LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024

San Corrado penitente, modello di conversione
· Lasciamoci riconciliare con Dio! · Se riconosciamo i nostri peccati, Egli che è fedele e giusto ci perdonerà e ci purificherà da ogni colpa
(1 Gv 1, 9).



A Noto, nei mesi di febbraio e agosto,a tutte le ore tante anime devote compiono il “viaggio votivo” a piedi scalzi da casa alla chiesa cattedrale, santuario che custodisce l’Arca argentea di San Corrado, per implorazione o per grazia ricevuta. Antica e lodevole espressione popolare penitenziale che, pastoralmente indirizzata, aiuta quei devoti ad aprirsi a Cristo e a vivere la sua grazia nei sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia.

All’inizio di questa santa quaresima, ascoltiamo quanto ha scritto il 1° biografo del Santo eremita piacentino (codice del sec. XIV): 1] «Il vescovo di Siracusa ebbe grande devozione e volle andare [alla grotta dei Pizzoni] per vedere quest’uomo che era di tanta virtù, e disse: “Padre come state”? Ed egli: “bene, per la grazia di Dio”. E il beato Corrado prese la benedizione del vescovo».

Anche noi possiamo rispondere lo stesso? Sono le virtù teologali la fonte d’ogni bene nel battezzato, perché sviluppano armoniosamente l’organismo spirituale della santità. La fede - che si alimenta con la preghiera operosa - influenza positivamente il nostro modo di riflettere e agire, di scegliere e percepire, ed orienta la nostra quotidianità.

L’altra virtù è la speranza: quando più si spera in Dio, tanto più da Lui si ottiene. Poi la carità, che ha per base l’amore di Dio bene supremo e del prossimo. 2] Quando frate Corrado portò quattro pagnotte calde, il vescovo si inginocchiò e disse: “Siete ancor più di quanto si dica di voi”. Il beato Corrado si inginocchiò dall’altra parte e rispose: “Signor vescovo, non sono quello che voi pensate; anch’io sono peccatore come gli altri”». Nella lettera autografa per il 7° centenario della nascita di S. Corrado, Giovanni Paolo II lo additava quale modello di «radicale coerenza evangelica» e di «autentica conversione del cuore al servizio di Dio e di ogni prossimo».

Urge ricuperare il legame tra sacramento della penitenza ed evangelizzazione. A noi, forse, capita di non saper esprimere i nostri peccati perché non riusciamo più a dire bene chi è Dio. Se, un tempo, un po’ di catechismo ai bambini poteva sembrare sufficiente, oggi nel cuore della secolarizzazione il richiamo alla confessione sacramentale ha bisogno di motivazioni più forti a livello di fede.
Occorre partire dall’annuncio della misericordia di Dio, dalla chiamata all’impegno e alla scelta; occorre riportare il sacramento nel cuore della riconciliazione-conversione, cioè riprendere un itinerario di fede, di catechesi: ritrovare il luogo della decisione globale. «Dio ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati ci ha fatti rivivere in Cristo» (Ef 2,4).

La mentalità contemporanea tende ad emarginare e distogliere dal cuore umano la misericordia, anzi tende a gettarlo in balia della violenza e della criminalità che seminano corruzione, rapimenti, stragi.

Noi, come san Corrado, celebriamo in Cristo la misericordia del Padre e chiediamo allo Spirito Santo la docilità del cuore. Abbiamo bisogno di tanta misericordia da parte di Dio e di tanta preghiera gli uni per gli altri.
Ci accompagnino nella vita la Provvidenza di Dio, la benedizione della Madonna e la protezione di san Corrado!

Mons. Salvatore Guastella

Santa quaresima 2009


Riproponiamo un articolo dell'aprile 2008


Noto - Il Cav. Paolo Bufalino primo presidente

della “Società Fedeli e Portatori di S. Corrado”.




Il netino Paolo Bufalino (1909 –1974), estroso artigiano del ferro battuto e fabbro del nuovo Seminario vescovile (1955), è stato un miracolato da San Corrado.


Quando nel 1934 egli si arruolò militare in Africa Orientale, durante una operazione bellica venne colpito ad una gamba da una pallottola dirompente. Gli avrebbero dovuto amputare la gamba, ma quella sera stessa egli vede in sogno San Corrado, che glielo sconsiglia; fiducioso nell’intercessione del Santo, egli firma il diniego all’amputazione e fa voto a S. Corrado che, ottenuta la grazia della guarigione, sarebbe andato a Noto per portare a spalla la sua arca argentea nelle annuali festività di febbraio e agosto. Davvero la sua fede l’ha salvato: la gamba non è andata in cancrena! Rientrato a Noto, Paolo manterrà fede al voto fatto ed è stato uno dei primi portatoti organizzati e primo presidente della «Società Fedeli e Portatori di S. Corrado».




Congedatosi dal servizio militare, egli lascia l’officina paterna di via Fratelli Ragusa e si trasferisce con la famiglia nella vicina Avola. Nel 1943, dopo lo sbarco degli inglesi nel golfo netino, fa ritorno a Noto. La ditta Paolo Bufalino, nata dall’esperienza paterna nella lavorazione del ferro, ha prodotto e posto in opera elementi e composizioni in ferro forgiato e battuto, fornendo un prodotto di alta qualità.



Come risulta dai documenti, nel 1947 egli ha collaborato con l’autorità ecclesiastica nella fondazione a Noto della «Società Fedeli e Portatori di San Corrado» “per grazia di Dio e con l’aiuto di S. Corrado il dì 19 febbraio 1947 viene fondata dal sig. Bufalino Paolo, coadiuvato in parte dai portatori” (vedi nota fondo pagina). Dopo l’episodio increscioso del 1 gennaio 1951, quando l’arca argentea del Santo non poté essere trasferita ad Avola per iniziare una Peregrinatio in diocesi, la stessa ‘Società’ viene riordinata dal vescovo di Noto, Mons. Angelo Calabretta, il quale conferma il Bufalino alla presidenza. Questo il documento della Curia vescovile di Noto: «L’anno 1950 il dì 15 marzo alle ore 20 nella sede della Società Fedeli e Portatori di S. Corrado si è riunito il Comitato direttivo per deliberare il seguente ordine del giorno: Modifiche ed aggiunte allo Statuto. - Art. 1. Per grazia di Dio e con l’aiuto di S. Corrado il dì 19 febbraio 1947 viene fondata dal sig. Bufalino Paolo, coadiuvato in parte dai portatori la Società portante il nome di Associazione Confratelli portatori e fedeli di S. Corrado, con sede in Noto via Rinaldo Montuoro, 4. - Art. 30. La Società avrà pure un nucleo sportivo. – Art. 32. Nella stessa Associazione fanno parte i proprietari e portatori dei Cilii; essi, come il nucleo sportivo, saranno separati in apposito regolamento. – Art. 33. Il capitale della Società è di appartenenza dei soci, ma non potrà essere distolto, né in parte, se non per i fini e lo scopo che si propone la Società, e ciò fino a quando avrà vita la Società medesima. Aggiunto regolamento Cilii e dei portatori di San Corrado qui allegato. Noto, 15 marzo 1951. Paolo Bufalino. - Si approva. Noto, 16 marzo 1951. Sac Salvatore Fiaschitello».

Affermato artigiano e prestigioso maestro del ferro battuto, stimato e ben quotato nel tessuto sociale cittadino, uomo di sani principi morali e di profonda fede cattolica, il Cav. Paolo Bufalino - il quale ha saputo aggregare attorno alla venerata arca di S. Corrado persone di varie idee politiche, ma tutte sentitamente devote del Santo Patrono di Noto - si sentì ormai sciolto dal voto fatto in Africa Orientale a San Corrado e dà, così, ai suoi concittadini esempio di umiltà cristiana, mettendo a disposizione del vescovo A. Calabretta l’incarico di presidente. La ‘Società’ verrà riordinata dall’autorità ecclesiastica il 19 gennaio 1953 con nuovi Statuto e Regolamento.


Sac. Salvatore Guastella


nota: “Statuto dei Portatori e Fedeli di San Corrado. Art. 1°: Per grazia di Dio e con l’aiuto di S. Corrado il dì 19 febbraio 1947 viene fondato dal sig. Bufalino Paolo, coadiuvato in parte dai Portatori, la Società portante il nome di Associazione Confratelli portatori e fedeli di S. Corrado, con sede in Noto via Rinaldo Montuoro n°4…” (cfr. Corrado Perricone, L’arte del Cilio. Ed. Pro Noto, p. 57).



foto sopra: articolo tratto da Libertà del 27-2-2009

Solenne Festa a San Corrado a Torre Confalonieri
vicino a Celleri di Carpaneto Piacentino
una devozione che abbraccia la terra piacentina

cliccare sull'articolo per leggere





Calendasco 4 secoli di devozione ininterrotta al Patrono






Libertà quotidiano di Piacenza
articolo di lunedì 23 febbraio 2009
cliccare sulla foto per leggere il testo

Calendasco tutto il paese in Festa

D
opo la processione dal romitorio del Santo alla chiesa parrocchiale, con un solenne Pontificale officiato dall'arciprete parroco don Silvio Cavalli, l'offerta del Cero da parte del Sindaco e delle Associazioni locali, alla fine sono stati distribuiti i panini benedetti ai fedeli, il "pane angelico" tra i miracoli più rappresentativi compiuti dal Campione della Fede piacentino.

A seguire nel Salone del castello - che fu anche dei Confalonieri feudatari locali - grande concorso di popolo per il pranzo della comunità del borgo sul Po, organizzato in modo suntuoso dalla Pro Loco e dagli Amici della Piazza entrambe società di Calendasco.
Un autentico successo, un momento di amichevole convivialità nel nome e nella commemorazione orgogliosa del Patrono ultra-secolare del borgo.


Esposta in Cattedrale a Piacenza, ove era la Cappella del Santo,
giovedì 19 febbraio Festa Liturgica
la Reliquia Insigne donata dai Netini


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Ai fedeli e devoti

D
a p. Antonio Panzica parroco a Siracusa nella chiesa
S. Corrado Confalonieri
TOR

Per L'Araldo abbiamo ricevuto la Liturgia della Festa del Patrono e la Liturgia delle Ore propria di San Corrado, approvata per gli Ordini francescani.

Provvederemo quanto prima a mettere a disposizione di tutti questi importanti testi, per il culto e la cultura dell'amato Santo che vestì l'abito di penitente terziario francescano
.

Un grazie doveroso a p. Antonio TOR, da tutti quanti noi devoti d'ogni luogo.




foto: articolo per le date della Festa di S. Corrado a Calendasco
Libertà - quotidiano di Piacenza 19.2.09

clicca sulla immagine per leggere


19 febbraio
2009

una santa Festa Patronale
a tutti,
da Noto ad ogni luogo d'Italia

un Santo e una Devozione
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Inviateci foto e testi della Festa dei vostri luoghi
così condivideremo tutti assieme la gioia
della nostra Comune Venerazione

penitente@alice.it
umbertobattini@gmail.com

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18 febbraio 2009
Vigilia di San Corrado Confalonieri

foto: pagina 9 di Libertà quotidiano di Piacenza
Primo piano
articolo interamente dedicato al Patrono
di Umberto Battini
riportiamo sotto il testo dell'articolo di Libertà
quotidiano di Piacenza


Domani la Festa - Discendente della nobile famiglia dei Confalonieri, pellegrino a Roma, in Terra Santa e in Sicilia dove muore
il 19 febbraio 1351



San Corrado, l'eremita
da Calendasco a Noto



La storia del santo piacentino patrono della città siciliana

di Umberto Battini

In questi anni a Piacenza c’è stata una riscoperta molto accalorata della figura del santo eremita piacentino Corrado Confalonieri. Intorno a questo illustre personaggio del medioevo si è ampliato un nuovo filone di ricerca storica, basata principalmente su inediti documenti che ce ne hanno additato un volto più storicizzato. Un lavoro certosino, di cesello verrebbe da dire, silenzioso ma proficuo che è giusto condividere sui due livelli – con un gioco di parole - cioè quello cultuale e l’altro culturale. Una figura di religioso significativa: il nobile cacciatore poi incendiario, il penitente che si fà pellegrino, il taumaturgo che letteralmente “fa comparire” pane angelico, come richiamo alla manna del deserto – la sua vita nel deserto simbolizzato dall’isolamento nella grotta presso Noto ove muore il 19 febbraio 1351. Sulla origine del santo dalla nobile casata dei Confalonieri non lascian dubbi nemmeno gli stessi Giurati della città di Noto, che nella triplice lettera inviata nel 1610 agli Anziani e Priori di Piacenza, al Vescovo Conte mons. Rangoni ed al Farnese, spronandoli di avviar ricerche sul santo piacentino, scrivono: “si ben fiorì di virtù Eremita et oggi reluce fra beati, già nel secolo fu cavaliero della famiglia Confaloniera e segnalatissimo nella patria per aver lasciata in un monasterio di quella la moglie e distribuito li beni fra quali s’è fatta coniectura d’alcuni curiosi esserci stato il Castello Calendasco…”. E la risposta dei Giurati piacentini non tardò, con la lettera del 14 maggio 1611 inviata a Noto essi li informarono dell’esito delle ricerche negli archivi allegando alla stessa una lunga relazione ove si legge che “il più vecchio della stirpe Confalloniera” ha il privilegio “d’accompagnare il nuovo Vescovo quando entra Pontificalmente la prima volta”, ma più clamorosamente questa relazione rivela che nel monastero di S. Chiara di Piacenza “per molta diligenza usata da persone autorevoli, altro non si è trovato che la notizia d’una suora Gioanina Confalloniera, che specialmente viveva nel 1340 et anco nel 1356. Detta qual suora si dice che, rispetto al tempo, non ci sarebbe difficoltà che non potesse essere la moglie di Santo Corrado.”.
Un fatto acclarato è il luogo della nascita fisica di San Corrado e questa notizia ci viene presentata in forma ufficiale nel Legato Sancti Conradi del 1617, che il Vescovo di Piacenza anch’egli spronato dai Giurati netini, “tutte le predette cose approvò confermò e lodò, e approva conferma e loda”. E’ un documento redatto nel Palazzo del Vescovo, alla sua stessa presenza ed è reso pubblico dal notaio e cancelliere episcopale Giovan Francesco de’ Parma. Il Legato voluto dallo Zanardi-Landi feudario succeduto ai Confalonieri, esplicita: “qui quidam S.tus Conradus, ut perhibetur fuit oriundus de praedecta Civitate ex admodum Ill.ma famiglia D.D. Confanoneriorum abitatores Dominorum Loci Calendaschi loci, et Villa Ducatus Placentini ultra trebiam…” .
Vi è contenuta pure la frase ut in eius vita pubblica tipis mandata videre est , valida conferma che le indagini sul santo erano concluse ed avevano portato a poter fare delle dichiarazioni certe grazie a ciò che si era rintracciato dei trascorsi civili: le affermazioni sicure che sono punti saldi che vanno a fortificare la narrazione esposta nel documento, sono: 1 – San Corrado è un piacentino, 2 – discende dalla Nobile Famiglia dei Confalonieri, 3 – è nato fisicamente in Calendasco.
Il Legato contiene questa importantissima affermazione: “qua quidam devotio es maior promoveri et excitavi debet in praedicta Ecclesia loci Calendaschi cum ex eodem loco iste Sanctus, ut praefertur originem terrenam duxerit, sic verisimiliter incolas eiusdem loci, sui nominis devotos gratis, et intercessione apud Deum Optimum Maximum persequunturus…” testualmente “certamente quella maggiore devozione è da promuovere e deve essere stimolata nella predetta Chiesa del luogo di Calendasco, il medesimo luogo dal quale codesto Santo, avendo tratto la sua origine terrena come si riporta, avrebbe assistito veramente gli abitanti del medesimo luogo, devoti del suo nome, per le grazie ed intercessione presso Dio Ottimo Massimo”. Senza equivoco leggiamo che San Corrado è nato fisicamente a Calendasco ed il Vescovo di Piacenza, i Testimoni presenti, il parroco Rettore di Calendasco, il Conte Zanardi Landi e lo stesso notaio e cancelliere della Curia Episcopale ritengono quindi fuori di ogni dubbio la autenticità della affermazione e mai nessuno si contrappose, est probatio probata.
La causa che spinge il nobile Corrado alla conversione è collegata ad un incendio che provocò durante una battuta di caccia verso l’anno 1315. Siccome fu incolpato del danno un innocente contadino, Corrado lo fa liberare ammettendo la colpa: lui è il colpevole e lui è l’uomo da punire. Una nuova ipotesi sull’incendio causato dal giovane san Corrado è emersa dagli archivi, il fatto eccezionale è dato da una pergamena dell’11 gennaio 1589: è una investitura di un fondo terriero di 200 pertiche fatta dai monaci di Quartazzola. La pergamena rinvenuta all’Archivio di Stato di Parma riporta che le terre sono poste nel territorio di Calendasco, in direzione di San Nicolò e nel luogo detto “alla Bruciata.
A diritto questo grande spazio rurale fatto di campi coltivabili e di bosco può essere ritenuto il luogo dell’incendio di san Corrado Confalonieri, una ipotesi da prender sul serio, data dalla ragionevolezza che una così vasta possessione terriera sia ricordata nel ‘500 con il nome ‘Bruciata’, sintomo che lì vi fu nei tempi andati un possente incendio che ancora segnava la toponomastica e la memoria della gente.
Messer Corrado nasce nel 1290 da una Casata non solo guelfa e papalina, ma addirittura tanto religiosa da essere quasi fuori dalla norma, infatti quando Corrado è un arzillo giovanotto dedito alla cavalleria ed all’hobby della caccia, vanta un esempio costante di parenti dati alla religione in diversi conventi di Piacenza.
Dalla sua nascita all’età matura, ad esempio san Corrado celebra tra i Confalonieri, come risulta dagli atti dei notai di Piacenza, Agnesina badessa nel 1292 in S. Maria di Galilea, mentre nel 1296 in S. Maria di Nazareth c’è suor Richelda e nel 1315, quando Corrado ha la brutta avventura dell’incendio causa della sua conversione, nel monastero di S. Siro ci sono Sibillina ed Ermellina, e la Sibillina è ancora una soror vivente nel 1340, anni della partenza di S. Corrado dal romitorio di Calendasco. Non di poco conto il frate minore Pietro Confalonieri, come trovato in pergamene dal 1324 al 1333, risulta essere il ‘curatore’ delle terziarie francescane di S. Maria Maddalena, dette volgarmente “le repentite”. E se è vero che la tomba di famiglia della Casata è con certezza nel monastero di S. Chiara di Piacenza, ora scopriamo anche l’attaccamento (ma c’era bisogno di dirlo?) ai minori, tanto che il testamento di Carlo Confalonieri del 7 gennaio 1479 esplicita di voler essere sepolto nella “tomba di famiglia” che è in S. Francesco in Piazza e dove già riposa il padre Filippo.
Questo breve sunto di nomi e date per dire che S. Corrado non a caso si rifugia nella religione dopo gli accadimenti, e a ragion veduta egli non può farsi monaco tot court in quanto laico sposato ed allora è destinato all’abito francescano di terziario, fra gli umili penitenti del piccolo hospitale per romiti di Calendasco. Il superiore frà Aristide figura viva e concreta come lo stesso Corrado è ricordato essere stato chiamato a Montefalco dalla stessa santa Chiara per presiedere alla costruzione del nuovo convento terziario. E’ una prova fortissima del legame dei terziari piacentini e di Calendasco contenuta anche in una testimonianza storica di alcuni secoli fa e scritta a centinaia di chilometri dai nostri luoghi, dal famoso Anonimo di Montefalco.
I penitenti terziari che vivevano nell’hospitio in dicto loco Calendascho sulla strada diretta al passo del Po erano assieme ad altri della realtà piacentina molto ben voluti, tanto che una riunione di questi frati giunti da tutto il nord Italia si tenne nel 1280 proprio a Piacenza, non dimenticando che l’abito bigio adottato era detto “piacentino” già dallo stesso s. Francesco e poi dal papa con la bolla Supra Montem nel 1289. Se ora Piacenza si giova di nuovi studi inediti pubblicati in questi anni, un buon testo rimane “S. Corrado Confalonieri Patrono di Noto” pubblicato nel 1961 da Giovanni Parisi (che fu Ministro Generale del Terzo Ordine Francescano). Con argomenti posti su buona base storica, scopriamo l’indole da pellegrino di s. Corrado, il quale una volta lasciata la terra piacentina, si dirige verso i luoghi di Roma, e poi in Terra Santa dove al ritorno, come s. Paolo, approda a Malta. Su questa isola ancora oggi c’é una bella chiesetta a lui dedicata che ingloba la grotta ove visse; bello è ricordare il miracolo della ‘fuga’ da Malta verso la Sicilia e cioè traversando il mare sopra al proprio mantello. Infine giunge a Noto e nella Valle dei Pizzoni, in una grotta, in nascondimento e preghiera, l’eroico piacentino del miracolo del pane degli angeli, passa il restante della sua santa vita.

Quattro secoli di devozione nel Piacentino

A Noto l'Arca d'argento con le sue spoglie
portata a spalla da 50 "portatori"

L’iconografia del santo piacentino a Piacenza e provincia, segno della tributata devozione nei secoli, trova una bella espressione in cattedrale, dove si ammirano gli affreschi con scene della vita di s. Corrado dipinte dal Galeani nel 1611. Nella chiesa di S. Pietro tra gli affreschi delle volte troneggia la figura realizzata dal torinese Morgari nel 1914; così pure a Castel S. Giovanni in Collegiata troviamo una pala di S. Lucia ove è posto l’eremita, mentre a Cortemaggiore in sagrestia c’è una copia del quadro del Lanfranco, che al tempo di Napoleone fu trafugato ed oggi è nel museo di Lione. Su questo grande dipinto abbiamo da segnalare il fatto che storici dell’arte, ad esempio il Bellori nel 1821, descrive la tela del Lanfranco nel duomo di Piacenza come “San Corrado nell’eremo con un Angelo che discende verso di lui dal cielo”. Addirittura viene anche indicato un quadro del santo sempre nel duomo, per mano di Benedetto Luti (maestro del Panini), ma la cosa più interessante è che la pala di San Corrado del XVI secolo che è nell’omonimo altare della parrocchiale di Calendasco, corrisponde anch’essa alla descrizione più sopra riportata. Anzi è più ricca a livello iconografico perché mostra sullo sfondo la scena dell’incendio e della cattura dell’innocente contadino, mentre il santo medita assorto nell’eremo con gli attributi classici della sua condizione e cioè il libro della Parola, il teschio, la corona del rosario e la ‘penitenza’ (piccola frusta usata dagli anacoreti per punirsi dei peccati). La tela di Calendasco nonostante oltre quattro secoli l’abbiano resa scura, si presenta ancora molto bene all’occhio del devoto e desta sempre una sincera devozione, probabilmente rimane una fra le migliori iconografie del santo piacentino, anche a detta dei visitatori tra i quali nel 2000 il vescovo di Noto e il Ministro Generale del TOR.
A Noto la festa al Patrono viene celebrata con una solennità senza pari: l’Arca d’argento attuale del 1485 che contiene le spoglie del santo, viene portata a spalla da oltre cinquanta Portatori, mentre a corona sono un centinaio di Cilii, portati con orgoglio dai devoti.
Nel piacentino il santo eremita è ricordato oltre che in Calendasco, luogo nel quale vanta un patronato di oltre quattro secoli, anche dai devoti di Celleri di Carpaneto, precisamente alla Torre Confalonieri dove in tempi recenti è sorto un moderno oratorio al santo per un voto fatto durante la guerra, come riporta una lapide lì esposta. La notizia della santità di Corrado arriva a Piacenza nel primo 1600, quando per la Casata non erano certo tempi floridi, infatti nel paese sul Po dal poderoso castello i Confalonieri feudatari per quasi due secoli (secondo quello che fino ad oggi le carte ci mostrano), hanno esercitato la parte più importante del loro potere di militi. Ad esempio il Confalonieri che tramò per l’assassinio di Pierluigi Farnese nel 1547 abitava nel castello di Calendasco come sappiamo dalle carte d’estimo della confisca e sempre qui il 13 agosto del 1572 Lodovico Confalonieri fu assassinato dalla moglie, il Farnese fece arrestare tutta la servitù ma lei già se ne era fuggita vestendo panni di uomo, per essere poi catturata a Piacenza tra le braccia dell’amante Antonello De Rossi. Ed ancora un fatto increscioso per la Casata, nel 1564 il nobile Paveri per gelosia freddò con una archibugiata l’onestissima moglie Ortensia Confalonieri e ne torturò il corpo con un coltello e pochi anni prima Donna Elena Castiglione vedova di Pietro Antonio Confalonieri si era data all’eresia luterana e dovette fuggire da Piacenza perché ricercata dall’inquisitore.
A Noto la prima festa in onore di s. Corrado si tenne nel 1516 su decreto di mons. Umana e fu celebrata con grandiosa solennità, in “una marea di popolo furono portate in processione per le vie della città le sue reliquie”, addirittura l’eremo con la grotta del santo “attrasse un gran numero di penitenti, che vestendo il saio eremitico di san Corrado han dato vita a numerosi romitori nelle vicinanze della Grotta”.
Calendasco, paese della nascita fisica e spirituale del santo, gli tributa, unico caso, quattro secoli di devozione mai interrotta, e negli anni passati la statua di s. Corrado veniva portata in processione mentre una corona veniva posta sul capo del santo nel quadro della cappella a lui dedicata in chiesa.
Oggi di quella statua non abbiamo più traccia e la processione dal romitorio alla chiesa avviene con la importante reliquia donata dai Canonici della Cattedrale nel 1961.
Di san Corrado Confalonieri in ogni secolo scrittori di chiara fama ci hanno lasciato opere pregevoli nel campo della narrativa biografica, destinate a rendere sempre più viva ed ammirata nel tempo la sua memoria ed anche la terra piacentina, di questi tempi non è stata da meno.
U. B.



foto: Eremo di Noto, Eremo di Calendasco
i due luoghi Princeps della conversione e della vita del Santo Patrono
al centro l'Urna di Noto con le venerate sante spoglie


N O T O
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Il programma del Dies Natalis



A Noto i festeggiamenti in Onore di S. Corrado
iniziano domenica 1 febbraio e si concludono
domenica 1 marzo



I Netini di Roma

Dal Periodico apprendiamo che la festa romana in onore di San Corrado,
Patrono della Città e della Diocesi di Noto,
avrà luogo nella Basilica dei SS. Cosma e Damiano ai Fori Imperiali, 1:
Domenica 22 febbraio alle ore 17,30

La solenne Eucaristia
sarà presieduta da Mons. Paolo Amato, nuovo assistente spirituale della Associazione "I Netini di Roma".

I canti liturgici e l'Inno di San Corrado saranno eseguiti dalla Schola Cantorum "Mein Freude"
della Parrocchia dei SS. Aquila e Priscilla, diretta dal Prof. Vittorio Capuzza; all'organo la prof.ssa Maria Teresa Musciani.

Seguirà un intervento del Presidente Dott. Silvio Celeste.




foto sopra: Bollettino Parrocchia del Carmine in Noto

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Siracusa Parrocchia S. Corrado
Programma della Festa Patronale



Pachino Parrocchia S. Corrado
Programma della Festa Patronale

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AVOLA
Parrocchia S. Giovanni Battista

San Corrado Confalonieri
protettore della Città


Ore 8,30 celebrazione delle Lodi.
Ore 10 S. Messa.
Ore 11 benedizione dei bambini e degli abitini ex voto.
Ore 18 S. Messa e distribuzione del pane di San Corrado.


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Calendasco
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Solennità Patronale
il programma
della Festa del
Dies Natalis
la
Nascita al Cielo

Giovedì 19 febbraio in chiesa alle ore 15

Benedizione dei bambini

alla s. messa delle ore 17 - Supplica a San Corrado

e distribuzione dei panini Benedetti



Sabato 21 febbraio

Pre festivo della Solennità di San Corrado:

Ore 17.00 S. Messa e “Benedizione dei Panini”.
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Domenica 22 febbraio
Solennità di San Corrado”


Ore 10.30 Raduno al “Romitorio di S. Corrado”,
in via Mazzini, alla presenza della Reliquia di S. Corrado.


Avvio della “Processione d’Ingresso” verso la Chiesa dove ci sarà la Messa Solenne.

Durante la Processione Offertoriale ci sarà l’Offerta dei Ceri da parte delle Autorità Civili e delle Associazioni, e in fine distribuzione dei Panini Benedetti.

Nel Salone del Castello:Pranzo organizzato dalle Associazioni
“Pro Loco” e “Gli Amici della Piazza”




Testo della Supplica letta a Calendasco

Supplica a San Corrado

Venerato nostro celeste Patrono San Corrado, accogli benigno la nostra supplica e con essa anche il cuore a te consacrato in segno di gratitudine.

Siamo tuoi, tu ci hai sempre assistiti dal cielo nelle ore difficili, nelle nostre molte necessità. E però, bisognosi ancora della tua protezione, eccoci ad implorarti per noi, per i nostri cari, per il nostro paese.

Ti preghiamo, o San Corrado, ridesta e conserva la fede dei tuoi figli: insegnaci a vivere secondo la legge santa del Signore; soccorrici nei nostri bisogni spirituali e temporali; ottienici da Dio, con le grazie necessarie, la tranquillità e la pace; rendi prospero e fiorente il nostro paese, che confida in te.

Ricordati, o San Corrado, che Calendasco tanto amorevolmente da tempo ti onora con sincera devozione e porta nel cuore la certezza e la gioia di essere al sicuro sotto lo sguardo della tua alta e paterna protezione.

Caro Padre, sii nostro Avvocato, Protettore, Custode e guida nel pellegrinaggio della vita, per averci poi compagni nella Patria eterna del Paradiso.

Amen





Agli Amici Devoti tutti segnaliamo questo momento forte
di preparazione spirituale alla Festa del Santo Corrado
presso la Chiesa e Parrocchia di S. Corrado Confalonieri a Siracusa
retta dai Frati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco

lo stesso Ordine del quale l'amato Patrono veste l'abito



foto: Portatori dei Cilii schierati domenica 1 febbraio 2009


Per L'Araldo di San Corrado quindi per tutti i FEDELI e DEVOTI del Santo sparsi per l'Italia intera, ecco alcune foto della "Discesa" dell'Arca del Santo Corrado, di domenica 1 febbraio 2009, nella Cattedrale di Noto.



GRAZIE di cuore da Calendasco di Piacenza, ma possiamo dire, da ogni altro luogo, agli Amici netini dei Portatori dei Cilii e dei Portatori dell'Arca. Grazie per queste foto al Presidente dei Portatori dei Cilii Salvatore Cutrali ed all'amico carissimo Salvatore Bertoli.
In questo modo riusciamo ad essere uniti a tutti voi Fedeli di Noto e sentirci anche noi, sebbene lontani, vicinissimi.





Umberto Battini
Per tutti i Devoti della Parrocchia e Comune di Calendasco (Piacenza)



Venerata Reliquia di S. Corrado
conservata nella chiesa di Calendasco


Grazie alla amicizia solida nel Patrono pubblichiamo sull'Araldo
la lettera che da Calendasco fu inviata Noto nel 1961.
Per questo recupero devozionale grazie di cuore
a mons. Salvatore Guastella.
La lettera dell'arciprete fu pubblicata a Noto
eccone il testo completo:


Una reliquia di S. Corrado
a Calendasco di Piacenza

Noto, dal quindicinale “La Vita diocesana”, febbraio 1961, p.3.



Da Calendasco è pervenuta al Parroco della nostra Cattedrale la lettera che gli pubblichiamo ad edificazione dei fedeli devoti di S. Corrado. Si tratta della cronaca della traslazione di una Reliquia di S. Corrado da Piacenza a Calendasco, una cittadina dell’Emilia, cui sono legati tanti ricordi della vita del nostro Santo (nascita, incendio, primo eremitaggio, etc.).
La reliquia è parte di quella a suo tempo donata dai notinesi alla cattedrale di Piacenza.

«Rev.mo Monsignore,
la devozione al Santo Confalonieri qui è antichissima, come documentato dalla recente Vita del Santo di Padre Parisi, ma purtroppo non si aveva in parrocchia una reliquia tale da svilupparla maggiormente. Ci siamo allora rivolti al Capitolo della Cattedrale di Piacenza, il quale possiede da tempo, dono del popolo di Noto, il braccio sinistro del Santo Piacentino…
Il ven. Capitolo della nostra Cattedrale accolse la supplica del nostro popolo e ci concesse il pollice della mano sinistra, reliquia veramente preziosa, che noi ponemmo in uno splendido reliquiario del ‘500, che la Provvidenza, per intercessione del nostro caro Santo, ci ha concesso di ritrovare.
Così abbiamo potuto avere la consolazione di avere una reliquia degna di somma venerazione e che - lo confido fermamente - aumenterà la devozione del nostro popolo verso il glorioso San Corrado e renderà sempre più potente la protezione sua verso questa parrocchia a lui tanto devota.
Il nostro settimanale “Il nuovo Giornale” a pag. 15 descrive, anche se un po’ troppo succintamente il solenne trasporto della santa Reliquia dalla città al nostro paese…
A questo si deve aggiungere che la popolazione era stata preparata all’avvenimento con un triduo di predicazione, che al mattino è stata grande l’affluenza dei fedeli, uomini e giovani compresi, ai santi sacramenti.
La venerazione verso il Santo Confalonieri anche qui da noi non solo non è venuta meno, ma accenna ad aumentare sempre più ed a portare maggiori frutti di bene tra la nostra popolazione.
La prego, rev,mo Monsignore, a rendere noto tutto questo al Rev.mo Pastore di Noto, tanto devoto a San Corrado, assieme all’espressione della nostra venerazione e stima.
Voglia accogliere pure i nostri ossequi migliori assieme al desiderio, (non pura ipotesi… ma progetto anche se ancora un po’ vago), di poter venire a Noto a venerare i gloriosi resti del Santo Piacentino e ad ossequiare il degno Pastore di questa Città assieme al Parroco della Cattedrale.

Dev.mo

Don Federico Peratici
Arciprete di Calendasco

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