LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024


Noto, 1943

Il voto a San Corrado
per l’incolumità della Città.

di Mons. Salvatore Guastella


Resterà indelebile pagina d’oro nella storia della città di Noto la grandiosa sacra funzione che si svolse in cattedrale nel pomeriggio del 28 febbraio.

Alla sera del 19 febbraio, festa del Santo, il vescovo annunzia in cattedrale il desiderio presentatogli da alcuni di emettere un voto al Signore perché, per l’intercessione di San Corrado, preservi la città dalle incursioni aeree. Da quel momento la relativa domanda al vescovo e al commissario prefettizio del Comune riscuote in pochi giorni la totale adesione in ogni classe di cittadini.
Così, prima che sia riposta in sicurezza nella sua custodia l’arca argentea contenente il corpo del Santo, domenica 28 il vescovo Angelo Calabretta - preceduto dal Seminario, dai parroci e dai canonici – muove dal palazzo vescovile verso la cattedrale. Dinanzi al palazzo Ducezio attendono il Commissario prefettizio e il personale del Municipio, con il gonfalone municipale e la bandiera nazionale. Quindi tutti quanti si entra nella cattedrale illuminata e gremita di popolo, mentre la schola cantorum esegue l’Ecce sacerdos e l’inno per il centenario di S. Corrado.
Fatta breve orazione all’altare del Santo, Il vescovo dà anzitutto lettura della lettera che il S. Padre gli ha inviato per la fausta occasione del sesto centenario della venuta di S. Corrado in Noto; poi spiega la portata del voto che a momenti il Commissario prefettizio avrebbe presentato al Signore in onore di S. Corrado e in nome di tutta la cittadinanza.

Eccone il testo.

«Se il Signore lascerà immune la Città dalle incursioni aeree nemiche nella presente guerra, ogni anno in perpetuo nella festa del Santo, il 19 febbraio, il Sindaco porterà ufficialmente un cero al Santo; e i singoli cittadini di Noto nella vigilia di detta festa faranno ogni anno un digiuno nella forma consueta della Chiesa e non sotto pena di peccato, e s’impegneranno, finita la guerra, a fare eseguire le auspicate e dovute decorazioni alla chiesa cattedrale che conserva il prezioso corpo di S. Corrado Confalonieri, patrono della città e diocesi di Noto».

Indi si alza a parlare il comm. Vincenzo Eduardo Gasdia, viceprefetto di Siracusa e commissario straordinario al Comune di Noto. Con felice discorso, materiato di profonda cultura sacra e di sentimenti di pietà cristiana, egli rievoca i tempi in cui nei momenti più salienti della vita cittadina e nazionale i magistrati delle città italiane nelle cattedrali trasformate in arengo presentavano al Signore per le mani del vescovo i voti dei cittadini; disse come l’adempimento di quei voti in molte città più vetuste costituisce tutt’oggi la rievocazione della più bella pagina della loro storia, e con commossa invocazione al Santo presenta il voto anticipando, quale caparra di esaudita preghiera, fin da quel momento stesso l’offerta del cero che si reca a presentare al vescovo. Subito acceso, il cero viene posto sull’altare dinanzi al Santo, ed in seguito sarà conservato, a cura del Municipio, in apposita custodia nella cappella del Santo, a ricordare il primo cero offerto dal Comune.
Si alza quindi il segretario del Comune che dà lettura della deliberazione sancita, in merito a detto voto, dal Comune e debitamente autorizzato. Quindi il notaio cav. Salvatore Samperi dà lettura del rogito, che viene subito firmato dal vescovo, dal sig. commissario e da dieci testimoni scelti da ogni classe di cittadini.
Terminata la solenne cerimonia, tra il più vivo commosso entusiasmo dell’immensa folla, l’arca argentea del Santo viene riposta nella sua custodia che fin dal delinearsi dei primi pericoli bellici è stata diligentemente praticata dietro l’altare maggiore, in posto che presenta maggiore affidamento di sicurezza.
Riconoscete al suo Santo Patrono, la Città a lui devotissima scioglie così da 65 anni, il 19 febbraio, il voto emesso nel 1943!

Mons. Salvatore Guastella



Album fotografico









Un interessante articolo di cultura netina e corradiana


Noto, 1898
S. Luigi Orione pellegrino per voto alla grotta di S. Corrado.


San Luigi Orione (1872-1940), fondatore della Piccola Opera della divina Provvidenza, venne per la prima volta da Tortona a Noto il 19 settembre 1898 e vi si trattenne sino al 20 ottobre, invitato dal vescovo Giovanni Blandini a dirigere con i suoi sacerdoti e chierici il Collegio S. Luigi (1898-1903), oggi sede della Curia vescovile e a gestire, in seguito, in contrada Cozzotondo la Colonia Agricola Immacolata con annesso orfanotrofio (1901-1916), oggi sede della ‘Comunità-Incontro Villa Immacolata’.


Nel 1939 il vescovo Angelo Calabretta offrirà al santo tortonese la gestione della parrocchia-santuario di S. Corrado di fuori, dove i suoi religiosi incrementeranno la vita eremitica e l’attività pastorale, ed inoltre adatteranno l’eremo superiore ad Orfanotrofio maschile S. Corrado (1950-1988). Benemerita presenza orionina socio pastorale a Noto, che però si concluderà nel 1992.
Durante i giorni di sua residenza a Noto nel 1898, “don Orione si recava spesso nella grotta di San Corrado a pregare, e illuminava i buoni eremiti custodi del santuario con discorsi semplici e fervorosi” (v. Bollettino dell’Opera, Tortona, 2 ottobre 1898).


Intanto «attorno a Don Orione si era fatta tale rinomanza di santo, che egli ricorderà sempre con umile confusione quelle ultime giornate della sua permanenza a Noto, circondato di affetto, ricercato da mane a sera, quasi oppresso dai sentimenti di stima. Ma lo preoccupavano le condizioni di salute del suo chierico Eugenio Ottaggi; condizioni che preannunciavano il mal sottile. Don Orione così ne parlò con don Sterpi: “Ti confesso che mi sento strappare il cuore. Ho fatto due voti, alla Madonna di Lourdes e a San Corrado che abbiamo qui, perché ce lo facciano guarire tanto almeno da poterlo condurre fino a Tortona. Ieri notte sono andato al santuario di S. Corrado di fuori e sono arrivato a casa alle undici e mezzo, e là ho fatto voto di condurlo pure e di fare un dono non minore di £ 300. Ho fatto accendere una lampada, ho detto Messa nella Grotta del Santo e poi ho dato ad un povero che ho trovato tutti i pochi quattrini che avevo in tasca e il povero orologio di Goggi, che per caso avevo.

Mai ho sentito tanta fede e tanta certezza anche di un miracolo, se farà bisogno, per la grazia che domando”. San Corrado lo esaudì! Don Orione alle ore 9,30 del 20 ottobre 1898 partì con il chierico E. Ottaggi in treno da Noto per Tortona, invocando la protezione della Vergine Santa e di S. Corrado» (da: DON ORIONE E LA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA. DOCUMENTI E TESTIMONIANZE, vol 2° [1893-1900], pp. 397, 402 e 405. Roma 1989).


In Cristo Buon Pastore, S. Corrado Confalonieri e S. Luigi Orione ci proteggano sempre e dovunque, e ci rendano più docili allo Spirito per essere davvero sale-luce-lievito evangelico nell’oggi della storia.

Mons. Salvatore Guastella




Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze
Noto, domenica 25 agosto 2002


San Corrado: non solo una tradizione da custodire
ma un esempio di vita evangelica da accogliere.


Devo confessare che quando ho sentito parlare per la prima volta di san Corrado, non sapevo chi fosse.
Allora ero parroco in una grossa parrocchia della mia diocesi di Firenze e accoglievamo molti emigrati dalla Sicilia. Nel loro cuore la nostalgia delle feste popolari e sulle loro labbra il nome di san Corrado, che invocavano con enorme fiducia. Una donna espresse tutta la sua ammirazione con una sola parola: «E’ miracoloso!» e, con ancora negli occhi il ricordo delle feste, raccontava: «Le mamme proiettavano i bambini verso di Lui, gridando: E’ tuo»!
Ecco quello che noi vogliamo fare oggi in questa festa: affidarvi tutti e tutte a san Corrado, gridandogli: Questa comunità è tua!

Nessuno può precisare l’anno in cui San Corrado piacentino giunse a Noto – forse nel 1331 – dopo aver subito altrove anche ingiurie e villanie e dopo che gli erano stati aizzati anche i cani. Ma in quel giorno in cui l’uomo di Dio giunse a Noto, la storia netina cambiò il suo corso. La storia della città e di questa comunità cristiana ha custodito il cambiamento che la sua venuta e presenza ha operato? Il problema di sempre e di tutti noi non è tanto conservare gelosamente un ricordo e una tradizione, ma custodire e trasmettere un insegnamento di vita, la fedeltà al Vangelo, l’impegno della santità. Giovanni Paolo II nella lettera apostolica NMI ha scritto che «è l’ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana, che è la santità: tutta la vita della comunità ecclesiale deve portare in questa direzione» (n.31). San Corrado vi ripete con l’esempio della sua vita quanto il papa ha domandato: cioè, che siamo «profondamente radicati nella contemplazione e nella preghiera». Corrado infatti divenne prima “eremita itinerante” e poi “eremita urbano”: ma in ogni situazione la sua vita è tutta riempita dalla preghiera e dalla penitenza, pur senza estraniarsi dalla vita degli uomini, come a volte pensiamo di fare noi. Infatti, risiedendo alle celle del Crocifisso, egli unisce alla preghiera il lavoro, tanto da far nascere un giardino. E nella grotta dei Pizzoni, dove la preghiera e la penitenza avevano un grande spazio, san Corrado non volle isolarsi dalla gente e non rifiutava mai di ricevere quelli che gli facevano visita. Anzi, li accoglieva con volto sorridente. Il sabato si recava a Noto per chiedere la carità di un po’ di pane.

Nella tua vita c’è lo spazio della preghiera? Si tratta di una semplice abitudine oppure è un atto vitale? e c’è la penitenza del lavoro, qualunque lavoro ma fatto bene perché, oltretutto, si svolge sotto gli occhi di Dio?
Quello che mi ha colpito nella vita di san Corrado è stato l’episodio che gli cambiò la vita. Egli era sui 35 anni, era già capofamiglia e possedeva beni entro Piacenza e nel contado. L’imprudenza di far appiccare il fuoco alla sterpaglia durante una battuta di caccia provocò un incendio di grandi proporzioni. Vista l’impossibilità di domarlo, decise di rientrare in città, cercando di non far trapelare la sua responsabilità. Probabilmente egli non avrebbe avuto il coraggio di palesare la sua responsabilità, se dell’incendio non fosse stato accusato un poveretto che non c’entrava per niente e che per questo non fosse stato condannato a morte. Dentro la coscienza di Corrado risuonano continuamente e in modo sempre più doloroso le parole: “sarai tu così vigliacco da permettere che quest’uomo muoia per il male che non ha fatto”? Alla fine la coscienza di Corrado dette la risposta giusta: “questo non sarà mai”! Così egli ebbe il coraggio di confessare la verità e assumersi le proprie responsabilità dinanzi al Signore di Piacenza. Stante la sua condizione di nobile, anziché un processo, subì la confisca dei beni… Attraverso un travaglio interiore che noi non conosciamo, Corrado giunse alla decisione di lasciare davvero tutto, persone e beni, per diventare un penitente, un eremita pellegrino, un laico che “con l’andar vagando per Dio” purifica la propria vita e diventa gradito al Signore.

Il coraggio di una decisione! il vincere anche il proprio orgoglio e la paura di presentarsi agli altri con le nostre responsabilità! Nella vita, in ogni vita, ci sono momenti dai quali dipende tutto il nostro avvenire. In quei momenti occorre coerenza, coraggio, fede, decisione! Così era stato poco più di cento anni prima anche nella vicenda di san Francesco d’Assisi che incontra quel lebbroso e, nonostante la ritrosia che sente di avvicinarlo, gli va incontro addirittura per abbracciarlo e baciarlo. Così è stato anche per Giorgio La Pira il quale, mentre prima della conversione nella sua Pozzallo – a quanto mi raccontano – esige che si levi il Crocifisso nel salone in cui è stato invitato dai giovani a tenere una conferenza, dopo la sua radicale conversione vive tutto per Cristo crocifisso e risorto, da lui amato e servito con passione evangelica nei poveri e nella costruzione della pace e fraternità fra i popoli. Così è anche oggi nella vita di ciascuno di noi.
C’è nella tua vita una decisione da prendere con risolutezza? un cambiamento che la coscienza ti domanda? San Corrado ti doni il coraggio di scelte coerenti col Vangelo.

Egli è da voi celebrato con fiducia anche perché nella terribile peste nel 1348-1349 diventò per Noto l’angelo della carità e anche in modo miracoloso provvide al bisogno di persone e di famiglie assalite non solo dalla malattia, ma anche dalla fame. Bello l’episodio che racconta di san Corrado il quale, entrato nella sua grotta dove non c’era né letto né pane, e ne uscì portando per il Vescovo ospite quattro pani caldi, si direbbe appena usciti dal forno. Un augurio benedetto per il vostro vescovo e per tutta la santa Chiesa netina: che, cioè, san Corrado tiri fuori da quella fornace ardente di carità che è il cuore delle anime generose – uomini e donne infiammati dall’amor di Dio – e li metta nelle mani del vescovo e della Chiesa di Noto perché non manchi a nessuno in questa terra il pane della verità, il pane dell’amore, il pane della missione. E da tutti si canti: per mezzo di san Corrado: Dio ha visitato e redento il suo popolo!
Maria Ss.ma Scala del Paradiso vi illumini e incoraggi a diventare veri devoti di san Corrado: a mettervi, cioè, sulla via della santità, nella sequela di Cristo perché è per la santità che Egli piacque a Dio ed è per far la santità ancora oggi che questa città e diocesi di Noto lo ricorda, lo ama e lo onora. A gloria di Dio. Amen.

Omelia del Card. Silvano Piovanelli
Arcivescovo emerito di Firenze,
Noto, domenica 25 agosto 2002.

Patrono amatissimo


articolo tratto dal quotidiano di Piacenza LIBERTA'
di venerdì 12.12.2008, pag. 21
cliccare sulla foto per leggere l'articolo


A titolo informativo
riportiamo sull'Araldo, la parte che ci riguarda, del Calendario Francescano d'Italia, e S. Corrado, come ben si legge, è tra quelli con propria celebrazione già nel primo Calendario Comune del 1996.
Vogliamo ricordare poi che, anche il Calendario dei Santi proprio dei Vescovi della Regione Pastorale Emila-Romagna, contempla il nostro S. Corrado Confalonieri.
Ed anche informiamo che la memoria di S. Corrado è facoltativa per TUTTI gli Ordini Francescani d'Italia mentre invece è OBBLIGATORIA per l'Emilia-Romagna, così come riporta correttamente il Direttorio.


Nuovo Calendario comune
per la Famiglia Francescana d’Italia

• Testo normale: le celebrazioni riportate nel Calendario Universale (2001).
• Testo in corsivo: le celebrazioni già presenti nel precedente Calendario comune (1996).
• Testo in grassetto corsivo: le celebrazioni aggiunte dalla presente Commissione.
• Quando non è indicato il grado della celebrazione, è memoria facoltativa.

GENNAIO
3 Santissimo Nome di Gesù Memoria
4 Beata Angela da Foligno, vedova
7 San Carlo da Sezze, religioso
11 San Tommaso da Cori, presbitero
12 San Bernardo da Corleone, religioso
16 Santi Berardo presbitero e Compagni,
protomartiri dell’Ordine Francescano Memoria
19 Santa Eustochia Calafato da Messina, vergine
30 Santa Giacinta Mariscotti, vergine Memoria


FEBBRAIO
4 San Giuseppe da Leonessa, presbitero
6 Santi Pietro Battista, Paolo Miki e Compagni, martiri Memoria
7 Santa Coleta da Corbie, vergine Memoria
8 Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso
19 San Corrado Confalonieri da Piacenza, eremita





Gorgolare

Una interessante questione storica che ha trovato in questi ultimi anni una risoluzione è quella che riguarda l’hospitio ed eremo dei fraticelli penitenti di Calendasco.


A prescindere dal fatto che il sacerdote e storico netino Girolamo Pugliese è colui che nel suo libro in prosa su San Corrado dice che l’eremo ove si ritirò alla conversione il santo era comunemente detto ‘del Gorgolare’, (siamo nel 1568), lo stesso Pugliese è anche colui che lo indica essere nelle vicinanze della città di Piacenza, precisamente: “Villa sutta Placentia numinata”, e sappiamo che la località che cita è posta a nord.


Effettivamente tanti storici siculi e non solo, nel ‘500 ed oltre scrissero di questo santo eremita piacentino, vissuto nel periodo della sua matura vocazione in fama di santità nella ormai conosciuta grotta della ‘Valle dei Miracoli’ cioè la Valle dei Pizzoni di Noto; solo il Pugliese però ci dice nei suoi versi in prosa del romitorio detto volgarmente del ‘Gorgolare’, di regola gli altri storici rendono solo notorio il fatto che Corrado si ritira in un convento di francescani, così è ad esempio nella Biblioteca Sanctorum.



Analecta TOR
la rivista scientifica del TOR
di S. Francesco

Direttore responsabile e Redattore: Lino Temperini

Quota abbonamento 2009 ITALIA euro 30,00
Conto corrente postale n. 80538002
intestato a:
Analecta TOR, Via dei Fori Imperiali 1, 00186 Roma

La rivista
ci interessa perchè fornisce non poche notizie utili a comprendere sempre e meglio lo stesso Ordine dei Terziari fin dalle origini e non solo, e i saggi in essa editi sono utilissimo ausilio anche per impostare sempre e meglio la ricerca storica sul nostro Patrono.

Ad esempio
il saggio di Lino Temperini Francesco di Assisi. Cronistoria e itinerario spirituale "in via poenitentiae". Rivisitazione storica, è molto utile per avvicinarci alla Vita di S. Francesco ed agli eventi che portarono alla 'nascita' dell'Ordine francescano.

Altri saggi costituiscono questo voluminosa rivista di grande formato e di ben oltre 400 pp.




Devoti e Fedeli di San Corrado
leggete queste parole importantissime!

I santi non ci allontanano da Cristo, ma ci conducono a
lui; e noi abbiamo bisogno di loro perchè i nostri piedi sono troppo stanchi e i
nostri occhi troppo deboli, perchè possiamo da soli riconoscere il fine ed
essere capaci di percorrere la strada che vi conduce. I santi traducono la luce
purissima di Dio, che noi non siamo capaci di sopportare, nella multiforme
varietà dei colori della realtà terrena e ci permettono proprio così di
riconoscere la ricchezza del mistero di Gesù Cristo. Essi sono il frutto, che si
moltiplica sempre più, di quel chicco di grano, che per noi è caduto in terra ed
è morto (Gv 12, 24).



Card. Joseph Ratzinger


Prefazione al libro di Flavio Peloso, Santi e santità dopo il Concilio Vaticano II. Studio teologico-liturgico delle orazioni proprie dei nuovi Beati e Santi, [C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma, 1991 (Bibliotheca Ephemerides Liturgicae, 61), pp.272], p.5-6.


L'idea base della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II è stata quella di rendere nuovamente evidente il mistero pasquale quale centro di ogni celebrazione liturgica. La domenica come sempre nuova attualizzazione dell'evento pasquale nel ritmo del tempo, come giorno offerto dal Signore stesso per l'incontro con lui nel sacramento del suo corpo e del suo sangue, è stata quindi di nuovo collocata in primo piano, quale elemento fondamentale nella struttura dell'anno liturgico. Una liturgia pasquale è nello stesso tempo anche una liturgia concepita trinitariamente. Infatti quando il Signore crocifisso e risorto diventa lo spazio della nostra esistenza, allora la nostra vita viene trasferita, da tutte le sue finalità e necessità meramente creaturali, dentro il ritmo dell'amore trinitario; la liturgia mira quindi proprio a questo: che "Dio sia tutto in tutti" (cf. 1 Cor 15,28).

In riferimento a quest'orientamento del tutto cristologico e trinitario della liturgia, in alcuni potrebbe sorgere l'impressione che i santi abbiano ora perso di significato; sarebbero da considerare quasi come una deviazione dal centro autentico della celebrazione liturgica cristiana e quindi da relegare preferibilmente nel retroscena. Questo è però un completo fraintendimento del mistero cristologico e trinitario. In una simile concezione, infatti, Dio e l'uomo sono visti come concorrenti, che si contrappongono reciprocamente. Ma la santità significa invece proprio che, con tutta la propria esistenza, si è superato questo errore. Un santo è un uomo, che non blocca lo sguardo verso la luce di Dio con l'ombra del suo essere personale, ma che invece, attraverso la purificazione della sua esistenza, è diventato una specie di finestra che, da questo mondo, ci lascia vedere la luce di Dio. L'uomo raggiunge pertanto la sua più alta dignità e la sua autentica verità quando non vuol più essere un concorrente di Dio, ma una sua immagine fedele. I santi non ci allontanano da Cristo, ma ci conducono a lui; e noi abbiamo bisogno di loro perchè i nostri piedi sono troppo stanchi e i nostri occhi troppo deboli, perchè possiamo da soli riconoscere il fine ed essere capaci di percorrere la strada che vi conduce. I santi traducono la luce purissima di Dio, che noi non siamo capaci di sopportare, nella multiforme varietà dei colori della realtà terrena e ci permettono proprio così di riconoscere la ricchezza del mistero di Gesù Cristo. Essi sono il frutto, che si moltiplica sempre più, di quel chicco di grano, che per noi è caduto in terra ed è morto (Gv 12, 24).

E' pertanto meritevole che Flavio Peloso, nella sua dissertazione, ci abbia reso accessibili le orazioni dei nuovi santi e beati proposti al culto nel dopo Concilio Vaticano II. Con ciò egli mostra innanzi tutto che anche in futuro ai santi, quali presenza permanente del mistero pasquale, spetta un posto insostituibile nella liturgia romana e che la processione dei santi, che vanno incontro al Signore che viene, è senza soluzione di continuità: con i santi cresce sempre continuamente anche la liturgia, nel suo protendersi verso Cristo.
L'Autore mostra quindi come, nelle nuove preghiere del Messale, l'immagine della santità si esprima in forme sempre nuove eppure nell'imperturbabile continuità della fede e trovi forma liturgica. E' affascinante vedere come nello sforzo per un'espressione adeguata di preghiera si sviluppi anche la comprensione dei santi e della santità e così essa diventi ultimamente sempre più centrata su Cristo. Le critiche e le osservazioni, avanzate dall'Autore nel suo stile preciso e sereno, potranno servire all'ulteriore approfondimento dello stile liturgico, ma anche alla maturazione della fede e della preghiera cristiane. A quest'opera accurata e preziosa auguro un'ampia diffusione.


Roma, Festa di San Marco 1991

Joseph Cardinal Ratzinger




DIRETTORIO CEI Emilia-Romagna



19 febbraio 2009
San Corrado Confalonieri eremita

Carissimi Devoti d'Italia tutta,
come per amor del vero e giusto deve essere,
S. Corrado ha "ancora" la memoria per la Diocesi di Piacenza-Bobbio
e per i Frati Minori dell'Emilia-Romagna

Animum debes mutare non caelum

L'animo devi mutare, non il cielo



San Carlo Borromeo
Cardinal Protettore del Terz’Ordine Regolare
e l'immagine di Calendasco

Una breve riflessione circa il Terz’Ordine cui lo stesso san Corrado è parte e l’antica effige sul romitorio piacentino


Leggiamo ne Il Terz’Ordine Regolare di San Francesco attraverso i secoli importantissimo studio del 1958 di R. Pazzelli (Ediz. della Curia Generalizia dell’ordine – TOR – Roma):

Dopo la morte del Card. Rodolfo Pio da Carpi (1564), essendo stato eletto Protettore del Terz’Ordine Regolare il Cardinale S. Carlo Borromeo, Fr. Giacomo si recò subito a Roma per ottenere per la sua Congregazione gli stessi favori già ricevuti dal Card. Rodolfo da Carpi.” (pag. 169)

Questo Fr. Giacomo sottolinea che il Terzo Ordine Regolare era sotto la immediata cura, amministrazione e protezione del Cardinale Carlo Borromeo.
Per ben 20 anni il Card. Borromeo fu Protettore, fino alla morte il 3 novembre 1584; fu proclamato beato nel 1602 e fu canonizzato il 1 novembre 1610.
Nel Romitorio di Calendasco dei Penitenti, sulla facciata dell’oratorio annesso è un affresco che ritrae il Card. Carlo Borromeo, nella tipica rappresentazione devozionale.

L’affresco certamente datato ad alcuni decenni dopo la sua proclamata santità, testimonia quindi ancor più da ‘vicino’ che il benedetto romitorio di S. Corrado, qui nel piacentino, ha una radicata appartenenza al Terziariato francescano.
Con questa effige, uomini dei secoli passati, han reso onore e tramandato a noi moderni due fatti importanti e concatenati:
a Calendasco S. Carlo Borromeo venerato dai terziari francescani perché ne fu anche Cardinal Protettore e appunto dipinto sull’oratorio del romitorio francescano.

cliccare sulla foto sopra per ingrandire e leggere




Leggiamo dal volume del Parisi:

“Stando, infatti, a una antica e ben fondata tradizione che lo vuole vissuto per non pochi anni – come nel capitolo seguente diremo – in un eremitaggio dell’isola di Malta, è giocoforza ammettere che la sua permanenza in Sicilia dovette essere al ritorno da questo suo viaggio in Terra Santa, altrimenti non potrebbe spiegarsi dove abbia passato tanti anni prima di giungere nel 1343 a Noto. Fu dunque dopo molti anni, e proprio dopo aver lasciato l’isola di Malta, che egli venne a stabilirsi in Sicilia. Nessuno dei suoi biografi stabilisce con certezza dove in Sicilia, partendo da malta, approdò…”.
(Giovanni Parisi San Corrado Confalonieri Patrono di Noto, pp. 26-27, 2^ edizione, Ediz. La Cattedrale 1984, Noto)

E ancora possiamo leggere:

“A Noto – come abbiamo già accennato – Corrado non arriva proveniente dal romitorio piacentino, ma da un suo pellegrinaggio in Terra Santa e più direttamente da una sua permanenza di vari anni nell’isola di Malta” – (p.31 idem).
“In Malta – scrive il Bonfiglio – è viva la tradizione di una tale sua dimora benché sia avvenuta nel lontano secolo XIV, e grande, è la devozione che ivi sentono per il nostro Santo” – “Sbarcato nell’isola – continua il Bonfiglio – trovò sotto il Casal Musta, nella parte settentrionale, una cava chiamata Vie el Axsel (= fiume di miele), e quivi fissò la sua dimora”. (p32 idem).

foto particolare del portale della Cattedrale di Noto
con episodi della Vita di San Corrado
realizzato dall'artista netino Giuseppe Pirrone





Un volume edito a Roma a cura della Curia Generalizia dell’Ordine per mano di p. Raffaele Pazzelli TOR riporta queste importanti notizie: “Il terzo luogo di cui ci è stata tramandata memoria è il Convento-eremitaggio di Calendasco presso Piacenza. Sin dal 1280-1290 esisteva qui una Comunità di eremiti, sotto l’obbedienza di Frate Aristide, lo stesso che nel 1290 venne a Montefalco a trovare la Beata Chiara ed in tale occasione ricevè la donazione dei Sig. Bennati di cui si è detto. Dopo la costruzione di quel Convento lasciò a Montefalco alcuni suoi Frati e ritornò a reggere la sua Comunità nel Piacentino”.



nella foto mons. Salvatore Guastella
cui va un grande augurio per il suo ritorno in Noto
il prossimo sabato 22 novembre

Auguri dalla comunità parrocchiale di Calendasco

L'arciprete-parroco don Silvio Cavalli di Calendasco, luogo della nascita fisica e spirituale del nostro Comune Patrono, invia questo bell'augurio a mons. Salvatore.


Carissimo mons. Salvatore Guastella,

La prego di accettare i miei sentimenti di gratitudine per la Sua instancabile opera per la diffusione della Devozione e della Conoscenza dell'amatissimo San Corrado Confalonieri, che tutti ci unisce con un filo invisibile ma tenace all'amore di Cristo.

In modo particolare la ringrazio per aver aiutato e incoraggiato i devoti di Calendasco, che con la Sua competente guida hanno intrapreso un cammino di fede serio sulle orme del Santo.

Continuiamo quindi a camminare insieme, certi che san Corrado non ci farà mancare le Grazie necessarie per essere buoni discepoli del Signore.

Fraternamente La saluto.


don Silvio Cavalli

Arciprete parroco di Calendasco (Piacenza)

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Auguri da Roma

C
arissimo Umberto,

sento da te che mons. Guastella ritorna nella sua terra di Noto sotto la protezione di San Corrado.
Ho conosciuto mons. Salvatore Guastella molti anni fa quando io ero Rettore
della Basilica dei Santi Cosma e Damiano ai Fori Imperiali in Roma,
dove esistono due immagini di San Corrado, penitente francescano.
Mons. Guastella era al centro dell'Associazione dei Netini che vivono e operano a Roma,
grande animatore di iniziative e promotore instancabile del culto di San Corrado Confalonieri.
Per la festa del Santo, nel mese di febbraio, tutti i Netini si ritrovavano intorno a lui
nella "mia" vetusta Basilica per celebrare la festa e incontrarsi in un clima di grande gioia.
Ricordo con profonda stima mons. Salvatore Guastella e il suo servizio pastorale.
Porgo a lui il mio saluto e auguro ogni legittima soddisfazione nel nuovo apostolato,
con l'assistenza speciale di San Corrado.

Un caldo saluto a te, caro Umberto, e agli amici piacentini.


Padre Lino Temperini,
docente nella Pontificia Università Antonianum in Roma.

Roma, 14 novembre 2008

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Auguri da Calendasco

Un saluto,auguri,di salute e serenita’ per il nostro don Guastella che torna nella sua Noto.Studioso serio e profondo, aperto ad ogni arricchimento sulla vita del Santo.
Fine tessitore di umani affetti,amico paziente ed instancabile,lascia Roma,torna presso il suo ed il nostro San Corrado,torna nella sua e nostra Noto, la distanza non scinde l’abbraccio fraterno,ma lo allarga,lo ingigantisce lo fa piu’ forte.Che San Corrado lo guidi per molti anni ancora,lo ami e ci ami nel comune cammino e gli parli, come solo il cuore sa parlare.


Bruno Grassi

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Sempre da Calendasco

A nome mio personale, a nome di mio fratello Gianni e anche di tutti gli Amici che per mezzo dell'Araldo web si mostrano una unica famiglia di devoti e fedeli cristiani, un caloroso augurio a mons. Salvatore e un grazie a don Silvio che mai manca di sostenere noi devoti di Calendasco in ogni modo e forma.

Umberto e Gianni Battini



foto tratta da LA VITA DIOCESANA
il periodico della Diocesi di Noto del 19 ottobre 2008


Apprendiamo, quali Fedeli e Devoti di ogni luogo, questa bella notizia netina: che è stata aperta ufficialmente il 10 ottobre 2008 a Noto la nuova "Casa del Clero".
Dal periodico della Diocesi che vanta il benedetto Patronato del nostro amatissimo San Corrado, "La Vita diocesana", abbiamo così letto che la casa è composta da 13 appartamenti, un a
mpio salone per incontri pastorali diocesani, una cappella, un refettorio e una cucina comune.
Nella bellissima "Casa del Clero",
così come anche l'immagine ci mostra, si sono già trasferiti i sacerdoti che erano ospiti del seminario.
E tra gli ospiti di questa benedetta residenza, leggiamo che verrano anche altri sacerdoti, fra cui monsignor Guastella nel suo ritorno da Roma.

Da tutti i Devoti che partecipano all'Araldo di San Corrado, e sono tantissimi pure
quelli che vi partecipano in modo 'silenzioso' ma efficace, un augurio di felice ritorno alla natia Noto a mons. Salvatore Guastella, sempre disponibile e, ci sia permesso dirlo, tra i 'padri spirituali dei fedeli piacentini, particolarmente in Calendasco' oltre che ormai da decenni Assistente spirituale dei Netini di Roma.



foto: Madonna del Gorgolare con S. Corrado
affresco di grandi dimensioni del M° Bruno Grassi
Romitorio di S. Corrado di Calendasco (Pc)
Portico d'ingresso






La nostra capacità viene da Dio; è lui che suscita in noi il volere e l'operare, secondo i disegni della sua bontà.

Canto al Vangelo s. messa 11 novembre 2008







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volume del 1763

DEVOZIONE al Patrono - ROMA

Vi segnaliamo, inserendo anche due immagini dal volume che tratta di questo dipinto, la DEVOZIONE dei Siciliani a ROMA nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ove nella descrizione si cita una TELA di SAN CORRADO.


S
arebbe interessante conoscere dai Registri della suddetta Chiesa, di dove possa essere questa tela del Santo Corrado.



La Chiesa è scritto che è "della compagnia dei Siciliani" e che vi è un quadro del pittore Alessandro Vitale di San Corrado!
Chiediamo
a chi può segnalare qualche notizia circa la tela del Santo e la devozione a Roma in questa chiesa dei Siciliani, di inviarcela all'Araldo affinchè si possa fare un recupero culturale e devozionale anche per questa immagine pittorica, citata nel volume del 1763.







Devozione al Patrono

LA DEVOZIONE DI CALENDASCO

Con il Registro titolato “Salario Laicale detto Legato di San Corrado” iniziato “la prima settimana di gennaio 1857”, conservato nell’Archivio della parrocchiale, continuazione di altri più antichi registri, prima di iniziare la segnature delle sante messe celebrate all’altare di San Corrado, si riporta per mano dello stesso parroco Arciprete Don Giovanni Brugnoni un breve riassunto storico che merita di essere presentato per intero e che così recita:


“Il Conte Gio.Battista Zanardi-Landi con atto di Gianfrancesco Notaio da Parma in data 9 agosto 1617 fondava il Legato di San Corrado incaricando il Parroco pro Tempore di Calendasco, di celebrare la messa in un giorno d’ogni settimana dell’anno, all’altare di S. Corrado, senz’obbligo di applicazione, ma solo d’una commemorazione per l’anima sua, nel Memento dei morti; e di far celebrare tre messe, pure senza applicazione, nel giorno 19 febbraio d’ogni anno, festivo di S. Corrado. In compenso il Parroco percepisce annue lire Trenta vecchie, più un paja capponi pel dì 11 novembre; queste 30 lire Imperiali corrispondono a Lire nuove Sette e C.mi Tredici. Restando gravati di questo onere gli eredi, e successori del predetto Sig. Conte Zanardi-Landi.
Al Conte Zanardi-Landi in progresso di tempo successe il Conte Giovanni Scotti, il quale a sua volta ebbe a successori il Sig. Marchese Vincenzo di Piombino per 3/5, e la Sig.ra Contessa Felicita Salvatico ed a questa successe il Sig. Francesco Grassi di Piacenza per 2/5. L’Arciprete Don Giuliano Guglieri nel dì 24 Novembre 1824 assicurava questo Legato con ipoteca sui fondi del Sig. Marchese Piombino a Calendasco per tre quinti della somma capitale cioè Lire 119,88; e per due quinti cioè Lire 79,92 sui fondi del Sig. Grassi.
In processo di tempo al Sig. Marchese Piombino e Grassi successero i Sig. Avv. Vincenzo Anguissola e Cav. Giuseppe Anguissola e quindi i rispettivi figli, i quali non riconoscono più detto Legato che da molti anni non è soddisfatto in quanto alla compensazione dovuta al Parroco il quale ne continua però sempre da parte sua l’adempimento.
Il Sig. Avvocato Nob. Lancellotto Anguissola fu Avv. Vincenzo dà ogni anno per S. Martino un paja capponi…” seguono alcune altre righe purtroppo consunte ed illeggibili.




IL BORDONI STORICO INSIGNE

Il francescano e storico Bordoni nel 1658 pubblicò il Chronologium Tertii Ordinis S. Francisci, manoscritto in più fogli che si conserva in Parma, e al dì 19 febbraio riporta la Vita di S. Corrado Piacentino: “ F. Corrado Piacentino della famiglia de Confalonieri naque di parenti nobili l’anno 1290, che l’instrussero ne costumi christiani, e li diedero per moglie una gentildonna Lodeggiana per nome Eufrosina filia di Nestore. Corrado per esser molto dedicato alla caccia, andò un giorno in campagna, e fece dan foco a certi boschi... Corrado tocco nel core dal Spirito Santo, rifatti i danni dati, collocata la moglie in monastero, abbandonò in tutto il lusinghero mondo, partendosi da Piacenza più povero di quel meschino che liberò dalla morte, se n’andò a Gorgolaro loco sul Piacentino remoto dalle genti, dove era un Romitorio, nel quale habitavano cinque frati del Terz’Ordine di S. Francesco, che ivi a Dio seminano, recitando i deccini officii, facendo astinenze, digiuni et altre opere pie... Riavuta donqi la benedittione del suo superiore (padre Aristide) l’anno 1316 si partì da Gorgolaro a piedi sempre senza danari, peregrino verso Roma...” e quindi giunto a Noto in Sicilia, alla fine viene indirizzato a “certe grotte in luogo detto li Pizzoni vicino ad un fiume, et lontano dalla città solo tre miglia... Non solo Leone X ma ancora Paolo III et finalmente Urbano VIII informati delli molti miracoli che fa questo Beato concessero quelli di poter celebrare la sua festa in Noto, in altre parti della Sicilia, et a Piacenza sua patria, e questo ancora, che se ne possi far l’officio da tutti gli ordini Francescani, e noi per esser del nostro ordine professo, ne facciamo l’officio doppio maggiore, con le nostre monache...”.
Nella Sicilia che ha accolto il Santo
spicca la bella Chiesa e Parrocchia
dedicata a San Corrado Confalonieri
sita a Siracusa
e retta dai frati del Terzo Ordine Regolare di San Francesco



Chiesa e Parrocchia
SAN CORRADO CONFALONIERI
in Siracusa retta dai frati del TOR

La chiesa di San Corrado Confalonieri, sorge a qualche centinaio di metri dalla scogliera nord-orientale di Siracusa, in contrada Mazzarrona. Essa ha un' armoniosa struttura architettonica moderna secondo le indicazioni liturgiche del Concilio Vaticano II. Opera dell'ingegnere Giuseppe Valenti, costruita sopra un'area di 1040 mq., ha forma di anfiteatro, nella quale ogni fedele, orientato verso l'altare, partecipa alla divina liturgia. Le pareti esterne sono rivestite con lastre di pietra bianca. Diciotto piloni in cemento formano una corona regale come a simboleggiare la dignità della Sposa di Cristo.

I piloni hanno forme piramidali vuote sul cui vertice poggiano originali capitelli simili ai cappucci dei frati. Essi rappresentano la preghiera silenziosa con la quale i Francescani del Terzo Ordine Regolare (T.O.R.), che guidano la parrocchia, in comunione con tutta la creazione, lodano Dio Creatore e Padre, Redentore e Signore della storia.

La chiesa è stata consacrata dal nostro Arcivescovo mons. Giuseppe Costanzo, il 23 febbraio 1992.


vedi il sito http://xoomer.alice.it/sancorrado/chiesa01.html

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Una grande mappa del tardo XVI secolo, che ci mostra
della vasta area nord-ovest di Piacenza
conservata in Archivio di Stato a Parma oltre a indicare la
Via Francigena diretta al porto del Po in Calendasco,
ci fa vedere lo stesso borgo con i suoi edifici principali,
così come nella mappa è fatto per altre località riportate.

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Tra le località principali che toccano la vita e la storia umana di San Corrado abbiamo a NOTO, nella Valle dei Pizzoni (dai Devoti detta Valle dei Miracoli), la GROTTA ove visse la parte matura della conversione.
A Piacenza la Casata dei Nobili militi guelfi aveva la propria residenza principale, mentre il FEUDO di Calendasco spetta a quel ramo dei CONFALONIERI dai quali nasce lo stesso SANTO CORRADO nel maestoso castello, ove poi è facile ipotizzare del suo battesimo nella stessa chiesa al maniero addossata e lo stesso hospitale dei frati terziari della penitenza è posto poco discosto da questi edifici che compongono l'anima del borgo sul Po.

La chiesa parrocchiale risulta essere stata abbastanza piccola nello stesso tempo della vita del Santo, come mostra chiaramente il particolare della mappa riportata che è del tardo 1500, infatti i documenti conservati nell'Archivio della stessa parrocchia, indicano che la chiesa fu allungata ed alzata nel 1734, perchè, scrive il parroco del tempo, essa era "
di forma quasi quadrata, con il pavimento in assi e le capriate di legno" mal ridotte.





Alcuni Testi circa S. Corrado



Questi testi fanno parte della ricca bibliografia a San Corrado e meriterebbero attenzione, anzi sarebbe interessante conoscerli e poterli rendere accessibili a tutti i Devoti e Fedeli di ogni luogo.

La segnalazione è a cura del Netino Salvatore Bertoli.

• Predica in lode di S. Corrado Piacentino della nobile famiglia dè Gonfalonieri. Fatta dal molto reverendo padre fra Francesco Zuzzeri Anconetano Cappuccino. 1625 a Piacenza. Si trova a Modena presso la Biblioteca Estense Universitaria.

• Inno a S. Corrado Gonfalonieri di Mario Giuseppe Genesi a Piacenza presso l’autore. Biblioteca Armando Gentilucci dell’ist. Sup. di studi musicaliAchille Peri –RE-

• Historia del glorioso S.C. Piacentino dove si tratta della vita , miracolie morte di quello. Composta dal reverendo don Rocco Perri notigiano. –PA-1595

• All’anacoreta netino San Corrado panegirico. 1856 Michelangelo da Melilli. Stampato a Noto da – stamperia dell’intendenza. Si trova presso la biblioteca stat. Del monumento nazion. Di Calamari –Veroli_ FR

• Predica in lode di S.C. piacentino di mons. Illustr. Paolo Aresi chiericoregolare e vescovo di tortona. Fatta da lui nel duomo di Piacenza nell’anno1616 il 19 febbr. Locazione: bibliot. Del santuario di nostra signora di OropaBiella.

• L’Anacoreta taumaturgo: S.C. da Piacenza di p. Giuliano Piccoli. Locaz.Biblioteca nazion. Centrale di Firenze .1943.




Per meglio comprendere il fenomeno penitenziale
francescano cui aderì anche San Corrado
è disponibile questo volume di grande formato
che raccoglie le Fonti storiche del Duecento
per la cura di Lino Temperini


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Noto. La grotta di san Corrado
al santuario dei Pizzoni

foto: la santa grotta di San Corrado



Nella testata di Cava d’Ispica, sant’Ilarione (sec. IV) dimorò in una grotta sull’alto di una rupe che diede il nome alla località Scalauruni (Scala Ilarionis), mentre a Scicli san Guglielmo (+ 1404) visse in una grotta-celletta accanto alla chiesa di s. Maria della Pietà (s. Maria La Nova). Più conosciuta nella stessa zona [del Val di Noto] rimane la grotta di s. Corrado nel santuario della Valle dei Pizzoni, luogo privilegiato di preghiera, di penitenza e di carità.
La grotta di San Corrado - ‘cuore’ della religiosità netina - ci é «sacra» per la presenza orante del santo patrono (+ 19.02.1351). La più antica biografia del santo, scritta in dialetto locale, annota che «lu beatu Corradu nisciu fora di la terra di Nothu et andau a lu desertu ad un locu ki avìa nomu ‘li Piczi’, undi esti una cava. Et illocu accuminzau a fari la sua vita plui àspira…ki multi agenti andavanu a vidiri pir grandi divocioni et illu com chera benigna richipìa ad omne unu».

Questa vita più austera (plui àspira et plui dura) nel santo eremita difendeva il suo diritto ad un più personale incontro con Cristo. Infatti l’uomo per sua natura è un essere che dice relazione alla comunità ed è anche un solitario che porta in sé l’impronta della vita intima con Dio. San Corrado in tal modo non si separava dalla comune condizione cristiana. Egli fu scelto dallo Spirito per essere tra noi un supplemento di adorazione in mancanza della quale la Chiesa, anche oggi, non potrebbe sostenere senza grave pericolo lo slancio dinamico che la spinge nel cuore nelle masse umane. L’eremita evangelizza nel silenzio e l’andare degli apostoli e dei missionari è anche manifestazione ed esplosione di questa ricchezza interiore che è fatta di mistero, di adorazione e di amore. San Corrado con volto sorridente (cum chera benigna) accoglieva tutti, perché si sentiva unito ai fratelli, ai quali fu largo di aiuti e di consigli spirituali, di intercessione e di miracoli.

Con san Pier Damiani il nostro santo poteva dire: «Anche se, per la solitudine fisica, può sembrare che ci siamo allontanati dalla comunità ecclesiale, per il sacramento invisibile dell’Unità le siamo sempre presenti in massimo grado». Nella ricerca e nell’approfondimento di Dio l’umile eremita piacentino dei Pizzoni si sentiva più vicino agli altri: visse così perché ci amava tutti.
Al visitatore attento la grotta di s. Corrado può ricordare il primato della preghiera e del Vangelo, che offre la sintesi tra la fede in Dio e il servizio del prossimo incominciando dagli ultimi. Da secoli questa venerata grotta è luogo rispettato. Custodito già dagli ‘eremiti di S. Corrado’ è tutt’oggi meta di pellegrini e di visitatori. A questa venerata grotta «ci si acchiana(va) per circa deci scaluni» (doc. del 1595). L’attuale santuario che la custodisce e l’adiacente eremo inferiore vennero edificati nel 1751, IV centenario della morte del santo, per iniziativa del ven. fra Girolamo Terzo. I Padri e i Frati eremiti Orionini hanno retto il Santuario dal 1939 al 1993; oggi ne hanno zelante cura i PP. Francescani Conventuali.
Il responsabile impegno adulto e il ricupero giovanile dei valori fondamentali del vivere civile (grazie anche al contributo educativo della Scuola) assicurano una migliore custodia, valorizzazione e fruizione del nostro invidiabile ambiente storico-artistico-civico-religioso netino a tutto vantaggio culturale ed economico della comunità cittadina.

Nel 2001 il Trio Jubal ha eseguito con successo «Corrado Confalonieri l’Eremita dei Pizzoni», poemetto magistralmente musicato da don Salvatore Rametta. Se è vero che la musica rasserena e fa rivivere interiormente, andiamo a riascoltare - nel cd – la melodiosa corale ‘Valle dei Pizzoni’: «Valle misteriosa dei Pizzoni / luogo di silenzio e di preghiera, / terra benedetta dal Signore, / oasi di pace e santità. // Lembo sei di cielo sulla terra, / dove ci s’incontra col Signore, / valle rivestita di splendore, / valle profumata di virtù. // Valle misteriosa dei Pizzoni!».


Sac. Salvatore Guastella



Statua di San Corrado pellegrino
missionario tra il nostro popolo


All’uscita nord di Noto, in contrada S. Giovanni Lardìa, la Villa Lina-Rosina dei coniugi Comm. Paolo Morilla capitano di Fregata e Rosina Montoneri è una delle tante nell’agro netino, ma vi si scorge una simpatica originalità, unica, per i viali…marittimi, che ricordano le navi più prestigiose dei 44 anni vissuti da Morilla in Marina; e ci dà l’impressione di essere come in mare aperto, seduti sulla tolda di una delle prestigiose navi della Marina Militare Italiana. Infatti gli slarghi e i viali sono diventati: piazzetta del Marinaio, piazzale Nave Duilio, viale Cacciatorpediniere Impetuoso, viale Dragamine Gelsomino, viale Corvetta Minerva… Al sogno marinaro si aggiunge l’estasi dell’arte sacra, espressa con gusto agreste nelle due cappelline, espressione popolare della religiosità netina: la prima è dedicata alla Madonna Scala del Paradiso e l’altra al patrono San Corrado Confalonieri.
In questa seconda cappellina il pomeriggio del 6 agosto 2001 venne intronizzata la statua di San Corrado pellegrino (cm. 85), benedetta dal vescovo Mons. Giuseppe Malandrino.
«A me devoto del Santo – afferma il Morilla – mancava una statua da sistemare nella cappella votiva esistente in villa. Proprio nel 1999 vengo a conoscenza del Prof. Antonio Papa, musicista e scultore residente a Surano (Lecce). Dopo i primi contatti telefonici, durante una breve permanenza dell’artista a Noto, ne parliamo e gli ordino la realizzazione di una statua di S. Corrado (cm. 85), che mi è stata consegnata il 17 febbraio del 2000. (Anno Santo giubilare): quindi porterà il nome di San Corrado pellegrino. Dire che la statua è bella, è poco; bisogna ammettere che è commovente, familiare, unica».



Sac. Salvatore Guastella



Immagini 'dedicate' ai Devoti di San Corrado di Calendasco sono state inviate dell'Amico Devoto Salvatore Sessa






Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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