere e leggere di quanta devozione anche il grande giornalista aveva.
L'articolo ci mostra anche una fotografia di un portatore di cilio di quel tempo.
Un Santo una devozione, quella per San Corrado Confalonieri.

Umberto Battini
 
 

FESTA 2024 SAN CORRADO AGOSTO

ECCO UN RIASSUNTO DI ALCUNI EVENTI
SACRI E CIVICI DEDICATI AL PATRONO
A NOTO NEL MESE DI AGOSTO 2024
 
MERCOLEDI' 31 LUGLIO APERTURA DEL MESE CORRADIANO
DOMENICA 4 AGOSTO ORE 18.30 TRASLAZIONE DELL'ARCA DI SAN CORRADO ALL'ALTARE MAGGIORE IN CATTEDRALE
SABATO 10 AGOSTO RACCOLTA ALIMENTARE IN ONORE DI SAN CORRADO
 
DOMENICA 25 AGOSTO GIORNO DELLA FESTA
ORE 9 OMAGGIO FLOREALE ALLA STATUA
ORE 10.30 SOLENNE PONTIFICALE
ORE 19 PROCESSIONE A NOTO PIANO ALTO

DOMENICA 1 SETTEMBRE OTTAVA DI SAN CORRADO
ORE 10 PRESSO SAN CORRADO FUORI LE MURA OMAGGIO FLOREALE DEI PORTATORI DEI CILII ALLA STATUA SUL PIAZZALE 
ORE 11 SANTA MESSA IN SANTUARIO
ORE 19 PROCESSIONE A NOTO PIANO BASSO


FESTA AGOSTO 2024


IL
 

TRA DANNAZIONE E SANTITA'

CORRADO CONFALONIERI
TRA DANNAZIONE E SANTITA'

Meriterebbe di essere il simbolo del tratto
piacentino della via Francigena

di Umberto Battini
    studioso di S. Corrado

Se c’è un personaggio medievale piacentino che potrebbe essere “eletto” quale simbolo “Francigeno d’eccellenza”, questo è fuor di dubbio Corrado Confalonieri. Il santo meriterebbe d’essere proprio il logo rappresentativo della via Francigena locale, di tutto il territorio di Piacenza solcato dalla strada medievale, un perfetto Pellegrino del Po.

Un piacentino importante, come lo è stata la sua famiglia: dal poderoso castello di Calendasco sul fiume Po dove nacque nel 1290, dopo gli eventi della sua dannazione delle memorie causa l’incendio della caccia, stupidamente appiccato nel 1315, si ritrova a doversi fare “penitente francescano”, nell’ospitale del “gorgolare”.

È storicamente un pellegrino d’eccellenza, difatti verso il 1323 partito dall’ospitale di Calendasco, calpestò tutta la Via Francigena, fino a Roma e poi ancora nel tratto che porta a Brindisi, da lì imbarcato per Gerusalemme.

Arriva a Noto in Sicilia nel 1343 dopo una sosta a Malta, dove venne cacciato miseramente, e sbarcato a Messina cammina fino alla “Ingegnosa Noto” dove, leggiamo dalla sua agiografia più antica (datata alla fine del 1300) si dice che “a Noto erano le migliori genti” e così è la solida generosa accoglienza riservata al frate Corrado dal quel  primo giorno tra i netini.

Ma sul groppone del santo eremita piacentino c’è anche tutta la faccenda della sua santificazione: appena morto, come si usava in quel medievo, il vescovo locale poteva “far santo” un personaggio locale acclamato a furore di popolo. Questo fu il suo caso.

Il terremoto di Sicilia del 1693 ha spazzato via buona parte dei palazzi storici, degli archivi dei conventi, chiese e notai ma per fortuna rimane intatta la pratica antica del 1485: si dà il via da Noto ad un “processo per canonizzazione” con testimoni di eventi miracolosi relativi a San Corrado.

Tutto si ritarda. A Roma pare che addirittura nulla sia stato messo “agli atti” e causa periodi di guerre, tumulti e fatti di politica. È un nulla di fatto ed a peggiorare le cose arriva la congiura di Piacenza del 1547.
Tra gli assassini del duca, Pierluigi Farnese, figlio di papa Paolo III, c’è anche tra i famosi quattro del “Plac” (Pallavicini-Landi-Anguissola-Confalonieri) anche il feudatario di Calendasco Giovan Luigi Confalonieri, ramo di discendenza diretta del santo. Da quel fatto San Corrado venne messo all’angolo in tutta la Diocesi di Piacenza e questo fino ad inizio del ’600, quando il Confalonieri partì per Milano, carico però del frutto in soldoni della “confisca farnesiana”.

Altri membri della stessa casata “slegati” da questo evento rimasero tranquilli a vivere nel Piacentino ed anzi, quando tutto tornò nel silenzio cercarono d’appropriarsi addirittura della nascita del santo nel loro ramo di discendenza, per darsi vanto.

Il papa Paolo III aveva detto, e questo è riportato: “Come papa li perdono, come uomo non sarò soddisfatto fino a che non li vedrò morti!” riferito ai quattro congiurati.

Immaginiamo quando a Roma arrivò sul tavolo del papa la “pratica” San Corrado ma con cognome Confalonieri! Tutto fermo, a Piacenza e soprattutto a Calendasco, luogo d’abitazione di uno dei carnefici di suo figlio: il culto di San Corrado era stato approvato per essere diffuso solo in tutta la Sicilia e così doveva restare cioè un culto “rinchiuso” sull’isola.

Le cose tornano a posto il 9 agosto del 1617: è il vescovo di Piacenza mons. Claudio Rangoni che dà una scossa forte e decisa al recupero del culto, infatti “approva, decreta e firma” ciò che è scritto nero su bianco nel notarile di curia “Legato Sancti Conradi”.

Traducendo dal latino il documento, che si conserva in una imbreviatura originale in Archivio di Stato a Piacenza, così si legge: ”...i Confalonieri furono per diversi secoli feudatari abitanti di Calendasco... circa S. Corrado come è appurato dalle cose fatte sapere della sua vita pubblica, certamente la maggiore devozione è da promuovere e deve essere stimolata nella predetta Chiesa di Calendasco, il medesimo luogo dal quale questo Santo, come appurato, ha tratto la sua origine terrena”.

Chiarissimo e inoppugnabile, un documento di curia a Piacenza, per mano notarile e qualche anno dopo, anche papa Urbano VIII darà un bel colpo alla risoluzione “della santità” circa San Corrado.

Infatti in una bolla da lui emessa e firmata il 12 settembre del 1625, concede ai francescani (nel cui santorale ricade il santo) di poter fare culto “in tutto il mondo a San Corrado” (lo chiama proprio così). Inoltre il papa precisa che "qualsiasi scomunica" ed altra pena relativa al fatto che si venerava Corrado come santo, quando invece era solo beato, è completamente tolta, anche quelle dei suoi predecessori, senza possibilità di ricorso e quindi concede di tornare a venerarlo quale Santo, come infatti si faceva a Noto da secoli da quel 19 febbraio 1351.

Su questo uomo medievale della terra piacentina, che ha unito Calendasco con la città di Noto, dove un santuario ne racchiude la grotta della sua vita eremitica fino alla morte, molto ci sarebbe da scrivere. La cosa notevole è che c’è tanta documentazione, conosciuta ed inedita, e quando nel 1610 i Giurati di Noto scrissero ai reggenti di Piacenza, specificarono che sapevano bene che il santo era proprietario feudatario del castello di Calendasco, cosa non di poco conto.

Nuovo e ricco materiale d’archivio è emerso da pochi anni, già sotto la lente di studio e di confronto, per arrivare a mettere ancor più luce sul santo Corrado Confalonieri da Calendasco, penitente, pellegrino e poi eremita.

QUESTO TESTO E' APPARSO SUL QUOTIDIANO ILPIACENZA.IT
il 18 febbraio 2024 a firma di Umberto Battini


CALENDASCO TERRA CORRADIANA

IL BORGO CONSERVA LA DEVOZIONE
A SAN CORRADO CONFALONIERI
Da giugno i documenti del culto di Calendasco
al Patrono raccolti in un libro
La Storia che parla per mezzo dei nostri avi, devotissimi e sinceri
un Santo che ha unito alla città di Noto in Sicilia
 

 

BRACCIO RELIQUIARIO DI NOTO

CADEVA NELL'ANNO 2020 A NOTO
IL 70° ANNIVERSARIO DEL DONO
DEL BRACCIO ARTISTICO IN ARGENTO
CON LA RELIQUIA DI SAN CORRADO

di Umberto Battini 
studioso di S. Corrado

Come studioso devoto di S. Corrado, sono sempre molto attento anche a tutto ciò che gira attorno alla venerazione del Patrono. E questo anche dal punto di vista storico, infatti è un modo per vedere "vivo" tutto quello che generazioni di fedeli a S. Corrado hanno fatto nel tempo indietro a noi.
Ad esempio l'ultimo mio lavoro a stampa, riguarda proprio il culto ultracentenario che gli si dava in Calendasco piacentino: affreschi, quadri, processioni, reliquie e riti liturgici patronali solenni, tutto documentato dai verbali dei parroci.
A Noto nel 1950 si pensò di far realizzare un reliquiario a forma di Braccio, nel quale inserire la reliquia insigne di S. Corrado.
Nell'anno 2020, in tempo di covid, ricadeva il 70° anniversario di questo fatto storico e religioso, cioè l'aver appunto fatto realizzare il prezioso reliquiario.
Un bell'esempio di venerazione del popolo devoto netino.
Ho fatto una breve ricerca ed è emerso, leggendo appunto dal punzone dell'argentiere e dalle scritte incise alla base, "la storia" di questo ottimo reliquiario. 
Vi si può vedere impresso il punzone, obbligatorio per legge, dell'argentiere con il suo personale simbolo e firma: Devecchi, di Milano.
Incisa pure la dedicatoria in latino: Grati Animi Causa Netini + A D + 1950.
Essa significa: I Netini Grati per i piaceri (grazie) ricevuti + Anno del Signore + 1950.
Il popolo di Noto offrì la somma necessaria per far eseguire quest'opera da uno degli argentieri più bravi ed importanti in Italia, la famiglia Devecchi.
Un dato di fatto storico e vicino a noi nel tempo, una chiara e vivida testimonianza di Amore devozionale che da secoli a Noto si perpetua.
Anche questo fatto merita di entrare a conoscenza dei devoti tutti.
 


LE IMPRONTE DI SAN CORRADO

QUANDO LA STORIA

LASCIA LE SUE IMPRONTE

In questa missiva inviata a Piacenza nel 1610 già si indicava che San Corrado fosse stato padrone del castello di Calendasco ! Ben lo sapevano già anche a Noto e questo è un dato importantissimo !


SAN CORRADO

SAN CORRADO CONFALONIERI
PATRONO DI CALENDASCO (PIACENZA)
Milite vescovile guelfo, figlio del feudatario di Calendasco, il Santo Corrado Confalonieri si fece penitente, terziario francescano ed infine eremita a Noto nella Valle dei Tre Pizzoni dove visse e morì.
Il maestoso quadro in chiesa a Calendasco, piede destro sulla terra, simbolo della nascita fisica, piede sinistro sulla roccia, simbolo della vita eremitica a Noto.
Nato a Calendasco nell'anno 1290 e morto a Noto nella grotta il 19 febbraio 1351.

 

RESOCONTO PRESENTAZIONE LIBRO A PIACENZA

NEL CENTRO CULTURALE 
DI PIACENZA "FABBRICHE&NUVOLE"
RESOCONTO DELLA PRESENTAZIONE

Mercoledì 5 giugno 2024 alle ore 18
Un pomeriggio caldo, estivo, nel cuore di Piacenza.
Davanti ad una buona platea è stato presentato il libro "I documenti del culto a San Corrado" di Umberto Battini.
E' il terzo libro dell'autore sulla figura storica di questo uomo medievale piacentino, salito alla gloria degli altari e il cui corpo si conserva nella splendida città di Noto in Sicilia.
Lo scrittore Claudio Arzani ha condotto il pomeriggio culturale, mentre Dalila Ciavattini ha letto parti del volume. Presente il presidente di "Fabbriche&Nuvole" il prof. Bernardo Carli e lo scrittore siciliano Carmelo Sciascia che ha fatto un intervento sul legame "San Corrado-Calendasco e Noto" interessante.
Tra il pubblico il M° Bruno Grassi attuale proprietario del medievale romitorio-ospitale di Calendasco, luogo che accolse il santo Eremita dopo il fatto dell'incendio nell''anno 1315.
Il libro di Battini raccoglie documenti originali del culto svolto nei secoli a Calendasco, partendo dai libri della confraternuita già attiva nel 1749.
Il famoso "Legato Sancti Conradi" del 1617 che indica la nascita del santo Eremita a Calendasco, documento scritto in curia a Piacenza, è pubblicato integralmente nel volume di Battini "I documenti Inediti di S. Corrado" del 2006. 
Nel caldo pomeriggio piacentino, in via Roma a due passi dalla via San Corrado Confalonieri, si è dunque parlato e discusso di S. Corrado e della sua figura umana storica. Ci si è concentrati su Calendasco e sul culto antichissimo patronale.
Un momento di cultura vivace, che ha messo in luce questa figura di Santo e di uomo del medioevo piacentino e che merita d'essere riscoperto attentamente.
L'incontro si è concluso con un ottimo rinfresco offerto a tutti i presenti.


Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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  • L'Araldo di San Corrado è il Collegamento Devozionale Italiano dei Devoti e Fedeli del Santo piacentino morto a Noto il 19 febbraio 1351 e nato in Calendasco (Piacenza) nel 1290