LETTURE DEL BLOG N. 120.882 AL 24 GENNAIO 2024

SAN CORRADO
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Tutti i Devoti e fedeli d'Italia del Santo Patrono Corrado
con il cuore e la preghiera si uniranno
alla Processione di Noto




Presentiamo ai devoti e fedeli questo estratto significativo per inquadrare sempre meglio la figura storica, viva e certa del Santo Corrado nel suo tempo e della grande importanza del momento storico che visse e che lo vide scegliere una ben definita vita religiosa.

Saggio estratto dal volume “San Corrado Confalonieri i documenti inediti piacentini” AA.VV, Ed. Storiche Compagnia di Sigerico, 2006, Calendasco (Piacenza)
Il volume potete richiederlo scrivendo alla mail di questo sito oppure scrivendo all'indirizzo di Calendasco dell'ex-Romitorio francescano.


I penitenti francescani nell’Italia settentrionale al tempo di San Corrado

di Lino Temperini
Pontificia Università Antonianum - Roma


Pp. 16-19 - al testo web sono state omesse le note

6. Iter organizzativo dei Penitenti francescani in Lombardia

In seguito alla predicazione di Francesco e dei suoi compagni in Umbria, nelle Marche, in Toscana e in Lombardia (1209-1212) si registra un notevole incremento di penitenti, ossia di laici, sposati o celibi, che scelgono la vita penitenziale rimanendo nelle proprie case.
Il rapido aumento richiede la debita organizzazione societaria. I penitenti si strutturano in fraternità vivaci e immerse nel contesto esistenziale del momento storico. Tale incipiente organizzazione affiora già nella 2^ Lettera ai fedeli (1221) ed è presupposta dalla regola ufficiale, detta Memoriale propositi del 1221. Le varie bolle pontificie che si succedono con ritmo frequente, dal 1221 in poi, sono dirette a fraternità concrete.
Il 15 marzo 1246 Innocenzo IV scrive ai Penitenti organizzati in Lombardia (in Lombardia constitutis). In tale data i Penitenti lombardi sono ormai numerosi e ben organizzati in fraternità con rispettivo ministro. In realtà, i Penitenti lombardi sono i primi a organizzarsi, sia come Terzo Ordine Secolare (nel Duecento) sia come Terzo Ordine Regolare (nel Quattrocento). Ben presto costituiscono una federazione centralizzata delle fraternità di tutta l’Italia settentrionale. Per tale ragione la qualifica “longobardia”, e termini derivati, rimane presente in diversi documenti antichi che parlano dell’organizzazione dei penitenti.
Il 10 novembre 1248 lo stesso pontefice scrive a tutti i fratelli della penitenza della provincia di Lombardia. I Penitenti lombardi protestavano contro la precedente bolla Vota devotorum (13 giugno 1247) con cui lo stesso pontefice aveva sottoposto i Penitenti francescani ai Frati minori. Il papa deroga a tale bolla e assicura i Penitenti che da ora sono di nuovo sotto la direzione dei vescovi.
Appartenevano all’Italia centro-settentrionale gli esperti che nel 1280 formularono una Interpretazione ufficiale del Memoriale propositi, sottolineando motivazioni a valenza sociale, come la povertà a servizio dei bisognosi, l’assistenza spirituale ai moribondi e ai condannati, l’amore di Dio da porre alla base di ogni scelta.

Nel 1280 questi Penitenti lombardi si riunirono in capitolo a Piacenza per una verifica dello stile di vita penitenziale e formularono alcune ordinationes riguardanti l’osservanza del Memoriale propositi. Contro i trasgressori vennero comminate sanzioni espiatorie o pecuniarie, esposte in 16 articoli. Questo fu il primo capitolo generale dei Penitenti francescani, in quanto vi fu un’ampia partecipazione dei penitenti, provenienti dalle regioni lombarde, cioè da tutta l’Italia settentrionale (Romagna, Emilia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria).

Il 22 febbraio 1288 fu eletto papa Girolamo d’Ascoli, francescano, il quale assunse il nome di Niccolò IV. I Penitenti lombardi di ispirazione francescana pensarono che era giunto il momento opportuno per ottenere un’approvazione canonica chiara e definitiva.
Si sapeva inoltre che a fianco del nuovo pontefice francescano collaborava un «frater poenitentiae», Giovanni Macario, elemosiniere e maresciallo, pertanto assai influente.
Infatti, nonostante i numerosi interventi pontifici, favorevoli in termini espliciti ai Penitenti francescani, il movimento veniva talvolta messo in discussione dalle autorità civili e perfino dai vescovi. E tanto più erano oggetto di controversia gli orientamenti alla vita “regolare” che si erano andati affermando fin dal tempo di San Francesco. Pertanto, il riconoscimento formale da parte della chiesa avrebbe favorito l’autonomia della istituzione e la vitalità delle opere caritative.
I Penitenti lombardi inviarono presso la curia pontificia l’avvocato ferrarese Ugolino de’ Medici perché sollecitasse l’approvazione definitiva del Memoriale propositi del 1221 e conseguentemente l’intero movimento penitenziale, ormai largamente affermato.
Il papa diede una nuova sistemazione redazionale al testo del Memoriale del 1221 e lo approvò come regola ufficiale dei Penitenti francescani, conferendogli efficacia pubblica, tale da togliere dubbi e discussioni.
Bisogna tenere presente che il progetto dei Penitenti lombardi di ottenere l’approvazione ufficiale della regola non dipese esclusivamente dalle circostanze suddette, ma aveva radici più antiche. Già nel capitolo di Piacenza (1280), sopra ricordato, i Penitenti francescani di Lombardia si tassarono per coprire i costi di approvazione e fra Elia era incaricato per riscuotere le quote. Risulta dunque che le pratiche per ottenere una regola “bollata” (=approvata) furono lunghe e onerose.
Particolarmente benemeriti furono i fratelli Ugolino de’ Medici e fra Elia de’ Medici, vassalli degli Estensi. Ugolino era giudice e aveva due figli. Elia aveva due figli e tre figlie. Risulta che nel 1278 questi era ministro dei fratelli e sorelle della penitenza in Ferrara.

Pochi giorni dopo la promulgazione della Supra montem (18 agosto 1289), e precisamente il 26 agosto 1289, i Penitenti francescani tennero un capitolo locale a Città di Castello in Umbria. Il 28 agosto 1289 seguirà il capitolo regionale di Marsciano, ugualmente in Umbria.
All’inizio di novembre 1289 ha luogo il capitolo provinciale di Bologna, di cui ci rimangono gli Atti, che rivestono grande importanza storica e sono ricchi di valori spirituali, evangelici e francescani. Un evento di particolare rilievo è costituito dal fatto che i Penitenti lombardi si strutturano formalmente in quattro province: di Bologna, di Padova, di Milano, di Genova. Ogni provincia è retta da un ministro provinciale con rispettivo consiglio.
Un momento importante per i Penitenti lombardi (francescani) è rappresentato dal capitolo generale di Bologna, celebrato il 14 novembre 1289 presso la chiesa di S. Andrea. Al capitolo sono convocati tutti i «fratres ordinis penitentie totius Italiae», ma in realtà partecipano soltanto 32 rappresentanti del nord Italia, provenienti da 21 città.
È da notare che tutti i capitoli dei Penitenti o Terziari (locali, provinciali, regionali, generali) sono condotti dai soli Penitenti, senza interferenze dall’esterno. E anche i loro visitatori sono stati sempre scelti tra i penitenti stessi. Ciò vuol significare che i Fratelli e le Sorelle della penitenza si sentono ormai adulti e vogliono autogestirsi.
Nella speranza di vedere garantita l’autonomia del movimento penitenziale, i capitolari riuniti a Bologna inviano una supplica al papa francescano (Niccolò IV), presentando alcune richieste motivate. Poiché, nonostante l’approvazione ufficiale della Regola antica (o Memoriale), vengono ancora afflitti dai magistrati e dai giudici comunali, sono obbligati a esercitare pubblici uffici, costretti a imbrandire le armi per la guerra e a subire angherie, essi chiedono al papa di avere propri giudici e un tutore dei propri privilegi. Una specie di “privilegium fori” ampliato. In tal modo potrebbero continuare a servire Dio e l’ordine secondo la regola approvata, rifuggendo da compromessi.
Il papa risponde soltanto indirettamente con la bolla Unigenitus Dei dell’8 agosto 1290 e ribadisce che i Penitenti lombardi e gli altri devono essere guidati dai Frati minori perché sono stati fondati dallo stesso padre Francesco. Quindi, niente autonomia e niente privilegi!
Sconcertati e rassegnati sotto il giogo dell’autorità ecclesiastica, i Penitenti si adeguano nel segno della fede e riprendono i ritmi della loro vita penitenziale. Nel 1290 i Penitenti lombardi celebrano un capitolo provinciale a Lodi, nel quale vengono redatte alcune “ordinazioni” pratiche, in 13 articoli. Nell’autunno del 1290 i Penitenti francescani celebrano un capitolo regionale in Umbria, nel quale vengono formulate alcune “ordinazioni”, strutturate in 15 articoli. È l’ultimo capitolo organizzato dai terziari francescani in attesa di tempi nuovi!
Nell’uno e nell’altro caso, si tratta di norme pratiche che devono regolare lo stile di vita dei Penitenti, ormai ampiamente diffusi e organizzati, ma operanti sotto la direzione del primo Ordine (Frati minori) e del Terzo Ordine Regolare.
Tale condizione di dipendenza, per quanto riguarda i Secolari, è durata fino ai nostri giorni, cioè fino a quando Paolo VI, con la lettera apostolica Seraphicus patriarcha del 24 giugno 1978, nello spirito del concilio Vaticano II, garantiva un’autonomia interna: strutturazione gerarchica in fraternità coordinate, che prevedono anche un ministro generale. L’antico sogno del capitolo di Piacenza (1280) e del capitolo di Bologna (1289) è diventato una realtà, che dischiude una nuova epoca per i Penitenti francescani (oggi detti anche Ordine francescano secolare).

I documenti ci informano che i Penitenti lombardi, di ispirazione francescana, furono numerosi e ben affermati. Come abbiamo visto, furono i primi a organizzarsi in forma funzionale, sia come Ordine dei penitenti globalmente preso, sia come Terziari Secolari che come Terziari Regolari.

Per quanto concerne il tentativo di una statistica, dobbiamo sapere che i Penitenti francescani crebbero rapidamente fin dalle origini, sia perché attratti dall’ideale evangelico del Poverello di Assisi sia per le agevolazioni che la società del tempo garantiva sotto la tutela della chiesa.
Seguendo le ispirazioni della grazia divina e sospinti da richiami socializzanti, i Penitenti tendevano a riunirsi in fraternità. A loro volta, le fraternità sperimentavano l’esigenza di una vicendevole comunione e solidarietà, sia per comunanza di ideali sia per le necessità esistenziali. La federazione di più fraternità costituiva la congregazione.
L’organizzazione è graduale. Così, in Lombardia i Terziari francescani risultano federati già nel 1246 e in possesso di una certa autonomia. Quando Innocenzo IV, con la lettera Vita devotorum del 13 giugno 1247 (inviata in Lombardia il 5 agosto 1247) sottoponeva i penitenti/terziari alla giurisdizione dei Frati minori, i Fratelli e le sorelle della penitenza protestarono contro quella “innovazione” e, l’anno seguente, ottennero di rimanere sotto l’autorità dei vescovi.
Ai capitoli del 1289 partecipano i rappresentanti o ministri delle province, che si sono andate organizzando in pochi decenni come convergenza di fraternità viciniori.
Nel 1295, con la bolla Cupientes cultum (11 luglio), Bonifacio VIII loda e approva la “vita regolare” che si è andata affermando nell’ambito dei Penitenti, i quali già possiedono «plures domos et loca in diversis partibus… sub communi vita».
Con la bolla Altissimo in divinis del 18 novembre 1323 il papa Giovanni XXII conferma ufficialmente lo stile di “vita regolare”, intrapreso da alcuni Penitenti francescani, singoli e fraternità. Egli lo dichiara lodevole e conforme alle intenzioni di San Francesco, fondatore, padre e maestro.
Quanto al numero, Bartolomeo da Pisa (nel 1385) afferma che nel suo tempo vi sono 145 congregazioni in Italia e 99 in Europa. Egli precisa che i Penitenti francescani, uomini e donne, in precedenza erano più numerosi.
Al tempo di San Corrado Confalonieri (1290-1351) i Penitenti lombardi erano dunque diffusi ampiamente e contavano diverse migliaia di aderenti. Erano estesi ormai in tutta la penisola e in varie parti dell’Europa, lievitando la società con la forza della testimonianza e con le opere di misericordia.

Lino Temperini


T O R oppure Terzo Ordine Regolare francescano
dal sito della Parrocchia S. Corrado di Siracusa

Chi sente parlare dei "francescani" pensa di poterli identificare con quel tipo di frati, con un certo abito religioso, magari con la barba o scalzi, austeri e meditabondi. Invece, il mondo dei francescani è complesso e articolato. Ordini e famiglie dello stesso ordine, congregazioni maschili e femminili, monasteri di clausura, istituti laicali, terziari secolari e gioventù francescana. L'autore dei Fioretti, ispirandosi alle visioni di San Francesco, paragona il movimento francescano a un albero grande e bello, la cui radice era d'oro (Cristo), i cui frutti erano uomini e donne; i rami erano province e istituti, con tanti fiori e frutti. Fra tanti floridi rami dell' albero francescano, uno è particolarmente ramificato e carico di frutti: il Terzo Ordine Regolare, una grande famiglia, nata dietro i passi di San Francesco e arricchitasi di sempre nuovi germogli lungo i secoli. Oggi "i fratelli e le sorelle della penitenza", o Terzo Ordine Regolare, sono presenti e operanti quasi in ogni parte del mondo. Non tutti però si accorgono di questa presenza, forse perché non esiste un unico abito distintivo. Ma, per fortuna, non sta qui la sostanza! Francesco d'Assisi, animato da zelo missionario, percorre le vie d'Italia per annunciare il vangelo e richiamare gli uomini fratelli sulla strada della salvezza. La predicazione di Francesco e la sua forte testimonianza evangelica ridesta il laicato cristiano. Dietro i passi di Francesco si anima un movimento spontaneo e laicale. Uomini e donne, giovani e adulti, coniugati e non, dotti e incolti, di varia estrazione sociale, vogliono vivere intensamente, come Francesco, il Santo Vangelo, pur rimanendo nelle loro case e attendendo al proprio lavoro. Siamo nell'autunno 1211 e nella primavera del 1212. In questi mesi prende vita l'ordine francescano della penitenza, che più tardi sarà chiamato anche "terzo ordine di San Francesco". Molti terziari, desiderosi di maggiore impegno evangelico, lasciano la casa e la famiglia, rinunziano ai loro beni, spesso fanno voto di castità, dedicano tanto tempo alla preghiera e alla contemplazione, attendono alle opere di misericordia. Più tardi, ripieni dello spirito del Signore, si daranno all'apostolato per la salvezza dei fratelli. Vivono in solitudine negli eremitaggi e più spesso in fraternità.. Da Francesco d'Assisi, fondatore e padre del Terzo Ordine Francescano, dalle correnti penitenziali dell'epoca e dall'esperienza evangelica dei primi terziari ha preso volto una tradizione spirituale caratteristica, incentrata sulla penitenza-conversione metànoia e sulle opere di misericordia. La penitenza non si riferisce a forme esterne di comportamento o opere di privazione psico-corporale. Queste realtà sono la conseguenza e l'espressione di un atteggiamento interiore, che implica la scelta radicale di Dio, la costante opzione preferenziale per tutto ciò che viene da Dio, il bisogno profondo di una intima comunione con Dio=Amore.
Un cuore pieno di Dio trabocca verso il prossimo! La conversione interiore sarebbe illusoria se non si incarnasse in opere; le manifestazioni esterne, senza il cambiamento della mente e del cuore, sarebbero come un corpo privo di anima. Frutto particolare di vera conversione sono le opere di misericordia concernenti i bisogni materiali e spirituali della società. I poveri, i malati, gli anziani, gli orfani, gli emarginati, gli analfabeti, i pellegrini, gli ambienti missionari, gli afflitti o comunque sofferenti sono stati sempre i prediletti dei Terziari Regolari. È questo ancora oggi il campo privilegiato della loro operosità apostolica. Come Francesco, i Terziari Regolari animano missioni itineranti: percorrono le città e i villaggi annunziando il regno dei cieli e richiamando gli uomini fratelli sulle vie della salvezza, anche mediante l'apostolato parrocchiale, l'apostolato dell'insegnamento, l'animazione dei gruppi di preghiera e la pastorale nei territori missionari.
I vari istituti del movimento T.O.R. sono presenti quasi in ogni angolo del mondo, dove portano la parola di vita e il messaggio di San Francesco.

(Sintesi da una lettera di Lino Temperini)





IL PROGRAMMA
della Festa di S. Corrado
a NOTO

L'intero Programma della Festa del Patrono a Noto
cliccate sulle immagini per ingrandirle, leggerle e stamparle
per tutte le foto grazie al Portatore di S. Corrado di Noto Marco Lucci







IL GONFALONE
dei Portatori di SAN CORRADO



Il primo Gonfalone della
Società Fedeli Portatori di San Corrado di NOTO
è stato donato dalla famiglia DELL'ALPI
della Comunità dei Netini di Roma



il bellissimo Gonfalone posto al fianco della meravigliosa Arca
all'interno della Cattedrale di Noto, con le venerate spoglie dell'amato Patrono
S. Corrado Confalonieri

Come Devoti e Fedeli di ogni luogo d'Italia e del mondo
ci sentiamo orgogliosi e vicini all'esempio di devozione
che la Città di Noto ed il suo popolo ci dona.


Gorgolaru, villa sutta Placentia nominata

Lo storico capace e serio si affida

ai documenti, oppure, mancando questi,

alla logica più deduttiva




GORLAGO e BORGOTARO

ASTORICO e SENZA BASE LOGICA



Scrive il Balsamo, che è fra gli studiosi netini del santo, (scrive 18 anni fa ndr), alla pag. 99 degli Atti del Convegno del 1990 che “E’ necessario ritenere che il Pugliese – la cui attendibilità ci pare fuori discussione – accingendosi a rivedere ed ampliare, sul finire del Cinquecento, il suo poema... ebbe a frugare utilmente fra le antiche carte della Chiesa Madre...”. Il Pugliese è lo storico netino che cita oltre al cognome – Confalonieri – del Santo piacentino, anche il luogo del ritiro: Gorgolaru, villa sutta Placentia nominata.

Villa sotto a Piacenza, e sappiamo che le mappe del 1500 e le odierne, nella toponomastica piacentina, tenendo a riferimento ancor oggi il fiume Po, dicono ‘sotto’ il NORD e ‘sopra’ il SUD, bastino le cartine odierne con decine di località della provincia di Piacenza così nomate e così sistemate geograficamente.

Villa sutta Placentia: luogo a nord di Piacenza, in giurisdizione di Piacenza!

Quindi NON Gorlago nel bergamasco a oltre 100 km e neanche Borgotaro, a oltre 100 km da Piacenza ed in territorio di Parma! Ipotesi inenarrabili eppure pare che ancor oggi, non ostante la pubblicazione del volume del 2006 sugli “Inediti Piacentini” circa San Corrado, ancora si propini non si sa per qual si voglia storicità, del luogo del ritiro essere anche il Borgotaro.

Per di più se si dice essere il Pugliese storicamente valido. O del Pugliese è tutto storico e valido oppure no: cioè quando cita nettamente del Confalonieri, idem nel caso del villa sutta Placentia!

O forse si ritiene valido solo quello che giova a ‘buon pro’ personale? Ma la verità storica circa il nostro amatissimo Santo Patrono non può rimanere avvilita da prese di posizione che tentano di salvare tesi ormai superate, e con elementi d’Archivio reperibilissimi da libri pubblicati in Piacenza di recente, 2005 e 2006!

Oppure per chi sà quale opportunità, o per non rimetterci la faccia, qualcheduno ritiene perseverare nella astoricità, che però, e per fortuna, è già stata criticamente vagliata e ritenuta valida così da mettere “a riposo” le sorpassate tesi! Valide forse nel 1990, non più ora, ed a ragione: carta canta!

Ripartiamo da qua, il Patrono, che veneriamo tutti indistintamente con assidua devozione, lo merita.

Fulvio A. Malvicini


Evento culturale
per il prossimo autunno


COMMEMORAZIONE

In occasione della redazione della prima edizione del 1960 del libro agiografico su San Corrado Confalonieri venerato tra i Santi del Terzo Ordine Regolare di San Francesco.

Libro edito nella prima edizione nel 1960 e nella seconda, riveduta ed aggiornata dallo stesso Autore il p. Giovanni Parisi TOR nel 1984.
Il p. Parisi TOR ebbe un rapporto epistolare con l'arciprete parroco di Calendasco d. Federico Peratici, anch'egli insigne storico e sacerdote dottissimo.
Il frate del Terzo Ordine fu nel 1959 in Calendasco a vedere di persona l'antico romitorio che fu dei penitenti e retto dal frate Aristide quando vi si ritirò il giovane Corrado.
Egli rammenta anche nel suo libro, le pregevoli pitture raffiguranti i frati penitenti dell'eremo calendaschese con s. Corrado, che adornavano in quegli anni le mura interne della chiesa, pitture oggi purtroppo non più visibili inquanto sovracoperte da altre pitture nel 1971.
Pitture ad affresco molto antiche, del primo 1600: a memoria, prima del 1971, ne ricordiamo la bellezza. Stiamo cercando fotografie fatte all'interno della chiesa di Calendasco prima del 1971.

Umberto Battini




Pellegrinaggio a San Corrado



Illustre visita al Romitorio
di San Corrado di Calendasco

Da Siracusa il padre Antonio Panzica TOR parroco della chiesa di S. Corrado Confalonieri



La celebrazione della Santa Messa di p. Antonio Panzica TOR dal Proprio di San Corrado
con la Venerata Reliquia del Patrono

il francescano del Terzo Ordine Regolare
dopo la S. Messa accanto alla Reliquia di S. Corrado
da notare la casula bianca che riproduce l'immagine del grande
dipinto del 1600 posto nell'altare del Patrono




davanti al Romitorio che fu dei Penitenti e primo ritiro di San Corrado
il padre Antonio Panzica TOR tra Umberto Battini e Bruno Grassi

Il p. Antonio è stato accolto a Calendasco dal Vice-sindaco Mirella Beltrametti che ha fatto dono, a nome della Amministrazione comunale, di due volumi sulla storia recente del borgo.
L'arciprete di Calendasco don Silvio Cavalli ha accolto l'illustre frate dello stesso ordine del santo Patrono Corrado assieme ad alcuni devoti del luogo, in rappresentanza di tutta la comunità dei fedeli e devoti.


al padre del Terzo Ordine Regolare sono stati donati
i due importanti volumi di studi piacentini su San Corrado
editi dalla Compagnia di Sigerico



padre Antonio TOR con i nipoti a Calendasco
veduta da sinistra: le scuderie del castello, a destra il recetto
sullo sfondo il castello dei Confalonieri con la torre cilindrica
e il campanile della parrocchiale


La piccola comunità di Calendasco che da oltre quattro secoli venera quale Celeste Patrono il santo Corrado Confalonieri eremita e penitente francescano, è sempre molto orgogliosa di accogliere devoti del Santo di ogni luogo e soprattutto quando questi vestono l'abito che fu del veneratissimo e amatissimo santo Corrado.

nei prossimi giorni un ampio servizio fotografico commentato
se vuoi ingrandire le foto cliccaci sopra


La Gloria di San Corrado

TRASLAZIONE
di San Corrado
N O T O
sabato 2 agosto 2008

Cattedrale


L'Arca del Santo viene Traslata dall'Altare maggiore della Cattedrale di Noto, tra una immensa folla di fedeli che gremiva la grandiosa Cattedrale. Le fotografie sono state inviate 'in diretta' dal Portatore di Cilii Salvatore Bertoli. L'Arca veniva accolta e benedetta tra una fiumana di devoti, dal Vescovo della Città e Diocesi di Noto S. E. mons. Mariano Crociata.
Cliccare sulle immagini per ingrandirle.





Per approfondire

  • visita www.araldosancorrado.org
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